V, 2022/2

Emanuele Pagano (ed.)

Immigrati e forestieri nell'Età moderna

Review by: Enrico Valseriati

Editors: Emanuele Pagano
Title: Immigrati e forestieri nell'Età moderna
Place: Roma
Publisher: Viella
Year: 2020
ISBN: 9788833134499
URL: link to the title

Reviewer Enrico Valseriati - Istituto storico italo-germanico, FBK

Citation
E. Valseriati, review of Emanuele Pagano (ed.), Immigrati e forestieri nell'Età moderna, Roma, Viella, 2020, in: ARO, V, 2022, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2022/2/immigrati-e-forestieri-nelleta-moderna-enrico-valseriati/

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Il volume miscellaneo, composto da sette articoli più introduzione a firma del curatore, muove i suoi passi da un seminario del 2018 tenutosi presso l’Università Cattolica di Milano. Lo stimolo a discutere di migrazioni e di presenze straniere nell’Italia dell’età moderna risponde, nelle parole di Pagano, a due necessità: la prima di attualità e di impegno civile, ovvero «la domanda profonda di comprensione e di comparazione che la nostra società esprime di fronte all’urgenza e alla drammaticità degli odierni fenomeni migratori» (p. 7); la seconda di ordine prettamente storiografico, cioè il crescente interesse della comunità scientifica per la decostruzione di un paradigma, quello della staticità delle popolazioni antiche, che solo in tempi recenti è stato smontato e discusso alla luce di indagini archivistiche e documentarie aggiornate. Un filone di studi, questo, che coinvolge storiche e storici di tutto il mondo da almeno due decenni e in cui ben si inserisce il libro qui recensito.

L’oggetto del volume è esclusivamente (ma non in accezione negativa) il caso italiano, inteso nelle sue molte declinazioni territoriali e giurisdizionali (Stato della Chiesa, Ducato di Milano, Repubblica di Venezia). I primi tre contributi forniscono un quadro generale sul tema. Francesco Parnisari (Migranti e forestieri in Italia. Il fenomeno, gli studi) offre un esaustivo stato dell’arte e degli studi, che parte dalle primigenie riflessioni sui movimenti migratori in Italia durante l’età moderna, scaturite dal gruppo di lavoro radunatosi attorno a Giovanni Levi ed Elena Fasano Guarini. Percorrendo circa trent’anni di storiografia (soprattutto italiana), Parnisari compie un eccellente lavoro di sintesi sugli studi sin qui condotti, per poi tracciare i profili delle varie tipologie di immigrati e forestieri che agirono negli antichi stati italiani, delineandone le caratteristiche sociali, culturali, economiche e lavorative. Particolarmente significativa è la sezione dedicata all’approccio che singole entità «statuali» ebbero nei confronti degli immigrati, con affondi sul Ducato di Savoia, sulla Repubblica di Genova, sul Ducato di Milano, sullo Stato della Chiesa e sul Mezzogiorno (Napoli e Sicilia). Non è da trascurare, poi, l’apporto dell’autore alla riflessione giuridica sullo «status di forestiero», un termine che ebbe, nel corso dell’età moderna, vari significati a seconda dei contesti politici e delle epoche. Il lavoro condotto da Parnisari, in buona sostanza, costituisce un utile strumento critico per avvicinarsi all’enorme mole di produzione storiografica uscita in Italia nell’ultimo trentennio relativamente a questi casi di studio, che potrà essere utilizzato anche a livello universitario per la formazione di studentesse e studenti (specie durante la fase pre-dottorale).

Tornando su una tematica a lui molto cara e sulla base di nuove acquisizioni storiografiche e documentarie, Danilo Zardin (Reti confraternali per immigrati e forestieri nell’Italia della prima età moderna) si concentra sul noto caso veneziano, al fine di analizzare gli schemi dell’associazionismo confraternale in relazione alle comunità di stranieri e forestieri residenti in laguna. Da rimarcare, in particolare, sono i paragrafi dedicati al fenomeno associativo su basi nazionali (chiaramente declinato nel senso medievale e moderno del termine natio) e alle 'tipologie' di lavoro attorno alle quali si radunavano alcune comunità presenti in città (su tutti, vale la pena citare il caso dei bergamaschi impiegati nei servizi di facchinaggio). Chiude la sezione generalista del libro l’articolo di Luigi Lorenzetti (Reti, flussi, integrazioni. Temi e approcci alle migrazioni subalpine in età moderna), altro noto specialista di storia delle migrazioni – soprattutto alpine – che ricompone, in un felice tentativo di sintesi, i mille rivoli in cui si è articolato il dibattito storiografico sul funzionamento delle diverse società delle Alpi nel corso dell’età moderna. È, questo, un compito meritorio, soprattutto alla luce dello sforzo di cucitura che l’autore compie per dar conto delle molte scuole che hanno affrontato il problema, partendo da punti di osservazione anche molto differenziati tra loro (Italia, Austria, Svizzera, Francia, paesi slavofoni, ecc.). Anche in questo caso, il lavoro rappresenta un prisma attraverso cui leggere i fenomeni migratori, benché il punto più interessante della trattazione sia costituito dalla questione dell’integrazione dei migranti entro i contesti politici e sociali di arrivo. Piuttosto efficace è la lettura del fenomeno migratorio alpino (inteso in senso molto ampio) come momento di incertezza e di opportunità, ovvero come concetto anche culturale, non quindi esclusivamente demografico o economico.

