VII, 2024/1

Giorgio Lucaroni

Architetture di Storia

Review by: Francesco Bartolini

Authors: Giorgio Lucaroni
Title: Architetture di Storia. Fascismo, storicità, cultura architettonica italiana
Place: Roma
Publisher: Viella
Year: 2022
ISBN: 9791254690901
URL: link to the title

Reviewer Francesco Bartolini - Dipartimento di scienze della formazione, dei beni culturali e del turismo, Università di Macerata

Citation
F. Bartolini, review of Giorgio Lucaroni, Architetture di Storia. Fascismo, storicità, cultura architettonica italiana, Roma, Viella, 2022, in: ARO, VII, 2024, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2024/1/architetture-di-storia-francesco-bartolini/

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È un libro originale, per alcuni aspetti anomalo nel panorama della storiografia contemporaneistica italiana, soprattutto per il suo approccio concettuale, destinato a innescare anche una riflessione teorica sulla natura del fascismo e sui caratteri della sua politica culturale. Oggetto di studio, infatti, è il rapporto tra la cultura architettonica e l’idea di storia promossa dal regime, o meglio, usando la più ampia e nota categoria di François Hartog, il «regime di storicità» fascista[[1]]. Ovviamente, scopo del libro non è quello di offrire un contributo alla storia dell’arte tra le due guerre, ma piuttosto analizzare la relazione tra un «campo intellettuale», quello dell’architettura italiana, in corso di riconfigurazione negli anni Venti e Trenta, e le rappresentazioni dell’ordine del tempo, destinate a susseguirsi e a sovrapporsi nel discorso ideologico del regime. In altre parole, attraverso la cultura architettonica, Lucaroni prova a indagare la modalità fascista di politicizzazione e governo della storia.

Il libro delinea una evoluzione di questa relazione tra architettura e storicità, che si snoda attraverso tre fasi distinte. La prima, definita gli «esordi», che abbraccia il dopoguerra fino alla prima Esposizione di architettura razionale nel 1928, è caratterizzata da un’esaltazione dell’avvento del fascismo all’interno di un orizzonte temporale che include ancora l’esperienza del passato, ossia il ruolo dell’architettura nell’Italia giolittiana. La seconda fase, chiamata «Babele», che si sviluppa tra la fine degli anni Venti e il 1933, si contraddistingue per una radicalizzazione dell’idea dell’incomparabilità dello stile fascista, identificato con il tempo stesso della vita, da accogliere nelle sue differenti e contradditorie espressioni. Infine la terza fase, quella della vera e propria «era fascista», finalizzata alla conquista dell’impero, è il momento in cui si impone il culto di un presente unificato, assolutizzato e museificato, che cancella ogni residuo di storicità e confluisce nel «campo del destino».

È un volume dove storia culturale e storia politica si intrecciano in una ricerca multidimensionale, centrata sull’analisi del dibattito tra architetti, politici e intellettuali intorno alla funzione pubblica dell’architettura, trasformata in un laboratorio del processo di elaborazione di un nuovo regime di storicità. Al riguardo, è molto interessante osservare come l’impegno fascista per un riordino del tempo sia intrecciato a un programma di trasformazione dello spazio. Per il regime l’architettura costituisce un ambito privilegiato nella costruzione del discorso nazionale proprio perché l’avvento dell’«era fascista» non può non avvenire in uno spazio totalmente rigenerato. Ma a incuriosire il lettore del volume è soprattutto la possibilità dell'applicazione al fascismo delle categorie interpretative di Hartog, riprese nella loro più recente riformulazione sviluppata in Chronos[2]. Al riguardo, sorgono alcuni interrogativi. È possibile leggere la relazione tra architettura e regime di storicità attraverso la «crisi del tempo moderno», ovvero con la riemersione di una concettualizzazione di un tempo qualitativamente diverso da Chronos, il tempo progressivo e misurabile, che arretra a favore di Kairos, il tempo dell’istante decisivo, e Krisis, il tempo del giudizio o la fine del tempo? Diviene allora legittimo parlare di un presentismo fascista? Ed eventualmente quale sarebbe la sua specificità?

In fondo, con la sua periodizzazione tripartita («gli esordi», «Babele» ed «era fascista»), Lucaroni sembra incoraggiare un'interpretazione di questo tipo. Del resto, a giudizio di chi scrive, non può non colpire come, nel corso del Ventennio, il declino del «tempo moderno» subisca una accelerazione e risulti sovrastato dall’avvento dell’idea di un «destino», ovvero la prospettiva di un'eternità incombente. Se è vero che per la politica culturale fascista la priorità è spiegare e rendere visibile la «rivoluzione», il periodo tra la Grande Guerra, che inaugura il Kairos, e la costruzione dell’impero, che sancisce la Krisis, testimonierebbe la fine della storia e il dominio di un presente, monumentalizzato e museificato, capace di escludere qualsiasi possibilità di cambiamento. Non a caso, nel 1934, Benito Mussolini parla di «una simultaneità dell’antico e del moderno» nella edificazione della Roma fascista[3]. Una sorta di presentismo, dunque, che sovrasta la storia. Del resto, il fascismo è ossessionato dall’ambizione di durare, teme di sparire ed elabora una concettualizzazione del tempo storico molto diversa da quella della modernità, dove tutto si trasforma[4]. Così ambisce a una storicizzazione che di fatto rifiuta, enfatizzando «la possibilità per il tempo fascista di non dipendere che da se stesso» (p. 134). In altre parole, reagisce alla crisi del progresso inseguendo l’eternità, una sorta di compressione spazio-temporale che, per alcuni aspetti, sembra prefigurare un ordine postmoderno.

Ricco di suggestioni, questo volume solleva molteplici questioni che meriterebbero ulteriori indagini. È senza dubbio un lavoro molto stimolante, che suggerisce una prospettiva originale per decifrare come, tra le due guerre, fascismo e cultura architettonica divengano alleati nello sforzo di perseguire un riordino del tempo e dello spazio finalizzato a costruire un ambiente idoneo alla legittimazione del proprio potere.

 

[1] F. Hartog, Regimi di storicità. Presentismo e esperienze del tempo, Palermo, Sellerio, 2007.

[2] F. Hartog, Chronos. L’Occidente alle prese con il tempo, Torino, Einaudi, 2022.

[3] Cit. in P. Nicoloso, Mussolini architetto. Propaganda e paesaggio urbano nell’Italia fascista, Torino, Einaudi, 2008, p. 51.

[4] M. Berman, Tutto ciò che è solido svanisce nell’aria. L'esperienza della modernità, Bologna, Il Mulino, 2012.

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