VI, 2023/1

Lorenzo Benadusi, Vincenzo Lagioia (eds.)

In segreto

Review by: Elena Riva

Editors: Lorenzo Benadusi, Vincenzo Lagioia
Title: In segreto. Crimini sessuali e clero tra età moderna e contemporanea
Place: Sesto San Giovanni
Publisher: Mimesis
Year: 2022
ISBN: 9788857586748
URL: link to the title

Reviewer Elena Riva

Citation
E. Riva, review of Lorenzo Benadusi, Vincenzo Lagioia (eds.), In segreto. Crimini sessuali e clero tra età moderna e contemporanea, Sesto San Giovanni, Mimesis, 2022, in: ARO, VI, 2023, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2023/1/in-segreto-elena-riva/

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Il bel volume In segreto. Crimini sessuali e clero tra età moderna e contemporanea curato da Lorenzo Benadusi e Vincenzo Lagioia per i tipi di Mimesis costituisce un ulteriore e importante tassello del filone di studi, ormai consolidato, sulla storia della sessualità, della giustizia e sulla storia sociale e religiosa.

I due curatori e gli autori, nel loro complesso, si pongono un obiettivo coraggioso: riflettere sul silenzio e sull’occultamento degli abusi sessuali del clero e sul segreto, inteso non solo come la modalità con cui i criminali hanno agito ma, al tempo stesso, anche come l’approccio con cui la Chiesa e la società hanno taciuto sulle loro malefatte. Secretum inteso, quindi, «come separatezza, come ambito specifico che deve rimanere nettamente distinto dalla società civile, perché regolato da norme e procedure particolari» (Introduzione, p. 21).

Va da sé che le accuse che hanno travolto nel corso degli ultimi anni la Chiesa, rischiando di minarne le fondamenta, rendono complesso e delicato l’approccio al tema. Se da un lato non è più possibile tacere su questo genere di crimini, tanto che anche molti uomini delle istituzioni ecclesiastiche, e il pontefice in primis, non si sottraggono alla presa di coscienza e alla conseguente denuncia dei loro pari, dall’altro si rischia di individuare nella pedofilia un aspetto intrinseco allo status clericale, «una peste che si propaga al suo interno grazie al perdurare del celibato» (ibidem) e di fare di ogni erba un fascio riguardo ai religiosi.

Non è però il caso del volume in questione, il quale si distingue per l’approccio scientifico al tema e per il tentativo di rispondere, senza che pregiudizi ideologici di partenza ne inficino i risultati finali, al suo mandato principale, quello cioè di cogliere gli aspetti problematici della strategia dell’occultamento messa in atto storicamente dalla Chiesa rispetto ai crimini sessuali del clero verso i minori e di come si sia alimentata una cultura del silenzio nell’ambito religioso attraverso il metodo storico e l’interpretazione delle fonti. La riflessione degli autori, quindi, si muove su un difficile equilibrio fra visibile e invisibile, fra crimini e colpe che non devono essere celati e macchie che devono invece scomparire, fra cultura del segreto e timore dello scandalo attraverso uno sguardo diacronico che evidenzia come non si debbano proiettare sul passato sensibilità e sguardi del presente.

Tutti i saggi del volume, infatti, nella loro disamina dei crimini e delle strategie con le quali la Chiesa li ha occultati, affiancano la consapevolezza che il cambio di paradigma avvenuto nell’ultimo decennio riguardo al giudizio su tali crimini da parte delle istituzioni ecclesiastiche e della società tutta, ha necessariamente restituito importanza all’analisi storica e all’approccio metodologico dello storico che possono aiutare a meglio comprendere il secretum della Chiesa e la mentalità ad esso sottesa. Non vi è dubbio, infatti, che grazie all’azione congiunta dello Stato, della società civile e delle stesse istituzioni ecclesiastiche, con papa Francesco in testa, unitamente alla libertà sessuale che da decenni caratterizza l’Occidente, l’interesse dell’opinione pubblica si sia finalmente spostato sulle vittime, arrivando a concepire lo stupro come un atto non contro la morale, ma contro la persona.

