IV, 2021/3

Hans Kelsen

L'annessione dell'Austria al Reich tedesco e altri scritti (1918-1931)

Review by: Massimiliano Gregorio

Authors: Hans Kelsen
Title: L'annessione dell'Austria al Reich tedesco e altri scritti (1918-1931)
Place: Torino
Publisher: Nino Aragno Editore
Year: 2020
ISBN: 9788893800655
URL: link to the title

Reviewer Massimiliano Gregorio - Università di Firenze

Citation
M. Gregorio, review of Hans Kelsen, L'annessione dell'Austria al Reich tedesco e altri scritti (1918-1931), Torino, Nino Aragno Editore, 2020, in: ARO, IV, 2021, 3, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2021/3/lannessione-dellaustria-al-reich-tedesco-e-altri-scritti-1918-1931-massimiliano-gregorio/

PDF

La pubblicazione di testi kelseniani inediti – almeno in lingua italiana – è sempre una buona notizia; ed è senz’altro da apprezzare anche il tempismo dell’editore, che consegna al pubblico questo volume a ridosso del centenario della Costituzione austriaca, alla stesura della quale Kelsen dette – come noto – un importante contributo. Tradotta e curata da Fernando D’Aniello, l’opera è corredata da una bella introduzione dello stesso curatore, utile non solo ad evidenziare i passaggi salienti del corpus di scritti dell’autore praghese, ma soprattutto a contestualizzare storicamente la problematica oggetto della riflessione kelseniana. Il tema di cui si parla, infatti, non è tra quelli più frequentati dalla storiografia, almeno non da quella giuridica. Il fallito progetto di annessione (Anschluss), o addirittura di riunificazione (Wiedervereinigung) tra l’Austria tedesca e il rifondato Reich weimariano, infatti, suona familiare, oltre che agli orecchi degli storici politici, solo a quegli studiosi di storia costituzionale che ne abbiano colto gli indizi, nelle pieghe della Weimarer Reichsverfassung o nelle modifiche avvenute tra il 1918 e il 1919 nella legislazione costituzionale austriaca.

La ricostruzione delle ragioni che spingevano soprattutto l’Austria a supportare il progetto politico großdeutsch e quelle, contrarie, che ne decretarono il fallimento a causa dell’ostilità delle potenze alleate, Francia in primis, sono, come detto, ben ricostruire nell’introduzione di D’Aniello[1]. Qui converrà dunque concentrare l’attenzione sulle riflessioni di Hans Kelsen.

Uno dei pregi del volume è infatti quello far emergere un volto spesso pretermesso di Kelsen, quello più politico, vicino alle posizioni della socialdemocrazia, il volto di un giurista determinato ad elaborare soluzioni tecniche volte a sostenere precisi obiettivi di politica del diritto. Si tratta di un approccio non solo interessante di per sé, ma anche utile a restituire un’immagine a tutto tondo dell’autore della Reine Rechtslehre, particolarmente rilevante soprattutto per comprenderne il percorso intellettuale nel primo dopoguerra[2]. Attraverso i nove interventi kelseniani contenuti nel volume, che si snodano nell’arco di tredici anni, si riesce infatti ad apprezzare la determinazione dell’autore a lavorare – in via interpretativa e di proposta – per rafforzare la posizione austriaca, prima indicando quali strade fossero percorribili per raggiungere l’obiettivo dell’Anschluss e poi, una volta divenuta questa soluzione politicamente impraticabile, per giungere quanto meno – nel pieno rispetto della legalità internazionale – a una unione doganale tra Austria e Germania.

Naturalmente, tra i nove scritti, è quello del 1927 – Die staatsrechtliche Durchführung des Anschlusses des Österreichs an das Deutsche Reich – ad offrire gli spunti più interessanti. Non solo perché è il più corposo ed esaustivo, ma soprattutto perché è qui, nelle pieghe delle proposte relative alla Angleichung, ossia agli adeguamenti costituzionali necessari per realizzare l’Anschluss, che è possibile cogliere i riflessi più chiari della complessiva teoria della costituzione kelseniana. A catalizzare l’attenzione è soprattutto la questione del rapporto tra centro e periferia, snodo critico di un progetto che prevedeva la riunificazione nella struttura federale del Reich di uno Stato a sua volta strutturato in modo federale. E così, solo per fare alcuni esempi, dalla problematica questione dei destini dell’auto-amministrazione dei Länder austriaci, future province dell’unico Land austriaco membro della federazione del Reich, emerge con chiarezza la classica distinzione kelseniana tra autarchia e democrazia, che rende a parere di Kelsen assai meno pressante l’esigenza di mantenere dei livelli territoriali di autonomia amministrativa. Perché «se l’intera amministrazione dello Stato è autonomia amministrativa, vale a dire realizzata proprio da quelli che devono essere amministrati, allora l’idea di un’opposizione tra l’amministrazione dello Stato e l’autonomia amministrativa non ha più alcun senso politico» (p. 53). Ma il rapporto tra Federazione e Länder offre a Kelsen l’occasione per formulare anche la riflessione forse più interessante di tutto il volume, che investiva il tema caldissimo della giustizia costituzionale. La rigorosa proceduralizzazione prevista dalla Costituzione austriaca nelle ipotesi di conflitto tra Federazione e Länder pareva infatti a Kelsen una soluzione assai migliore del tutto sommato rozzo istituto della Bundesexekution, previsto dall’art. 48 della Weimarer Reichsverfassung e messo alla prova nel celeberrimo Preußenschlag. Tanto da indurlo a concludere: «La riorganizzazione del Tribunale spremo dello Stato tedesco (art. 15 della Costituzione del Reich) sul modello della nostra Corte costituzionale sarebbe, perciò, un progresso tecnico giuridico che tornerebbe a vantaggio di tutti i membri del Reich» (p. 63). Naturalmente il cambiamento non sarebbe stato né meramente tecnico, né tantomeno neutrale, investendo invece – come nota peraltro puntualmente D’Aniello nella sua introduzione – temi caldissimi per la riflessione costituzionalistica degli anni Venti quali la sovranità, ma anche la natura (ordinamentale o sostanziale) dello Stato e della sua costituzione, per non parlare della questione annosa su chi dovesse essere il custode della costituzione.

Il volume dunque, pur affrontando un tema estremamente circoscritto, contribuisce senz’altro ad arricchire la letteratura kelseniana; e merita, per questo, un’adeguata attenzione.

 

[1] A proposito delle prime, si segnala l’interessante argomento – che nelle intenzioni dei proponenti avrebbe dovuto rassicurare le potenze uscite vincitrici dalla Grande Guerra – secondo il quale una Wiedervereinigung a guida socialdemocratica avrebbe potuto efficacemente arginare sia le ricorrenti tentazioni militariste prussiane, sia le aspirazioni di restaurazione asburgiche. Cfr. F. D’Aniello, Introduzione, pp. XVIII-XIX.

[2] Si tratta di un sentiero peraltro già battuto, con successo, ad esempio da Sara Lagi. Cfr. S. Lagi, Kelsen e la corte costituzionale austriaca: un percorso storico-politico (1918-1920), in «Giornale di storia costituzionale» 11, 2006, 1 pp. 165 -177, nonché, della stessa autrice, La teoria democratica di Hans Kelsen: un tentativo di storicizzazione (1920-1932), in «Teoria Politica», 7, 2017, pp. 363-388.

Subscribe to our newsletter

Partners