Reviewer Camilla Tenaglia - Isig- FBK
CitationNel 1982 nasceva a Gorizia l’Istituto di storia sociale e religiosa anche grazie allo stimolo impresso l’anno precedente da un convegno sui cattolici isontini nel XX secolo, il primo di una serie di incontri che approfondivano la storia della Chiesa goriziana fino al 1947 e a cui fecero seguito le pubblicazioni degli atti. La continuità ideale con quel percorso, il cui ultimo appuntamento risale al 1996, si unisce ora alla volontà di dare il via a una nuova stagione di ricerca.
I saggi contenuti nel libro qui recensito rappresentano infatti lavori spesso ancora in itinere, sulla cui base ci si augura di poter costruire progetti di ricerca nuovi. I contributi sono altresì di grande valore in quanto non si limitano alla letteratura secondaria, ma si avvalgono ampliamente di fonti documentarie tratte dagli archivi a quel momento consultabili. In ragione della recente apertura agli studiosi delle carte per il pontificato di Pio XII (1939-1958), la nuova disponibilità della documentazione vaticana fino al 1958 (che proprio riguardo al periodo successivo al secondo conflitto mondiale mettere a disposizione nuovi documenti) dovrebbe ora dare un nuovo e maggiore slancio a queste ricerche e la presenza di un volume di questo tipo non potrà che giovare a tale scopo.
Attraverso la trattazione di diversi aspetti di un mondo cattolico molto coinvolto nella società e nella politica del Goriziano all’indomani della guerra si rintracciano alcuni temi che potranno fornire traiettorie importanti per lo sviluppo delle nuove ricerche. In primo luogo emerge il rapporto conflittuale e problematico con il comunismo, sia in Italia, sia nella sua versione di regime in Jugoslavia. Altra questione che appare centrale è il rapporto tra i vari livelli interni alla Chiesa: in particolare quello tra i vescovi e il clero, specialmente quando persistevano differenze linguistiche, ma anche tra il clero e l’Azione Cattolica, che viveva in quegli anni profondi mutamenti. Infine, uno degli aspetti che maggiormente dovrà interessare gli studiosi che approcceranno queste tematiche sarà il loro collocamento all’interno del più ampio panorama nazionale e europeo, nonché della storia della Chiesa.
I primi due capitoli di Giovanni Vian e Raoul Pupo hanno il compito di gettare le basi di questa storia goriziana inserendola nel contesto del cattolicesimo italiano dopo la Seconda guerra mondiale da un lato e delle vicissitudini politico-amministrative del Friuli Venezia Giulia nello stesso periodo dall’altro. Da inquadramento funge anche il saggio di Enrico Baruzzo, in cui viene affrontata la posizione dell’episcopato del Triveneto, alla cui conferenza episcopale faceva riferimento l’Arcidiocesi di Gorizia. Si trattava di un consesso che si era distinto nel corso del primo Novecento per una attività costante, specialmente in merito ai rapporti con il regime fascista, e per la difesa dell’Azione Cattolica. I capitoli seguenti si articolano secondo un criterio gerarchico più che evenemenziale: la trattazione parte dall’apice della gerarchia diocesana, gli arcivescovi Carlo Margotti (Plesnicar) e Giacinto Giovanni Ambrosi (Portelli), per poi concentrarsi sulla Democrazia Cristiana (Santeusanio), sull’Azione Cattolica (Meneghel) e sulla cooperazione di credito (Iancis).
Grande punto di forza del volume è proprio l'ampio sguardo sul mondo cattolico isontino, analizzato anche nella sua estensione transfrontaliera, che non si riduce all’area sancita come italiana dal confine politico e amministrativo consolidatosi all’indomani del conflitto mondiale. Sotto questo aspetto, sono importanti i due saggi pubblicati in lingua sia slovena sia italiana, i quali si concentrano sull’amministrazione apostolica della parte slovena (Vidmar) e sulla Chiesa cattolica in Jugoslavia (Podbersič). Oltre il confine, questa volta solamente linguistico, si colloca anche il saggio di Peter Černic che si sofferma sulle necessità di riorganizzazione affrontate dai cattolici sloveni quando, dopo la fine della guerra, si trovarono sconfitti sia dal punto di vista nazionale (a seguito dell’inclusione di Gorizia in Italia), sia da quello politico poiché divennero a quel punto una minoranza interna alla minoranza slovena.
Questa nuova era della ricerca sui cattolici isontini novecenteschi, auspicata dai relatori nel 2019, potrebbe arricchirsi anche con l’approccio biografico, come dimostra il saggio di David Cusumano su Monsignor Oliviero Foschian. Attraverso l’approfondimento di una singola personalità, seppure senza avere a disposizione un corposo apparato archivistico privato, è infatti possibile comprendere meglio un periodo storico cruciale per una località, in questo caso Monfalcone, e il funzionamento della sua comunità. L’attenzione ad aspetti più circoscritti, e solo apparentemente minori, permette al contempo di mettere in luce dinamiche che animavano anche il cattolicesimo italiano in generale. Molto importante sotto questo aspetto risulta quindi il saggio di Renzo Boscarol che chiude il volume con un’analisi anche quantitativa della consistenza della Chiesa goriziana tra il 1947 e il 1962, dal trattato di pace alla fine dell’episcopato di Ambrosi (1951-1962). Degno di nota è il paragrafo in cui si dà conto della presenza degli ordini sacri, troppo spesso ignorati in questo tipo di studi e sui quali si spera di vedere un rinnovato interesse.
Purtroppo il volume soffre di una pesantissima assenza: quella delle donne, che non compaiono né nell’elenco dei contributori, né all’interno della trattazione. Le associazioni cattoliche femminili sono infatti citate solo marginalmente, nonostante si noti come la Gioventù Femminile fosse la società che contava il maggior numero di iscritti (p. 207) e, secondo quanto ricorda en passant Ferruccio Tassin, «le donne svolg[essero] un’azione silenziosa e utilissima» (p. 141). Poiché però il volume si propone quale punto di partenza e non di arrivo della storiografia sui cattolici isontini nel Novecento, speriamo che questa grave lacuna possa essere colmata da nuove ricerche che si aprano anche in questa direzione.