Ed è proprio all’interno di questo paradigma interpretativo mutato che lo storico può essere utile, invitando l’opinione pubblica a non leggere il passato con gli occhi del presente. Occorre quindi confrontarsi con mentalità, parole e categorie che hanno avuto nel corso del tempo approcci differenziati, i quali hanno necessariamente influenzato anche l’attività giudiziaria e la produzione normativa e quindi anche la narrazione storica della pedocriminalità, non solo nel mondo religioso, ma anche in quello laico.

Come rimarcano i curatori, infatti, «l’idea di tutela dell’infanzia è ad esempio un’acquisizione piuttosto recente e la concezione stessa del minore varia nel tempo, a seconda del diverso modo di concepire l’età del consenso e l’acquisizione di una capacità di intendere e volere e quindi di discernere e valutare» (p. 27).

L’acuta introduzione di Didier Lett pone subito in evidenza molti dei punti focali affrontati dal volume, vale a dire il peso del presente sulla riflessione storiografica e sulle scienze sociali, la condanna in tutte le epoche, all'interno della società cristiana, di un crimine spesso nascosto, l’evoluzione del vocabolario con cui si affronta il tema e la narrazione storica della pedocraminalità. Nella sua riflessione Lett parte da una prospettiva solida, in qualità di studioso del fenomeno in ambito laico, soprattutto familiare, nella Bologna del XIV-XV secolo [1]. Lett constata come molti autori del volume (cfr. Marco Marzano ad esempio), all’interno della loro riflessione pongano il tema del celibato ecclesiastico e ci si chiede se il voto di castità sia la causa diretta della difficoltà a controllare i propri impulsi sessuali. Si tratta di una questione scivolosa e delicata, anche per i problemi di prossimità con la sodomia (intesa come pratica omoerotica), la pederastia (tema classico) e la pedofilia in senso stretto all’interno di un dibattito che ha portato a considerare, per l’età contemporanea, l’azione pedofila come criminale mentre quella omosessuale come forma legittima del vivere le proprie sessualità. Per l’ambito ecclesiastico quindi si tratterebbe, con riferimento all’oggi, di disciplina canonica riguardante il celibato (omosessualità praticata come pure eterosessualità praticata) ben diversa dall’azione criminale pedofila.

Lett offre anche uno sguardo importante sul lavoro dello storico e quindi sullo scavo d’archivio, molto presente nel volume soprattutto nei saggi di Vincenzo Lagioia e Tommaso Scaramella, e sull’empatia generata dalla lettura dei documenti. La riflessione sulle fonti, in particolare quelle giuridiche, è fondamentale. Si nota come il linguaggio giuridico notarile con cui si descrivono l’atto e le sue conseguenze non sempre sia asettico e privo di componenti emotive rendendo così difficile, per lo storico, narrare gli eventi. Può accadere, infatti, che si raccolgano informazioni molto concrete sullo stupro stesso e che queste siano ancora più realistiche e dettagliate relativamente alle conseguenze fisiche lasciate sui corpi delle giovani vittime, come nei casi trattati da Vincenzo Lagioia e da Tommaso Scaramella in questo volume. L’emozione provata scavando tra le poche righe che espongono il corpo distrutto della vittima, soprattutto bambini, è ambivalente. «Lo studioso – evidenzia Lett – si compiace di poter raccogliere dettagli importanti da fonti giudiziarie solitamente piuttosto aride, in relazione a tematiche scarsamente frequentate, e nel contempo è assalito da un senso profondo di disgusto e disagio. Raggiunto da emozioni contrastanti, alza per qualche istante gli occhi dal registro, guarda il mondo intorno a sé, fa una pausa, esce dall’archivio prima di immergersi di nuovo nella lettura analitica dei piccoli corpi straziati, di giovani e giovanissimi gravemente danneggiati a livello psichico, per continuare a svolgere la sua professione. Ora deve scrivere ciò che ha 'visto', mantenendo quella giusta distanza capace di evitargli una duplice trappola, quella di cadere nell’eufemismo oppure nel voyeurisme» (p. 20).

