I, 2018/2

Simone Selva

Before the Neoliberal Turn

Review by: Duccio Basosi

Authors: Simone Selva
Title: Before the Neoliberal Turn. The Rise of Energy Finance and the Limits to US Foreign Economic Policy
Place: London
Publisher: Palgrave Macmillan
Year: 2017
ISBN: 9781137574428
URL: link to the title

Reviewer Duccio Basosi - Università Ca' Foscari Venezia

Citation
D. Basosi, review of Simone Selva, Before the Neoliberal Turn. The Rise of Energy Finance and the Limits to US Foreign Economic Policy, London, Palgrave Macmillan, 2017, in: ARO, I, 2018, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2018/2/before-neoliberal-turn-duccio-basosi/

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Simone Selva, studioso di storia economica e di storia delle relazioni economiche internazionali con esperienza di ricerca in Italia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, è l’autore di Before the Neoliberal Turn. The Rise of Energy Finance and the Limits to US Foreign Economic Policy. Il volume è un libro assai ambizioso, dedicato al tentativo di ricostruire la politica economica estera statunitense nei vent’anni che precedono la svolta monetarista e neoliberale del 1979-1981 avviata da Paul Volcker e resa operativa da Ronald Reagan. Il lavoro è costruito su fonti primarie di varia provenienza (in particolare archivi nazionali statunitensi e britannici, archivi del circuito delle banche federali statunitensi, archivi del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale) e su un’esauriente letteratura secondaria. Sul piano formale la lettura non è sempre agevole per via di una prosa densa, complicata da periodi imperviamente lunghi (e di un editing non proprio impeccabile da parte del prestigioso editore, che ha lasciato nel testo un numero eccessivo di refusi e di italianismi). Sul piano della sostanza, rispetto alle numerose opere richiamate nelle indicazioni bibliografiche, esso si distingue per l’ambizione di porre un’enfasi più esplicita sulla triangolazione instauratasi dagli anni Sessanta tra politiche economiche e monetarie statunitensi, dinamiche dei prezzi del petrolio e ascesa della speculazione finanziaria internazionale (p. 4).

La successione dei capitoli segue una periodizzazione piuttosto convenzionale: dedicato il primo capitolo all’introduzione e a una rapida rassegna della letteratura specialistica anglofona, nel secondo si analizzano le interazioni tra bilancia dei pagamenti, commercio e programmi di “aiuto allo sviluppo” nella politica economica estera statunitense sotto le amministrazioni Kennedy e Johnson, dalle ambizioni sconfinate della prima alle difficoltà della seconda. Nel terzo capitolo si descrive il crollo del sistema di Bretton Woods tra 1968 e 1973 sotto il peso combinato di aumento dei prezzi del petrolio, ascesa dei mercati finanziari e inflazione, con particolare insistenza sul legame tra la guerra arabo-israeliana del 1967, i successivi segnali di stress nel mercato petrolifero, la crisi della sterlina e la crisi del dollaro prima della decisione di Nixon di chiudere la “finestra aurea” nel 1971. Il quarto capitolo segue il tentativo compiuto dall’amministrane Nixon-Ford, a seguito dello “shock petrolifero” del 1973, di attirare negli Stati Uniti i “petrodollari” accumulati dai Paesi produttori di greggio, al fine di finanziare le politiche di sostegno alla domanda aggregata tipiche del dopoguerra nelle nuove condizioni di estrema libertà concesse dall’avvio di un dollar standard de facto e dai cambi flessibili. Il quinto capitolo, infine, ripercorre la crisi parziale di questo approccio nel corso dell’amministrazione Carter tra il 1977 e il 1979: messa in difficoltà dal persistere di tendenze inflazionistiche tali da polarizzare le pressioni dei diversi settori sociali interni (“Wall Street” contro “Main Street”, nel gergo dell’epoca) e da deteriorare le relazioni finanziare con i Paesi produttori di greggio, l’amministrazione optò per la nomina di Paul Volcker alla guida della Federal Reserve, rendendo possibile la decisione di procedere alla stretta monetaria nota come “Volcker shock” e di tutelare, in primis, il potere finanziario statunitense.

Così impostato, il volume non è certo rivoluzionario nell’interpretazione degli eventi: anzi, probabilmente un confronto più puntuale con autori come David Calleo (The Imperious Economy, 1982), Susan Strange (Casino Capitalism, 1986), Eric Helleiner (States and the Re-emergence of Global Finance, 1994) e David Spiro (The Hidden Hand of American Hegemony, 1999) avrebbe aiutato l’argomentazione a trovare una collocazione più definita e forse più originale nella storiografia relativa all’economia politica internazionale della seconda metà del ventesimo secolo. Indubbiamente, il punto di forza del volume è invece la quantità e qualità del materiale archivistico consultato e citato, che permette una ricostruzione assai precisa dell’evoluzione delle iniziative intraprese da un ampio numero di soggetti pubblici e privati nel tentativo di trovare il giusto assetto tra le esigenze contabili della bilancia dei pagamenti statunitense e le esigenze della politica economica e della politica estera nazionale individuate di volta in volta come prioritarie.

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