VI, 2023/3

Markus Stiebing

Regionale Entscheidungsfindung zum Krieg

Review by: Angela De Benedictis

Authors: Markus Stiebing
Title: Regionale Entscheidungsfindung zum Krieg. Die Herzöge von Sachsen-Weimar zwischen gelehrtem Diskurs und fürstlicher Beratung (1603-1623)
Place: Münster
Publisher: Aschendorff Verlag
Year: 2022
ISBN: 9783402147740
URL: link to the title

Reviewer Angela De Benedictis - Università di Bologna

Citation
A. De Benedictis, review of Markus Stiebing, Regionale Entscheidungsfindung zum Krieg. Die Herzöge von Sachsen-Weimar zwischen gelehrtem Diskurs und fürstlicher Beratung (1603-1623), Münster, Aschendorff, 2022, in: ARO, VI, 2023, 3, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2023/3/regionale-entscheidungsfindung-zum-krieg-angela-de-benedictis/

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Il libro costituisce la trasformazione della Dissertation discussa presso la facoltà di Filosofia dell’Università Friedrich-Schiller di Jena nel 2020, consegnata per la stampa nell’inverno 2022. Queste informazioni potrebbero apparire superflue, non fosse che negli anni di studio e ricerche per la Dissertation, e dopo di essa, eventi epocali come la pandemia del Covid-19 e la guerra ancora in corso tra Vladimir Putin e l’Ucraina hanno reso particolarmente attuali temi e problemi affrontati per analizzare le modalità di decisioni regionali (dei duchi di Weimar) per entrare in guerra (la Guerra dei Trent’anni) tra il 1603 e il 1623.

Prima ancora di presentare in estrema sintesi i ricchissimi contenuti del libro, vale la pena considerare in breve quanto scrive l’autore nella introduzione (pp. 2-3). Nella prima metà del XVII secolo furono attuati processi decisionali in condizioni analoghe e con l’utilizzazione di pratiche paragonabili a quelle delle attuali crisi intese come situazioni di eccezione, la pandemia Covid-19 e la aggressione di Vladimir Putin contro l’Ucraina. Entrambi i casi richiedono decisioni politiche straordinarie, cioè fuori della norma, e il ricorso di chi deve decidere a consiglieri forniti di solida esperienza scientifica. I responsabili, tanto i decisori quanto i consiglieri, si devono confrontare con numerose sfide. Masse che protestano, teorie complottiste, scenari di minaccia, la mancanza di o l’offerta di informazioni, la diffusione di fake news, la molteplicità e ubiquità di effettivi o presunti esperti sono caratteristiche di scenari politici decisionali in situazioni estreme. Analogamente ai processi decisionali contemporanei, i ceti imperiali della prima metà del XVII secolo presero le loro decisioni tra discorso dei media e discorso dei dotti, e nelle camere di consiglio delle rispettive corti. Al centro della ricerca di Stiebing sono le reazioni alla situazione di eccezione interna alla Boemia da parte dei ceti imperiali, che si fondavano su esperienze storiche e su quelle basi miravano a limitare la crisi a livello regionale. Le consapevoli decisioni di alcuni ceti imperiali per l’intervento favorì però la trasformazione della crisi regionale in guerra. Prendendo ad esempio i duchi di Sassonia-Weimar l’autore intende dimostrare che, e in che modo, furono formulate e messe in atto decisioni di ceti imperiali in situazioni di eccezione all’interno di ambiti dinastico-regionali. Si tratta di processo estremamente complesso e dalle molte sfaccettature, nel quale i duchi interagirono con differenti attori e istituzioni. Dotti, consiglieri di corte, ceti territoriali, e principi amici funzionarono come consiglieri esterni. Tra il 1609 e il 1620 il ducato ritenne di essere colpito da una immediata minaccia della libertà dei ceti imperiali e quindi di doversi riproporre sulla scena politica dimostrando di essere Principato Elettore.

Si può dire senza alcun dubbio che le 342 pagine di testo, seguite da una sessantina di pagine di fonti e bibliografia (pp. 343-409), dimostrano quanto sia riuscito lo scopo della ricerca, basata sull’esame di numerose fonti manoscritte conservate presso l’archivio di Stato della Baviera di Monaco, l’analogo di Norimberga, della Turingia di Altenburg, di Weimar, l’archivio nazionale di Praga, l’archivio di Stato di Vienna, quello della Sassonia a Dresda, e presso biblioteche come la Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel, la biblioteca statale e universitaria di Amburgo e quella di Jena, l’archivio dell’università di Jena. Numerosissime sono le fonti a stampa consultate, come le opere della bibliografia più e meno recente. Particolare merito del libro di Stiebing è, poi, il fatto che in ogni capitolo e paragrafo sia preso in esame il dibattito storiografico sugli specifici problemi trattati.

All’introduzione (capitolo I, pp. 1-24) si è già accennato.

Il capitolo II (pp. 25-48) è dedicato ai concetti chiave: il politico e la politica; decidere e consigliare; risorse del decidere e del consigliare (scrittura/lingua, sapere, informazione e normatività); spazi di interazione: media, università, corte.

