VI, 2023/1

H. Glenn Penny

German History Unbound

Review by: Cristiano La Lumia

Authors: H. Glenn Penny
Title: German History Unbound. From 1750 to the Present
Place: Cambridge
Publisher: Cambridge University Press
Year: 2022
ISBN: 9781316649916
URL: link to the title

Reviewer Cristiano La Lumia - Scuola Superiore Meridionale, Napoli

Citation
C. La Lumia, review of H. Glenn Penny, German History Unbound. From 1750 to the Present, Cambridge, Cambridge University Press, 2022, in: ARO, VI, 2023, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2023/1/german-history-unbound-cristiano-la-lumia/

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Si può scrivere una storia della Germania senza fare dello stato tedesco il protagonista della narrazione? È possibile ricostruire le vicende che hanno attraversato la storia tedesca senza porre al centro il nazismo, la violenza delle guerre mondiali o la Shoah? Questa è la sfida che si è posto l’autore – docente di German History alla University of California di Los Angeles (UCLA) – con il suo ultimo lavoro, che è il frutto non soltanto di un trentennio di ricerca sulla storia delle comunità tedescofone in America Latina, ma di una stagione di studi che, da almeno due decenni, ha visto diversi storici, come David Blackbourn, Sebastian Conrad, Jürgen Osterhammel, Pieter Judson e Stefan Rinke, impegnati a rileggere la storia tedesca in ottica globale.

L’obiettivo è raccontare la storia multiforme e policentrica delle tante comunità tedescofone e dei milioni di tedeschi che dalla seconda metà del Settecento fino ai giorni nostri sono emigrati e hanno abitato in luoghi lontani dai confini del Sacro Romano Impero e degli stati tedeschi. L’intento è non soltanto di decentrare la storia tedesca ma, al contempo, anche di integrare in essa le vicende di quegli individui e comunità per offrire un ritratto della Germania più ampio, ricco di sfumature e plurale. L’etichetta di «tedesco» appare quindi insufficiente a restituire la complessità di questo intreccio di identità e legami, tanto che si preferisce usare quella di «Germans plus», più adatta a tenere insieme quel coacervo di identità, religioni, dialetti e appartenenze politiche. Proprio in questa operazione, che è linguistica e metodologica al tempo stesso, come si evince dal titolo del saggio, si concentra lo sforzo principale dell’autore per slegare (o liberare, se si preferisce) la storia tedesca dalla gabbia del nazionalismo metodologico. Fare luce sulla flessibilità e varietà del significato della parola «tedesco» a seconda dei contesti geografici e dei frangenti storici è funzionale, per dirla con parole dell’autore «to generate a new set of narratives that can help us analyze and understand people’s actions and attitudes in particular historical situations» (p. 26).

Il saggio segue un arco cronologico che va dalla seconda metà del Settecento fino alla fine del XX secolo e si articola attorno ad alcuni concetti chiave che vengono esaminati nei vari frangenti storici, come mobilità, localismo, diversità, tolleranza, policentrismo, resilienza e appartenenze multiple. Ad essere protagonisti della ricostruzione sono, quindi, i milioni di uomini e donne «tedeschi» che nel corso dei secoli si sono spostati dai loro luoghi di nascita per stabilirsi in territori distanti e molto diversi fra loro, dando così vita a comunità tedescofone all’interno degli imperi multietnici come quello russo, asburgico e ottomano o in quelli coloniali controllati da Francia e Gran Bretagna, oppure ancora in America Latina e Cina. A loro volta, tali comunità non erano isolate o slegate fra loro, bensì unite da una fitta rete di connessioni familiari, personali, economiche, religiose e culturali e a loro volta caratterizzate da un elevato tasso di mobilità, come dimostrano il caso dei Mennoniti o i fitti scambi epistolari da una sponda all’altra dell’Atlantico.
Dall’Europa orientale all’Australia, dal Giappone all’Argentina, passando per il Sudafrica e gli Stati Uniti, l’autore ricostruisce la storia di quella che è stata la emigrant nation per eccellenza, specialmente nel suo significato herderiano di «comunità culturale» (Kulturgemeinschaft), ma anche di aggregato tutt’altro che omogeneo, attraversato da profonde differenze confessionali, sociali, linguistico-dialettali, di genere e origine geografica. Tale natura poliedrica, inclusiva e multiforme si è manifestata nella coesistenza di una comune appartenenza alla grande famiglia delle reti germanofone sparse nel mondo e nella capacità di essere anche leali cittadini di stati e imperi differenti.

L’autore dialoga con una vasta storiografia che ha posto in evidenza le continuità cronologiche e spaziali di movimenti migratori le cui radici risalivano all’età moderna, come dimostravano le tante comunità tedescofone che abitavano nell’Europa orientale già dal XVI secolo. Nondimeno, se l’età contemporanea rappresenta un salto di qualità per via degli intensi processi di globalizzazione, l’emigrazione dalle terre di lingua tedesca crebbe in termini numerici a ritmi sorprendenti (basti pensare al caso degli Stati Uniti, dove i milioni di individui di origine tedesca divennero nel giro di pochi decenni la prima comunità immigrata dopo quella anglo-sassone), pur conservando il proprio particolarismo e la capacità di far convivere identità multiple. Merito del saggio è riuscire a restituire l’estrema varietà di situazioni all’interno di una cornice narrativa unitaria, affiancando alle ricostruzioni storiche consolidate letture originali e punti di vista innovativi.

All’interno di questi processi di lungo periodo si colloca anche la nascita dello Stato tedesco, che ha grandemente beneficiato in termini economici, commerciali e politici di questa rete germanofona globale, pur senza mai riuscire ad averne il controllo né tantomeno il monopolio. Le due guerre mondiali con la persecuzione massiccia dei «tedeschi» in nome della loro comune origine nazionale e della loro vera o presunta connivenza con l’imperialismo guglielmino o con il regime nazista provocarono il tracollo di molte di quelle reti e comunità, costrette a fare i conti con la violenza e la persecuzione figlie della politicizzazione radicale dell’origine nazionale. Nondimeno, l’autore sottolinea anche la resilienza di quelle reti che, resistendo spesso alle pulsioni nazionaliste provenienti anche dalla Germania, seppero ricostruirsi sfruttando la propria poliedricità – come dimostrano i casi degli stretti rapporti economico-finanziari tra la Repubblica di Weimar e l’America Latina tra le due guerre, oppure il caso dei sassoni della Transilvania che mantennero viva la propria «germanicità» anche nella Romania comunista e costruirono solidi rapporti culturali con la DDR.

Infine, una storia tedesca che tenga conto di queste articolate e complesse connessioni fornisce anche strumenti adeguati a comprendere la Germania post-riunificazione. La natura plurale dell’odierna società tedesca, testimoniata dalla vasta presenza di identità miste come quella turco-tedesca, rumeno-tedesca, ecc., rappresenta la riformulazione di quelle tante storie che sono racchiuse nell'identità tedesca stessa.

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