Reviewer Antonio Chemotti - Instytut Sztuki Polskiej Akademii Nauk-Institute of Art of the Polish Academy of Sciences (Varsavia)
CitationI riti funebri delle élite nell’Europa medievale e moderna hanno attratto un intenso e duraturo interesse storiografico. Già il classico I due corpi del re di Ernst Kantorowicz, pubblicato ormai più di sessanta anni fa, discuteva i cosiddetti doppi funerali in effige delle case reali e principesche allo scopo di delucidare il contraltare cerimoniale della ben nota teoria su corpo naturale e corpo politico. Nei decenni successivi l’attenzione a queste tematiche non è scemata e ha anzi ricevuto nuova linfa anche grazie all’affermarsi della storia della morte come una branca riconosciuta delle discipline storiche. La letteratura scientifica che affronta le esequie solenni è dunque assai estesa e caratterizzata da una notevole molteplicità di approcci: dall’erudizione antiquaria alle più recenti metodologie mutuate dalla storia delle emozioni. Quello che rappresenta una innegabile ricchezza per lo specialista può, tuttavia, disorientare il lettore volenteroso ma alle prime armi, come ho sperimentato io stesso quando, dottorando in musicologia con una tesi sulla musica per la liturgia dei defunti nell’Italia post-tridentina, ho cercato di approfondire il tema delle esequie solenni da una prospettiva storico-culturale.
Non si può dunque che plaudire alla pubblicazione di Princely Funerals in Europe, 1400-1700: Commemoration, Diplomacy, and Political Propaganda, un volume curato da Monique Chatenet, Murielle Gaude Ferragu e Gérard Sabatier, che prende in considerazione i riti funebri delle élite perseguendo un ampio focus geografico e cronologico, appunto l’Europa tra 1400 e 1700. I sedici contributi di diversi autori sono distribuiti in tre sezioni dedicate al quindicesimo, sedicesimo e diciassettesimo secolo e, contrariamente a quanto avviene in numerose raccolte di saggi, non si tratta di studi specialistici genericamente attinenti al tema principale, ma di introduzioni alle tradizioni cerimoniali di maggiore rilievo nel panorama europeo. La sezione sul Quattrocento, ad esempio, comprende saggi sui riti funebri del papato, delle case reali di Francia e Inghilterra, dei ducati di Borgogna, Milano e Savoia, così come di imperatori, re e principi nelle terre tedesche. Il volume è arricchito da numerose illustrazioni e da bibliografie divise per capitolo che rispecchiano la summenzionata vivacità del campo di studi. L’aver voluto mappare i riti funebri solenni in diverse epoche e regioni è senz'altro il pregio principale di questo volume, che contribuisce quindi a superare la deleteria frammentazione degli studi in tradizioni nazionali, con pubblicazioni in francese che studiano la Francia, pubblicazioni in italiano che studiano l’Italia e via dicendo. Il fatto che l’intero volume sia redatto in lingua inglese permette il trasferimento dei saperi oltre le barriere linguistiche e questo contribuirà certamente a favorire un approccio comparatistico alle diverse tradizioni cerimoniali che contraddistinguevano il panorama europeo, consentendo di cogliere similitudini e divergenze nonché di evidenziare la longue durée di alcune tradizioni cerimoniali. Leggendo il volume, si può ad esempio seguire la diffusione europea dell’uso dell’effige per sostituire il corpo del defunto: questa soluzione sembra essere stata usata già nel Trecento in Inghilterra per poi essere adottata in Francia nel primo Quattrocento (vedi i capitoli 2 e 4). A metà Cinquecento, essa compare anche nel ducato di Ferrara, in un tentativo di promuovere il potere ducale adottando una soluzione cerimoniale con una chiara connotazione reale e francesizzante (si veda il Capitolo 10). L’uso dell’effige non attecchisce invece nelle terre tedesche, come evidenziato nel Capitolo 5.
Nonostante gli aspetti positivi appena delineati, il volume non è purtroppo scevro da alcune gravi mancanze. Pur apprezzando la volontà di consentire uno sguardo equilibrato su diverse tradizioni cerimoniali, la scelta dei contributi ha creato squilibri che reputo dannosi. Da un punto di vista geografico, l’Europa esibita nel titolo è in realtà ridotta alla sola Europa occidentale, con la maggioranza dei capitoli dedicati a Francia e Italia, sottorappresentando così l’Europa centrale e omettendo del tutto quella orientale. Ciò genera anche uno squilibrio di natura confessionale: è francamente assurdo che, alla luce dei profondi mutamenti nella teologia dei riti funebri introdotti dalla Riforma, nella sezione sul sedicesimo secolo non si trovi nulla sulle esequie in ambito protestante.
Concentrandoci sui singoli saggi, si nota subito che alcuni autori sembrano aver introiettato l’atteggiamento del maestro di cerimonie nello stilare resoconti minuziosi. Tutta questa attenzione ai dettagli non è di per sé negativa, ma purtroppo non è sempre bilanciata da un corrispondente sforzo interpretativo e si sente la mancanza di chiavi di lettura che rivelino i significati profondi dei riti che vengono descritti, così come di una riflessione sul perché tali riti dovrebbero mai interessare un lettore del ventunesimo secolo. Inoltre i curatori sembrano essere stati piuttosto tolleranti con gli autori, senza pretendere da tutti il medesimo coerente approccio. Così, mentre alcuni hanno stilato chiarissime introduzioni, altri non hanno fatto un comparabile sforzo per venire incontro al lettore. Una certa disomogeneità interessa anche aspetti editoriali di non secondaria importanza: non si capisce ad esempio perché le citazioni appaiano a volte in lingua originale e traduzione in inglese (p. 66), altre solo in lingua originale (p. 175) e altre ancora solo tradotte in inglese (p. 265).
In quanto musicologo non posso infine esimermi dal notare con rammarico che, sebbene gli apparati artistici vengano spesso tematizzati nei singoli contributi, la musica sia completamente dimenticata, eccettuati rari e generici riferimenti che non permettono di comprenderne il ruolo fondamentale. Nemmeno il suono in generale riceve attenzione, nonostante l’analisi dello spazio sonoro sia ormai una metodologia storiografica comune e le fonti sulle esequie solenni siano, nella mia esperienza, ricchissime di informazioni in tal senso.
I limiti evidenziati rendono la lettura dalla prima all’ultima pagina di Princely Funerals in Europe meno soddisfacente di quanto sperato, ma il volume rappresenta comunque una gradita pubblicazione che faciliterà l’accesso a decenni di intenso lavoro storiografico e aiuterà certamente chiunque voglia intraprendere studi sulla ritualità della morte relativa alla nobiltà europea.