Il capitolo III (pp. 49-84) si occupa di come nella teoria politica verso il 1600 fosse trattato il problema dei rapporti tra i governanti e i loro consiglieri, prendendo in esame soprattutto le opere di Justus Lipsius (1547-1606), e del meno noto (almeno in Italia) storico poeta e medico Elias Reusner (1555-1612).

Il capitolo IV (pp. 85-124) analizza come la cosiddetta «Guerra tedesca» del 1530-1555, ovvero la guerra tra cattolici ed evangelici durante l’impero di Carlo V, costituisse un orizzonte di decisione all’inizio della Guerra dei Trent’anni per il ducato di Weimar, Entscheidungshorizont I. Der “Teutsche Krieg” (1530-1555). Mi soffermo un poco su questo capitolo, poiché ritengo che possa in qualche modo interessare gli studiosi italiani che recentemente, a proposito di Machiavelli o della Rivoluzione francese, e quindi su casi di studio completamente diversi, hanno scritto «sull’uso politico della storia».

La riflessione e la valutazione di Weimar sull’entrata in guerra del 1620 si basarono sulla riconsiderazione della Guerra di Smalcalda (1546-1547), cioè del tentativo del cattolico Carlo V di fermare l’avanzamento nell’Impero dei protestanti, riuniti nella Lega di Smalcalda. Le decisioni politiche dei duchi di Weimar verso il 1618 e le argomentazioni offerte sull’ordinamento costituzionale imperiale dai professori dell’università di Jena – riuniti nel cosiddetto circolo di Dominicus Arumäus (1579-1637) – e dello storico e politico Friedrich Hortleder (1579-1640) fecero riferimento a tre punti. Innanzitutto, le relazioni degli Asburgo alla casa di Sassonia e agli Ernestini dopo il 1546; quindi lo stabilirsi della libertà tedesca come principio costituzionale; infine la sicurezza del protestantesimo. L’opera dello storico evangelico Johannes Sleidan (1506-1556) funse in questo come garanzia. Gli studiosi di Jena difesero le specificità dell’Impero contro Jean Bodin e la necessità di una autonoma scienza giuridica imperiale. Giuridicamente sottolinearono la differenza trascurata da Bodin tra forma di stato e forma di governo. Mentre la prima considerava l’impero come monarchia (maiestas personalis), la seconda (maiestas realis) sottolineava invece il co-governo dei ceti imperiali. Certamente il capo dell’Impero, dopo la sua elezione e il suo insediamento, possedeva un potere sempre maggiore a quello dei ceti imperiali, ma l’ordinamento costituzionale imperiale vincolava anche l’imperatore. Per questo i giuristi si concentravano soprattutto sulle leggi fondamentali dell’Impero, che assicuravano anche la libertà dei ceti imperiali.       

Nel capitolo V (pp. 125-174) l’autore osserva come il secondo orizzonte di decisione del ducato di Weimar per l’entrata in guerra fossero questioni dinastiche fino al 1615; questioni familiari; le tutele della Sassonia Elettorale tra il 1603 e il 1605; conflitti di primogenitura e di precedenza; unioni ereditarie e fraternità ereditarie con l’Assia e il Brandeburgo; l’unione ereditaria con il re di Boemia.

Il capitolo VI (pp. 175-188) si occupa della fine della tutela della Sassonia Elettorale e dell’infeudazione di Weimar da parte dell’imperatore Mattia d’Asburgo.

Nel capitolo VII (pp. 189-252) si tratta della Causa Bohemica dal 1609 al 1619 come problema interno boemo; della lettera di maestà di Rodolfo II del 1609; della confederazione boema tra il 1611 e il 1619; delle doppie elezioni nell’agosto del 1619, cioè dell’elezione di Ferdinando II d’Asburgo a imperatore del Sacro Romano Impero e di quella dell’Elettore Palatino Federico V a re di Boemia, entrambe considerate dalla prospettiva di Weimar; della Causa Bohemica come problema dell’Unione evangelica di Anhausen.

Il capitolo VIII (pp. 253-290) prende in esame le diverse possibili opzioni politiche di Weimar nella primavera del 1620, compresa quella della neutralità. Al proposito è importante evidenziare come Stiebing, oltre la posizione dell’università di Jena e quella ducale, analizzi non solo le argomentazioni e giustificazioni per l’entrata in guerra, ma si occupi anche della strettissima collaborazione, al riguardo, tra due consiglieri del ducato esterni all’università nel maggio 1620. L’Autore dimostra, sulla base di documentazione archivistica, come Friedrich Hortleder utilizzasse la ricca biblioteca nonché gli scritti di Johann Wilhelm Neumair von Ramsla (1572-1641), profondo conoscitore della cultura storiografica e politico-giuridica dell’Europa del tempo.

Nell’ultimo capitolo, il nono (pp. 291-330), al centro dell’attenzione sono le opzioni politiche di Weimar dopo la sconfitta della Montagna Bianca e la minaccia del bando imperiale come nuovo fondamento per la decisione dell’entrata in guerra, nonché la continuazione della guerra fino al 1623 e la Teutsche Friedbund come progetto di alleanza e pace.

La monografia di Marcus Stiebing è davvero esemplare per contenuti e metodo di ricerca.

 

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