III, 2020/1

C. Shaw - M. Mallet

The Italian Wars (1494-1559)

Review by: Massimo Rospocher

Authors: C. Shaw - M. Mallet
Title: The Italian Wars (1494-1559). War, State and Society in Early Modern Europe, 2nd Edition
Place: London - New York
Publisher: Taylor & Francis (Routledge)
Year: 2018
ISBN: 9781138739048
URL: link to the title

Reviewer Massimo Rospocher - FBK-ISIG

Citation
M. Rospocher, review of C. Shaw - M. Mallet, The Italian Wars (1494-1559). War, State and Society in Early Modern Europe, 2nd Edition, London - New York, Taylor & Francis (Routledge), 2018, in: ARO, III, 2020, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2020/1/the-italian-wars-1494-1559-war-state-and-society-in-early-modern-europe-massimo-rospocher/

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Le guerre d’Italia rappresentano uno spartiacque periodizzante nella storia della penisola. I contemporanei ne furono immediatamente consapevoli. In un notissimo passo delle Storie Fiorentine, ad esempio, Francesco Guicciardini scrisse che nel 1494 entrò in Italia "una fiamma ed una peste, che non solo mutò gli Stati, ma e’ modi ancora del governargli ed e’ modi delle guerre”. Tutto cambia: i modi di condurre le guerre e di governare gli Stati. 

E proprio sulla dimensione politica (“modi di governare gli Stati”) e militare (“modi delle guerre”) del conflitto, si concentra la nuova edizione di questo libro di Christine Shaw e Michael Mallet. Se una tradizione storiografica, d’impronta ottocentesca, tendeva a osservare questo conflitto attraverso le lenti degli Stati nazionali, la storiografia contemporanea ha invece esteso sempre più l’analisi delle cause e degli effetti politici a una dimensione continentale. Oggigiorno, appare evidente come quelle combattute sul suolo italiano siano state guerre per l’egemonia europea. La fiamma che divampò nella penisola, e la peste che l’accompagnò, mutarono dunque i rapporti di potere non solo  all’interno del sistema interstatale italiano, ma di tutto il continente europeo. Le conseguenze, come notava Guicciardini, non furono tuttavia esclusivamente geo-politiche. Furono queste, infatti, le prime guerre realmente ‘moderne’, per la lunghissima scia di sangue e di morte che gli eserciti e l’artiglieria pesante si lasciarono alle spalle.

The Italian Wars conferma quanto questo tema classico della storiografia sia al centro di un rinnovato interesse. Una lunga tradizione di studi si è soffermata sul primo decennio del conflitto, al momento della cosiddetta rottura dell’equilibrio tra gli Stati italiani, mentre più di recente ci si è concentrati sulla fase successiva, quella che culmina con il Sacco di Roma, altro evento periodizzante in una visione declinante della storia politica italiana della prima età moderna. Negli ultimi decenni, gli storici hanno indagato la dimensione iconografica, simbolica, letteraria e mediatica delle guerre, oltre che il loro impatto sociale, economico e demografico. Inoltre, dopo gli studi classici di Pieri e Vivanti, sono apparse recentemente diverse opere di sintesi che raccontano le vicende di questo periodo nevralgico per la storia europea, soprattutto da un punto di vista della storia politica [1], ma ne azzardano una lettura in chiave religiosa [2]. In quest’ultima categoria di lavori di analisi complessiva delle guerre d’Italia si inserisce il libro qui discusso.