Una particolare attenzione alle fonti è presente nel bel saggio di Vincenzo Lagioia, autore che si è già ampiamente occupato dell’argomento nel volume, curato con Fernanda Alfieri, Infami macchie. Sessualità maschili e indisciplina in età moderna (Viella, 2018) e ancora nel numero monografico di «Clio. Femmes, Genre, Histoire» Abuser/forcer/violer, 52, 2020, a cura di Didier Lett, Sylvie Steinberg e Fabrice Virgili. Grazie all’analisi documentale, Lagioia pone questioni ancora una volta centrali per l’epoca moderna, riguardanti l’età del puer e quindi quella che la criminalistica considerava età del consenso e della maturità sessuale. Sulla questione dell’età avevano riflettuto, tra gli altri, Ottavia Niccoli (Il seme della violenza. Putti, fanciulli e mammoli nell’Italia tra Cinque e Seicento, Roma-Bari, Laterza, 2007), Oscar Di Simplicio (Luxuria. Eros e violenza nel Seicento, Roma, Salerno, Editrice, 2011). Ancora una volta emergono prossimità «problematiche» tra le categorie criminali dello stuprum cum puero e la sodomia, i cui effetti culturali hanno toccato l’epoca contemporanea. Dall’elogio della pederastia si è passati alla condanna con la conseguente attenzione all’età anagrafica e al consenso che si è spostato sempre più in alto. Del resto questo permette di entrare meglio nella dinamica del secretum, del silenzio, che è di natura sociale e non solo corporativa, legata quindi al mondo clericale. Nelle pagine di Lagioia altrettanto interessanti sono le considerazioni del cardinale De Luca e quelle sull’amore socratico richiamato da Voltaire nel Dizionario filosofico che rimandano, ancora una volta, al tema che l’attrazione verso un giovane preadolescente sia quasi «naturale». Ancora una volta, l’autore richiama la storiografica classica sul tema della sovrapposizione tra pederastia e omosessualità[2]. Nel saggio vi sono anche importanti riferimenti al tema dell’educazione e della formazione dei giovani nei collegi (Encyclopédie), i cui effetti esploderanno nella contemporaneità con gli scandali degli abusi sessuali e di un’educazione coercitiva perpetrati nelle scuole cattoliche.

Tommaso Scaramella, noto per il suo Un doge infame. Sodomia e nonconformismo sessuale a Venezia nel Settecento (Marsilio, 2021), riflette invece sulla categoria storica della violenza, sulle retoriche e sulla prassi, e sull’esperienza dei territori veneziani. Il dato riportato da Scaramella conferma quello già sondato per altri territori e, per tale ragione, l’analisi di documenti d’archivio si rivela centrale.

Vincenzo Lavenia offre invece una panoramica su abusi su minori e clero nel lungo Ottocento. Anch’egli parte da una prospettiva storiografica solida, avendo dedicato alla sodomia diversi saggi, anche in riviste internazionali[3]. Il saggio presente in questo volume restituisce un’immagine ampia di un complesso Ottocento. Di respiro sono le aperture alla letteratura francese come pure le posizioni teologico-morali [Jean-Pierre Gury (1850), Antonio Ballerini (1866), Augustin Lehmkuhl (1903), o quello di padre Giuseppe D’Annibale (1874)] e quelle di Antonelli e Gemelli. Non sfugge la riflessione sulla medicalizzazione del crimine con lo sguardo sulla sessualità infantile. Le pagine sul caso Dreyfus e sulla battaglia per la laicità sono di particolare intensità.

