IV, 2021/3

Annette Caroline Cremer (ed.)

Gender, Law and Material Culture

Review by: Anna Bellavitis

Editors: Annette Caroline Cremer
Title: Gender, Law and Material Culture. Immobile Property and Mobile Goods in Early Modern Europe
Place: London - New York
Publisher: Taylor & Francis (Routledge)
Year: 2020
ISBN: 9780429352980
URL: link to the title

Reviewer Anna Bellavitis - Université de Rouen

Citation
A. Bellavitis, review of Annette Caroline Cremer (ed.), Gender, Law and Material Culture. Immobile Property and Mobile Goods in Early Modern Europe, London - New York, Taylor & Francis (Routledge), 2020, in: ARO, IV, 2021, 3, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2021/3/gender-law-and-material-culture-anna-bellavitis/

PDF

Il volume, curato da Annette C. Cremer, è il risultato del convegno internazionale e interdisciplinare Movable Goods and Immovable Property. Gender, Law and Material Culture in Early Modern Europe (1450-1850), che si è tenuto al German Historical Institute di Londra il 19 al 21 luglio 2018. Si trattava del nono convegno del network Gender Differences in the History of European Legal Cultures, fondato da Heide Wunder nel 2000. Il gruppo di ricerca, che comprende specialisti di storia economica, sociale e culturale, di diritto e di storia dell’arte e della letteratura, si è sinora riunito periodicamente a scadenza biennale, organizzando in vari paesi europei (Austria, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Regno Unito) incontri internazionali sulla base di call for papers che hanno dato origine a diverse pubblicazioni[1]. Il prossimo convegno sarà, per la prima volta, extra-europeo e avrà luogo, pandemia permettendo, a Vancouver, nel febbraio 2022. L’approccio comparativo e interdisciplinare che caratterizza il network si esprime in maniera particolarmente efficace in questo nuovo libro, incentrato sui diversi diritti di proprietà che uomini e donne hanno nei confronti di beni immobili – terre, case ecc. – e mobili – denaro, oggetti ecc. –, un tema di grande interesse e che può essere affrontato da molteplici punti di vista.

Il volume si divide in sei sezioni: la prima comprende due saggi di carattere generale e introduttivo (Annette Cremer, Amelie Stuart), la seconda si concentra sul dono e sui suoi valori simbolici (Annette Susanne Pedersen, Rebecca Mason, Siglinde Clementi), la terza sull’accesso delle donne alla proprietà immobiliare (Janine Maegraith, Fatma Gül Karagöz), la quarta e la quinta sezione introducono una prospettiva spaziale, allargando lo sguardo ad alcuni contesti coloniali – Giamaica e Brasile (Christine Walker, Luisa Stella de Oliveira Coutinho Silva) – e a terre di frontiera – isole Eolie, Grecia, Romania (Ida Fazio, Evdoxios Doxiadis, Nicoleta Roman), nella quinta sezione, infine, Margareth Lanzinger propone una sintesi ed esplora future piste di ricerca.

