VII, 2024/1

Giuliana Albini, Paolo Grillo, B. Alice Raviola (eds.)

Il fuoco e l’acqua

Review by: Niccolò Caramel

Editors: Giuliana Albini, Paolo Grillo, B. Alice Raviola
Title: Il fuoco e l’acqua. Prevenzione e gestione dei disastri ambientali fra Medioevo e Età Moderna
Place: Milano
Publisher: Università di Milano
Year: 2022
ISBN: 9788891932402
URL: link to the title

Reviewer Niccolò Caramel - FBK-ISIG

Citation
N. Caramel, review of Giuliana Albini, Paolo Grillo, B. Alice Raviola (eds.), Il fuoco e l’acqua. Prevenzione e gestione dei disastri ambientali fra Medioevo e Età Moderna, Milano, Università di Milano, 2022, in: ARO, VII, 2024, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2024/1/il-fuoco-e-lacqua-niccolo-caramel/

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Risultato di due incontri avvenuti presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano, nell’ambito del seminario interistituzionale «Storia e disastri», il volume Il fuoco e l’acqua. Prevenzione e gestione dei disastri ambientali fra Medioevo e Età Moderna contribuisce ad arricchire il proficuo filone storiografico della Environmental History, una disciplina che ormai da alcuni decenni riscuote l’interesse della storiografia internazionale. La crescente sensibilità alle tematiche ambientali, incentivata dalle urgenze del cambiamento climatico, del riscaldamento globale e dell’inquinamento ha spinto verso questa direzione. In particolare nel corso degli ultimi anni anche le storiche e gli storici italiani sono entrati nel dibattito attorno all’Antropocene, il concetto che integra tutti questi termini e definisce la recente e repentina trasformazione del pianeta a opera dell’antrophos, l’essere umano, la cui impronta sull’ambiente globale ha assunto un carattere così vasto e intenso da competere con alcune grandi forze della natura in termini di impatto sul sistema Terra (Bonneuil-Fressoz, 2020).

Uno dei principali intenti dell’opera consiste nel sottolineare, attraverso la presentazione di casi di studio specifici, il ruolo fondamentale giocato dall’ambiente all’interno della storia umana. A tale proposito viene prestata una particolare attenzione a non interpretare le scelte degli uomini e delle donne di età medievale e moderna come il semplice risultato di un acritico e spesso riduttivo determinismo ambientale. A emergere da questo approccio è l’immagine di attori consapevoli, che interagivano con il mondo circostante e che erano in grado di sfruttarlo a loro vantaggio, ma le cui azioni potevano anche apportare dei cambiamenti nell’assetto della natura tali da favorire l’insorgere di eventi disastrosi.

Partendo da queste premesse, a fare da filo conduttore tra i saggi confluiti nel volume è l’indagine delle reazioni collettive e delle strategie adottate dalle istituzioni per contrastare una serie di fenomeni naturali avversi che colpirono varie aree dell’Italia centro‐settentrionale all’interno di un arco cronologico che va, pur con incursioni in periodi diversi, dal XIII al XVIII secolo.

Il volume è diviso in due sezioni, nelle quali vengono affrontate sia questioni mai toccate dall’indagine storiografica, sia casi già studiati ma che presentano problematiche rimaste ancora aperte. A questo proposito, una particolare attenzione viene posta tanto alla ricerca di fonti originali quanto all’analisi critica di documenti già conosciuti ma spesso accompagnati da spinosi problemi interpretativi, che gli autori rianalizzano applicandovi raffinate riflessioni metodologiche.

La prima sezione è incentrata sull’analisi delle conseguenze meteorologiche dell’eruzione del vulcano indonesiano Samalas su diverse aree italiane (Lombardia, Toscana, Emilia, Umbria) negli anni 1257‐1260. I sei saggi che costituiscono questa sezione considerano le risposte politiche, sociali e istituzionali che diverse realtà urbane diedero alle gravi conseguenze – come epidemie e carestie determinate dalla crisi di produzione e di approvvigionamento cerealicolo – che derivarono da questo evento straordinario. Nelle loro analisi, le ricerche sanno trarre beneficio dalle grandi opportunità rese possibili dal dialogo, certamente non privo di difficoltà, tra storici e scienziati naturali – principalmente vulcanologi e glaciologi –, quindi dal rapporto fra i dati ricavati dalle fonti documentarie e quelli ottenuti dalle paleoscienze.