Una prospettiva di lettura più contemporanea dell’età giolittiana è quella offerta invece da Lorenzo Benadusi, che ha inciso nella riflessione storiografica internazionale con saggi di successo[4]. Nel saggio presente in questo volume, che lo vede curatore insieme a Vincenzo Lagioia, egli affronta questioni di storia culturale e sociale che toccano l’anticlericalismo e la pedofilia nel periodo giolittiano. Le osservazioni sono acute e mostrano una serie di contraddizioni cifra di un’opinione pubblica (Il maiale nero, L’Asino, ecc.) dai tratti spesso violenti. Scrive infatti che «la storia della pedofilia è dunque la storia di una grande paura, che assume però nel corso del tempo forme e gradi d’intensità diversi. Il bambino indifeso è da questo punto di vista l’incarnazione perfetta dell’innocente da proteggere da una violenza che rischia di scardinare le basi stesse della società, perché rompe il patto intergenerazionale di tutela degli adulti sui minori» (p. 134). I diversi casi presentati da Benadusi, con rigore e attenzione critica, permettono di riflettere nuovamente sulla questione del celibato ecclesiastico e «di non ridurre ogni spiegazione a fattori mono-causali, ma a prendere in considerazione più elementi: predisposizione, selezione e ambiente, innanzitutto» (p. 190) come pure sul fatto che il tema della pedofilia in ambito clericale venga posto in luce su organi di diffusione mediatica per la prima volta.

In qualità di sociologo e a conclusione del volume, Marco Marzano presenta invece un’indagine ampia e accurata sul fenomeno degli abusi sessuali del clero d’oggi, avvalendosi di un’imponente bibliografia internazionale. Il confronto con le inchieste europee e internazionali mostra le debolezze del sistema italiano e della volontà di agire in maniera profonda sull’analisi del fenomeno criminale. Marzano, da anni concentrato sulle ricerche di ambito ecclesiastico con libri di successo, non ultimo La casta dei casti. I preti, il sesso e l'amore (Bompiani, 2021), ritorna sui fattori istituzionali e organizzativi e sulle disfunzioni sistemiche che portano alle dimensioni di un fatto ormai enorme.

In conclusione il volume affronta con sagacia e metodo scientifico un tema delicato ma molto attuale nella società contemporanea. Scevro da pregiudizi ideologici oltre che basato su una accurata e approfondita ricerca archivistica e su una solida letteratura nazionale e internazionale, esso può porsi certamente come un punto di riferimento per ulteriori approfondimenti sul tema.

 

[1] Si ricordi infatti la sua recente pubblicazione Viols d’enfants au Moyen Âge. Genre et pédocriminalité à Bologne, XIVe-XVe siècle, Paris, Presses universitaires de France, 2021.

[2] M. Rocke, Forbidden Friendships: Homosexuality and Male Culture in Renaissance Florence, Oxford - New York, Oxford University Press, 1996; M. Baldassari, Bande giovanili e «vizio nefando». Violenza e sessualità nella Roma barocca, Roma, Viella, 2005; U. Grassi, L' offizio sopra l'onestà. Il controllo della sodomia nella Lucca del Cinquecento, Sesto San Giovanni, Mimesis, 2014.

[3] Si ricordano i contributi di Lavenia nei volumi di U. Grassi e G. Marcocci, Le trasgressioni della carne. Il desiderio omosessuale nel mondo islamico e cristiano, secc. XII-XX, Viella, 2015, e di F. Alfieri - V. Lagioia, Infami macchie. Sessualità maschili e indisciplina in età moderna oltre al suo Un'eresia indicibile. Inquisizione e crimini contro natura in età moderna, Bologna, EDB, 2015. Con Francesco Benigno, Lavenia ha altresì dedicato al tema in questione uno studio specifico uscito per Laterza nel 2021 con il titolo Peccato o crimine. La Chiesa di fronte alla pedofilia.

[4] Si ricorda per tutti Il nemico dell'uomo nuovo: l'omosessualità nell'esperimento totalitario fascista pubblicato in italiano per Feltrinelli nel 2005 e 2021 e apparso in inglese nel 2012 per la University of Wisconsin Press, con il titolo The Enemy of the New Man: Homosexuality in Fascist Italy.

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