Un primo elemento di discussione è la definizione stessa di bene «mobile» o «immobile»: è mobile ciò che «si muove da sé» o «può essere mosso», il che pone ad esempio il problema interessante dei mulini a vento, che si muovono ‘da sé’, ma non possono essere rimossi; un paradosso ancora più complesso è rappresentato dall’acqua dei fiumi, mobile per definizione, ma considerata bene immobile, perché immobile era la terra sulla quale scorreva (A. Cremer). Ma nemmeno la terra o le case erano sempre considerate beni «immobili»: nella Repubblica Veneta, terre e case situate fuori Venezia, ovvero in «Terraferma» erano considerate, ai fini successori, beni «mobili» mentre terre e case situate in città, ovvero sull’acqua della laguna di Venezia, erano considerate beni «immobili»: la sola ragione di questa opposizione che oggi ci appare del tutto illogica, era che sugli immobili fuori città si poteva fondare la restituzione della dote alla vedova – erano quindi da considerarsi beni «femminili» – mentre si doveva evitare di cedere alle vedove le case in città[2]. Un altro modo di porre la questione è infatti quello di differenziare i beni secondo il loro genere. Annette Cremer precisa ad esempio che, secondo le leggi della Sassonia, alcuni animali, se di genere femminile – pecore, anatre e oche – erano considerati beni femminili e inclusi nella Gerade, ovvero quella porzione di eredità che era assegnata alle donne prima di procedere alla divisione ereditaria vera e propria. Tuttavia, mentre il letto da parto non era considerato un bene femminile, pur essendo amovibile, le tinozze fissate al suolo della lavanderia lo erano. Un ulteriore elemento da prendere in considerazione sono i cicli di vita: i beni, mobili e immobili, spettavano a uomini e donne in precisi momenti delle loro esistenze. Non necessariamente i beni che ciascuno dei coniugi portava al momento del matrimonio restavano in proprietà dell’uno o dell’altra e venivano pertanto loro restituiti. L’esempio, per certi aspetti paradossale, della Gerade è anche in questo senso significativo: «a widower would be left with a house and bare furniture without cushions, tables without cloths, beds without mattresses, walls with empty spots, and just one set of dishes. The material layout of the house in its barren state obviously pointed to a man’s personal status as a widower. On the other hand, the widow or next female kin would have more mattresses, textiles, pots, and female livestock without the room to use, display, or breed them. For both parties, the items missing conveyed the lack of the person needed to complete the household» (A. Cremer, p. 16). Se i beni «mobili» erano generalmente associati alla più insicura ed effimera caratterizzazione delle proprietà femminili, e i beni «immobili» maggiormente legati alla trasmissione per via maschile, a garanzia del nome e della discendenza, alcune situazioni presentano caratteristiche specifiche, che devono essere indagate «reading between the lines», come nel caso dell’isola di Stromboli, dove nel XIX secolo, le donne, che costituivano una presenza dominante così come in altri luoghi caratterizzati da economie marittime, erano proprietarie di terre e attrezzi agricoli e gestivano una fertile economia del contrabbando (I. Fazio). Oltre alla definizione giuridica dei beni, alle diverse modalità di possesso, uso e proprietà dei beni in questione, oltre alle specificità del diritto romano, del diritto canonico e delle consuetudini specifiche di ciascun luogo – e al loro adattamento in contesti coloniali –, i saggi nel volume si interrogano anche sul significato che beni e oggetti assumevano per le persone. Anche da questo punto di vista, e in relazione ai diversi e talvolta contraddittori significati che, nel tempo, beni «mobili» e «immobili» poterono assumere, il saggio conclusivo di Margareth Lanzinger invita a non considerarli separatamente, ma come parte di un unicum, e invita a proseguire le ricerche su un tema che mette in gioco le relazioni e identità di genere, nel contesto dell’evoluzione socio-economica, oltre che legale, dell’Europa e delle sue colonie. Il volume di cui ci stiamo occupando, spaziando dalla Norvegia alla Turchia e dal Brasile al Tirolo, costituisce un contributo importante alla realizzazione di una vera storia comparativa ed è un significativo passo avanti alla costruzione di una storia di genere europea di lungo periodo, una questione in cui gli aspetti legali hanno rivestito e continuano a rivestire un ruolo fondamentale. Aspettiamo con ansia ed entusiasmo le prossime realizzazioni del network Gender Differences in the History of European Legal Cultures!

 

[1] https://www.uni-giessen.de/fbz/fb04/institute/geschichte/fruehe_neuzeit/personen/cremer-annette/gender%20differences.

Queste le pubblicazioni sinora uscite:  G. Jacobsen - H. Vogt - I. Dubeck - H. Wunder (eds.), Favoured and less Favoured in Law and Legal Practice: Gender, Power and Authority (12th-19th centuries), Det Kongelige Bibliotek, 2004 (online); K. Gottschalk (ed.), Gender Difference in European Legal Cultures. Historical Perspectives, Stuttgart, Franz Steiner Verlag, 2013; G. Jacobsen - H. Wunder (eds.), East Meets West: A Gendered View of Legal Tradition, Kiel, Solivagus-Verlag, 2014; A. Bellavitis - B. Zucca Micheletto (eds.) Gender, Law and Economic Well-Being in Europe from the Fifteenth to the Nineteenth Century. North versus South?, London - New York, Routledge, 2019 ; B. Borello - M. Lanzinger (edd.), Open Kinship, special issue of «Quaderni storici» 165, 2020, 3.

[2] A. Bellavitis, Famille, genre, transmission à Venise au XVIe siècle, Rome, École Française de Rome, 2008.

Subscribe to our newsletter

Partners