V, 2022/3

Paolo Pombeni

L'apertura

Review by: Giovanni Bernardini

Authors: Paolo Pombeni
Title: L'apertura. L'Italia e il centrosinistra (1953-1963)
Place: Bologna
Publisher: Il Mulino
Year: 2022
ISBN: 9788815295019
URL: link to the title

Reviewer Giovanni Bernardini - FBK-ISIG e European University Institute

Citation
G. Bernardini, review of Paolo Pombeni, L'apertura. L'Italia e il centrosinistra (1953-1963), Bologna, Il Mulino, 2022, in: ARO, V, 2022, 3, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2022/3/lapertura-giovanni-bernardini/

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Vi sono due ragioni molto semplici per cui la storia del primo centro-sinistra è ancora materia di contesa a ben sessant’anni dalla sua nascita. La divergenza di interpretazioni, spesso aspra, che non ha mai smesso di accompagnarlo dagli anni Sessanta del secolo scorso, è dovuta innanzitutto al fatto che esso costituì il tentativo ambizioso di rispondere sul piano governativo alla frattura storica che stava caratterizzando l’Italia negli anni del «miracolo economico»: un’epoca in cui (per dirla con un grande interprete di quel periodo) per la società italiana cambiò «il modo di produrre e di consumare, di pensare e di sognare, di vivere il presente e di progettare il futuro»[1]. La seconda ragione, fortemente connessa alla prima, è che centro-sinistra fu, o sarebbe dovuto essere, molto più di una semplice coalizione tra forze politiche diverse sotto l’egida di un programma comune: esso rappresentava l’incontro tra due delle più radicate e durature culture politiche italiane, quella cattolica e quella socialista, impegnate a superare decenni di diffidenza e contrapposizione, che la breve parentesi di collaborazione 1943-1947 non aveva rimosso e che certamente il nuovo confronto bipolare in patria e nel mondo aveva persino rinnovato.

A fronte di tutto questo, l’ultima fatica editoriale di Paolo Pombeni compie un’operazione quantomai utile per chi voglia andare oltre la vulgata manualistica su un argomento tanto complesso. L’apertura racconta infatti, con rigore cronologico e prendendosi tutto lo spazio necessario, il decennio di frenate e accelerazioni che condussero all’astensione socialista al governo Fanfani IV (1962) e un anno più tardi alla nascita del primo «centrosinistra organico» sotto la guida di Aldo Moro. Sullo sfondo di un’Italia che cambiava pelle, della folle corsa del «miracolo» che iniziava a rallentare, di attori culturali che faticano a tenere il passo del rinnovamento sociale, Pombeni concentra l’attenzione sul vasto campo della politica, cui partecipavano certamente i partiti, le loro correnti e i loro elettorati, ma anche altri attori che ebbero un ruolo di primo piano nel favorire, ostacolare o condizionare la nuova formula di governo. Tra questi, non è un mistero, uno dei più importanti era Chiesa: uno degli elementi di maggiore interesse nella lettura del libro risiede nella profonda conoscenza della teoria e della prassi del cattolicesimo politico italiano da parte dell’autore, che gli consente di mostrare quanto esso si presentasse all’appuntamento storico diviso da conflitti interni sulla nascita del centrosinistra, persino dentro alle stanze vaticane.

Tra i tanti motivi d’interesse per il lettore, almeno due meritano una menzione speciale. Innanzitutto, Pombeni è abile a ritracciare nelle parole e negli scritti di molti protagonisti, addirittura a far tempo dall’ultimo De Gasperi (deceduto nel 1954), la sensazione diffusa che una simile operazione fosse iscritta nell’orizzonte degli eventi ineluttabili: per sottrarre il governo del Paese all’anacronistica formula centrista, per allargare le basi della democrazia, per rompere almeno in parte l’equilibrio bloccato che teneva in scacco la politica nazionale. Con lo scorrere dei capitoli, cresce nel lettore la percezione che proprio il protrarsi per più di un decennio di tale ineluttabilità abbia nuociuto gravemente alla nascita dello stesso centrosinistra, spingendo con largo anticipo i suoi (tanti) oppositori dentro e fuori dalle istituzioni a organizzarsi non tanto attorno a un progetto politico alternativo, quanto al depotenziamento e alla sterilizzazione del suo potenziale riformatore rispetto agli interessi costituiti. Quanto ai suoi fautori, anche i più impegnati, la ricostruzione di Pombeni lascia l’impressione che l’assoluta necessità di dare un esito positivo alle trattative abbia spinto molti di essi a riconsiderare al ribasso i progetti e le aspettative programmatiche, con un conseguente annacquamento del quadro complessivo e una forte disomogeneità dei risultati. Anche nel caso di una valutazione sostanzialmente positiva dei risultati del primo centrosinistra, dunque, si può sostenere che una ricostruzione puntuale della sua gestazione come quella offerta dal volume di Pombeni sia indispensabile per comprenderne i vizi di fabbrica e per non attribuire i fallimenti soltanto alla sua fase operativa.

Il secondo aspetto ad emergere dalle pagine del libro è che la storia del centrosinistra è costellata di fantasmi. Come quello che agitava le riflessioni e le iniziative di Aldo Moro: l’idea che la convivenza all’interno della Democrazia Cristiana delle sue tante anime, in termini sia di potere sia di ispirazione politica, potesse non sopravvivere alla fine del centrismo e alla nuova necessaria scelta di campo. Le pagine del libro lasciano intravedere chiaramente quanto complesse e contraddittorie fossero le spinte che si agitavano nel partito di maggioranza relativa e quanto arduo fosse il lavoro dialettico e politico di chi cercava una sintesi per traghettarlo interamente a sostegno della nuova formula governativa, cercando al contempo di limitare l’ingerenza delle sfere vaticane senza perderne il supporto politico ed elettorale. Quanto al campo socialista, il libro restituisce pienamente la tragicità della figura del segretario Nenni, convinto che il centrosinistra fosse innanzitutto necessario per impedire qualunque svolta in senso autoritario nel Paese, una possibilità rilanciata dalla breve ma tragica parentesi del governo Tambroni. Per Nenni, addirittura, si trattava di riparare all’inadeguatezza che il PSI aveva mostrato negli anni Venti, incapace di governare e di impedire così l’ascesa del fascismo: un riferimento certamente alto, che però lo condusse (insieme al suo partito) ad accettare un forte ridimensionamento della spinta riformista pur di non offrire argomenti ai moderati della DC e ai tanti oppositori nella società.

Ben prima del «tintinnar di sciabole», del lavorio sotterraneo dei gruppi di potere, delle crisi economiche congiunturali che avrebbero messo fine al «miracolo», le radici dei successi e dei limiti del centrosinistra risiedevano dunque in gran parte nei suoi anni di formazione. L’apertura li ricostruisce con puntualità e rigore, aggiungendo un tassello di pregio al mosaico della storia della cosiddetta «Prima Repubblica».

 

[1] G. Crainz, Storia del miracolo italiano, Roma, Donzelli, 2005, p. VII.

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