La genesi stessa di questo volume è di per sé interessante, così come le ragioni storiografiche che ne hanno giustificato una seconda edizione. Nato originariamente come un progetto di Michael Mallet, dopo la scomparsa di quest’ultimo, fu completato da Christine Shaw – una delle più raffinate studiose della storia politica italiana tra Quattrocento e Cinquecento – che ne (ri)scrisse interamente alcune parti, aggiungendone altre e conservando capitoli che risentono chiaramente della lezione dell’autore di Signori e Mercenari: la guerra nell’Italia del Rinascimento (le sezioni dedicate alle risorse e alle trasformazioni della guerra sono evidentemente un lascito dello studioso inglese). Merito di questa nuova edizione è senz’altro la volontà di aprirsi alle nuove correnti storiografiche, in particolare quelle riferibili alla storia culturale, che hanno spostato la propria attenzione verso la dimensione mediatica della guerra rinascimentale. Gli studi dell’ultimo decennio, infatti, hanno indagato a fondo le molteplici modalità comunicative, i canali di trasmissione delle informazioni, le modalità di rappresentazione delle guerre e dei loro principali protagonisti. 

Parole e immagini delle guerre d’Italia trovano dunque spazio in un nuovo ed esauriente capitolo dedicato a Propaganda and images of war (pp. 333-360). In questo contesto risalta la dimensione propagandistica della guerra, un aspetto ampiamente analizzato dalla storiografia contemporanea, che ha messo in luce le tecniche comunicative impiegate da principi e papi per legittimare le proprie posizioni nei confronti di sudditi e fedeli. Canzoni, ballate e rituali pubblici celebrano le imprese – reali o presunte – degli attori principali impegnati sul teatro di guerra peninsulare: ‘l’ultimo cavaliere’ Massimiliano I d’Asburgo, il ‘papa guerriero’ Giulio II o la ‘folgore d’Italia’ Gastone de Foix. Poeti di corte o improvvisatori di strada narrano con toni epici, e drammatici, il racconto delle grandi battaglie campali che insanguinano la penisola (Agnadello, Marignano, Pavia, Ravenna). Il dolore e la sofferenza dell’Italia diviene un tema ricorrente in tutti questi racconti, sia nella produzione italiana sia in quella transalpina, un corpus testuale da cui affiora in maniera ricorrente il tema dell’identità italiana e della condivisione di un destino comune oltre i confini degli Stati regionali. Ed è, quest’ultimo, un elemento importante messo in luce da questo libro: in questo periodo di crisi, infatti, l’Italia non appare come un mero espediente narrativo, un topos retorico o letterario, ma come una realtà politica, seppure effimera e fragile. Durante le guerre combattute nella penisola tra Quattrocento e Cinquecento emerge e si diffonde “a genuine sense of Italy as being a discrete political entity” (p. 2).

Il senso di italianità che si materializza in quest’epoca travagliata si definisce anche in negativo: le guerre d’Italia, infatti, sono spesso state analizzate – non solo dagli storici attuali, ma anche da osservatori contemporanei come Machiavelli – come il periodo dove si condensano tutti gli errori politici e militari degli italiani. Uno dei meriti del volume in questione è quello di limitare la portata di alcune narrazioni dominanti di lunghissima durata. Ad esempio, quella che vede nell’innata inaffidabilità, nell’eccessiva prudenza, nel calcolo utilitaristico e nell’inefficienza militare italiana, una delle cause principali delle sconfitte degli Stati italiani nelle guerre e il motivo del predominio spagnolo sulla penisola nei secoli a venire. E, a questo proposito, anche l’immagine stereotipa del dominio spagnolo come la fine della ‘libertà d’Italia’ viene relativizzata: se a un certo livello sociale e politico il governo del re di Spagna su alcuni territori italiani ebbe indubbiamente un impatto negativo per le élites locali, “for many Italians the predominance of the the king of Spain in Italy impinged little, if at all, on their lives” (p. 381).

[1] J.-L. Fournel - J. C. Zancarini, Les guerres d'Italie, des batailles pour l'Europe, Paris, Gallimard, 2003; M. Pellegrini, Le guerre d'Italia (1494-1530), Bologna, Il Mulino, 2009.

[2] J.-M. Le Gall, Les guerres d’Italie (1494-1559). Une lecture religieuse, Geneve, Droz, 2017.

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