Segue una sezione dedicata allo Stato pontificio, con interventi di Anna Esposito (Immigrazione e integrazione. Migranti e forestieri a Roma e in alcune regioni pontificie dell’Italia centrale tra Quattro e Cinquecento) e di Alessandro Serra (Roma e i suoi immigrati attraverso lo specchio delle pratiche religiose, secoli XVI-XIX. Temi e prospettiva di ricerca recenti). Esposito, anche qui seguendo un filone di ricerca di cui la studiosa è tra i massimi esperti, parte dal presupposto che, grazie al ritorno stabile del Papato (1420), l’Urbe acquisì una nuova consapevolezza della propria vocazione internazionale, richiamando uomini e donne per ragioni religiose, diplomatiche, culturali, economiche, nonché di pellegrinaggio e di vero e proprio viaggio. Al di là della 'capitale', un caso di studio forse già abbastanza frequentato dalla storiografia, promettente è l’affondo sulle minoranze nei centri minori dello Stato, su cui l’autrice suggerisce delle piste di ricerca (da lei già in parte battute in precedenza) che sembrano particolarmente interessanti: penso, in primo luogo, a quelle piccole comunità – in fin dei conti non così marginali come si sarebbe portati a credere – di albanesi, slavi e greci che attraversarono gli Appenini (uno 'spazio' montano meno indagato rispetto alle Alpi) e che giunsero prima in Umbria e poi fino alle coste del Tirreno. Comunità, peraltro, spesso connotate da una cattiva fama e verso le quali si rivolse l’attenzione delle autorità locali in tempo di epidemie e carestie, presupposto dei decreti di espulsione e testimonianza di una mancata integrazione nei territori di destinazione. Serra, di converso, si concentra in maniera pressoché esclusiva su Roma e lo fa, in maniera originale, considerandola sia come il centro di un cosmopolitismo smaccato, sia come simbolo di una religiosità percepita in modo molto diverso a seconda del punto di osservazione adottato: ora quello dei protestanti, ora quello dei cattolici. Questa analisi, dopo una buona riflessione storiografica iniziale, si concentra sulle pratiche religiose e sui linguaggi devozionali, spingendosi fino ai principi del XIX secolo.

Chiude il volume un dittico dedicato a Milano, costituito dagli articoli (molto differenti, per tematiche e cronologia) di Alessandro Corsi (Le confraternite di forestieri a Milano in età moderna. Tra mecenatismo privato e tutela delle identità “nazionali”) e di Riccardo Benzoni (Normativa e controllo dei forestieri nella Repubblica italiana e nel Regno d’Italia napoleonico, 1802-1814). Di primissima mano e di notevole interesse è il caso di studio portato da Corsi, che indaga la vita della cosiddetta «Casazza» dei genovesi di Milano (il termine indica la formula di aggregazione confraternale tipica della società ligure), nota anche come «Casazza del Santissimo Nome di Gesù e Maria». La Casazza fu promossa dal banchiere Tommaso Marino ed esistette dalla metà del Cinquecento alla seconda metà del Settecento; essa fu – per l’appunto – l’espressione associativa della comunità genovese a Milano, di cui l’autore legge le dinamiche devozionali, lavorative e familiari grazie a una robusta ricerca archivistica. Il caso genovese offre lo spunto per una comparazione con altre confraternite 'nazionali' presenti a Milano (ad esempio quella degli Alemanni) e apre una finestra su una pagina poco nota della storia ambrosiana, sebbene Corsi rimarchi la sostanziale marginalità delle confraternite nazionali nel panorama associativo laico di Milano durante l’età moderna. In conclusione di volume, Benzoni mostra il passaggio verso una forma di organizzazione legislativa del problema migratorio che può essere considerata l’antecedente di una riflessione realmente moderna sulla presenza di immigrati e forestieri nelle città italiane. È una stagione, quella napoleonica, in cui l’azione di vigilanza sui forestieri divenne incisiva e permeante; si potrebbe parlare addirittura, in alcuni casi, di vera e propria sorveglianza sugli stranieri. Eppure, in relazione alla presenza di immigrati nelle città peninsulari della piena età moderna, è da notare l’importante slittamento da politiche strettamente locali e legate a singoli contesti urbani o territoriali (tipiche del XVI-XVII secolo) a forme di controllo che si regolarono attraverso le figure degli ufficiali pubblici e su più vasta scala. Un problema, d’altronde, che fu significativo e di difficile gestione laddove gli «stranieri» erano stati (e poi saranno nuovamente, nel corso dell’Ottocento) proprio i governanti, come nel caso della Milano austriaca.

Si può concludere, senza particolari esitazioni, che il libro meriti un diffuso utilizzo da parte di storiche e storici in procinto di avvicinarsi al tema delle migrazioni in Italia durante l’età moderna. Il volume è tuttavia, anche per specialisti già 'navigati', un ottimo strumento per rimanere aggiornati su un tema storiografico in continua evoluzione. In futuro, un ulteriore tentativo di sintesi – seguendo lo schema del libro – potrebbe essere dedicato a Napoli e alle isole maggiori, sebbene ad oggi non manchino eccellenti approfondimenti su queste realtà, che pure sono tenute in considerazione perlomeno nei quadri generali in apertura di volume.

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