La seconda parte, che si presenta più eterogenea della prima in relazione ad approcci metodologici impiegati, fonti utilizzate e arco temporale indagato, esamina sotto prospettive differenti il rapporto fra uomo e acqua nella Pianura Padana fra tardo medioevo ed età moderna. Gli otto saggi che compongono questa sezione si concentrano in particolare sul governo delle acque e della sicurezza idraulica da parte dei poteri pubblici, sui risvolti ambientali e socioeconomici dei disordini idrici e sull’ampia e articolata tematica dei quadri mentali e culturali espressi dagli uomini di fronte alle catastrofi naturali. Un particolare rilievo viene dato al ruolo ambivalente delle acque dolci: fonti di vita e di energia e mezzo di comunicazione e trasporto strategico per favorire il commercio e le attività agricole, le acque fluviali dell’Italia settentrionale potevano rapidamente trasformarsi in fautrici di distruzione e di morte, sia per cause indirette determinate dalle trasformazioni antropiche dei fiumi, sia per il loro utilizzo consapevolmente volto a provocare inondazioni e allagamenti durante guerre e spedizioni militari.

Emerge in maniera evidente, dai saggi riguardanti lo studio degli assetti fluviali, la rilevanza rivestita dall’azione umana nel favorire l’insorgere di eventi catastrofici. Alla base di molte inondazioni avvenute nel corso dell’età moderna – ma anche dei persistenti quadri di dissesti idrogeologici che, soprattutto in determinate aree, si riscontrano ancora nel presente – vi è infatti l’antropizzazione dello spazio fluviale. È quindi esistita una stretta correlazione tra la costruzione di insediamenti e infrastrutture – come i lavori di canalizzazione e di contenimento delle acque – e la vulnerabilità dei territori alle inondazioni, in particolare quando questi processi divenivano massivi e l’azione dell’uomo costringeva i grandi corsi d’acqua padani entro limiti "innaturali".

Risulta invece più complicato comprendere come l’intervento umano possa essere stato implicato nelle impreviste conseguenze di un’eruzione vulcanica avvenuta a migliaia di chilometri di distanza. Sotto questo aspetto, anche i saggi della prima sezione concordano nell’assunto secondo il quale l’azione del vulcano, al di là della stretta contingenza, non sia stata il fattore determinante delle gravi crisi alimentari sofferte nell’Italia settentrionale, ma che abbia contribuito a evidenziare, ad aggravare e a prolungare alcune problematicità strutturali delle città e compatibili in particolare con una situazione di continua e prolungata difficoltà di approvvigionamento cerealicolo.

Un ulteriore fattore che influiva sull’impatto socioeconomico degli eventi catastrofici è stato il livello di preparazione preventiva delle comunità e le strategie messe in atto dalle élite governative locali per la gestione delle emergenze. Tali elementi hanno messo in luce il grado di solidità delle istituzioni e di adattabilità al mutare degli eventi, ma anche la capacità di riorganizzazione delle città e di resilienza delle società.

Se dalla storiografia ambientale appare ormai chiaro che quest’ultima sia di notevole utilità per ampliare le prospettive delle analisi di natura economico‐sociale, il volume aiuta a comprendere che dallo studio dell’interazione fra natura e intervento umano è inoltre possibile ricavare preziose informazioni, altrimenti difficilmente accessibili, sulle profonde complessità geopolitiche di un territorio. Il quadro politico sovralocale e le condizioni sociali e geografiche delle diverse regioni giocavano infatti un ruolo fondamentale sul computo delle conseguenze di carestie e alluvioni.

A tale riguardo, i lavori presentati in entrambe le sezioni del volume pongono la giusta attenzione sulla necessità di contestualizzare le calamità all’interno di dinamiche di gestione dell’ambiente, di decisioni economiche correlate ai cambiamenti congiunturali e, di conseguenza, all’interno di un’ottica di lungo periodo.

I fenomeni atmosferici sempre più intensi e imprevedibili che caratterizzano il nostro periodo storico lasciano prevedere che l’interesse degli storici verso lo studio delle catastrofi naturali non cesserà in tempi brevi. A questo proposito, il volume è uno strumento valido non solamente per i casi che presenta e per gli approcci differenziati e multidisciplinari che applica, ma anche per l’apertura a nuove future ricerche che indica in molte sue parti.

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