IV, 2021/2

Andrea Bonoldi, Andrea Leonardi, Cinzia Lorandini (eds.)

Wartime and Peacetime Inflation in Austria-Hungary and Italy (1914–1925)

Review by: Maddalena Guiotto

Editors: Andrea Bonoldi, Andrea Leonardi, Cinzia Lorandini
Title: Wartime and Peacetime Inflation in Austria-Hungary and Italy (1914–1925)
Place: Stuttgart
Publisher: Franz Steiner
Year: 2019
ISBN: 9783515124546
URL: link to the title

Reviewer Maddalena Guiotto - Fondazione Museo Storico del Trentino

Citation
M. Guiotto, review of Andrea Bonoldi, Andrea Leonardi, Cinzia Lorandini (eds.), Wartime and Peacetime Inflation in Austria-Hungary and Italy (1914–1925), Stuttgart, Franz Steiner, 2019, in: ARO, IV, 2021, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2021/2/wartime-and-peacetime-inflation-in-austria-hungary-and-italy-19141925-maddalena-guiotto/

PDF

Tutti i paesi che presero parte alla Prima guerra mondiale dovettero fare i conti con un’inflazione più o meno intensa che continuò anche dopo la guerra  e in alcuni casi divenne iperinflazione. Vi erano stati alcuni episodi inflazionistici abbastanza importanti anche in precedenza, spesso collegati a guerre o a grandi sconvolgimenti politici, ma l’intensità e la durata dell’inflazione durante e dopo la Grande guerra erano di un ordine completamente diverso.

Questo recente volume collettaneo prende in esame il fenomeno nella Monarchia asburgica e negli Stati successori di Austria e Ungheria da un lato e nel Regno d’Italia dall’altro. Erano paesi che durante il conflitto furono accumunati dal destino di essere l’uno il «vero nemico» dell’altro e che nel dopoguerra si riavvicinarono, sebbene nella nuova condizione di squilibrio venutasi a creare tra il Regno d’Italia e la neonata piccola Prima Repubblica austriaca. L’Italia apparteneva al fronte dei paesi vincitori ed era in grado di esercitare il potere di influenza o di pressione tipico di una grande potenza nei confronti del suo vicino ormai assai più debole militarmente, politicamente, economicamente e anche psicologicamente, considerata la diffusa sfiducia interna e le forti correnti favorevoli all’annessione alla Germania. Il deprezzamento straordinario della corona austriaca nel dopoguerra era in fondo anche conseguenza di uno sviluppo psicologico. Vi era infatti nel paese una totale mancanza di fiducia. È questo il giudizio di un accorto osservatore contemporaneo, riportato da Andrea Bonoldi nella breve ma efficace Introduzione.

I saggi raccolti in questo volume, che è nato dallo scambio di idee in occasione di un workshop internazionale del novembre 2016 organizzato presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Trento, si propongono di descrivere e spiegare in una prospettiva comparata le dinamiche inflazionistiche in Austria-Ungheria e Italia, concentrandosi anche sugli effetti politici e sociali del fenomeno e sulle misure messe in atto per contenerlo.

Nel periodo bellico Austria-Ungheria e Italia – paesi comparabili per PIL pro capite e struttura economica – registrarono un’inflazione più elevata rispetto agli altri paesi in guerra ad eccezione della Russia. Questo perché nei due paesi le necessità impellenti della guerra si scontrarono con una struttura produttiva relativamente sottosviluppata, con un sistema fiscale e finanziario rigido e con restrizioni considerevoli (anche se diverse) rispetto agli scambi con l’estero. Sebbene Austria-Ungheria e Italia avessero compiuto notevoli progressi nei decenni prebellici in termini di PIL pro capite e di struttura economica, permaneva un forte divario rispetto alle economie più avanzate. Questo è quanto emerge da alcuni saggi del volume, in particolare da quello di Anatol Schmied-Kowarzik su economia di guerra e commercio illecito e sull’esaurimento economico dell’Austria-Ungheria dalla metà del 1916 alla fine della guerra, di Ágnes Pogány sul caso dell’Ungheria in fatto di inflazione e stabilizzazione finanziaria in guerra e in  pace, di Andrea Leonardi su sforzo bellico, processo inflazionistico e azioni della Banca d’Italia e di Andrea Bonoldi su economia bellica e postbellica, politica e inflazione in Austria-Ungheria e Italia dal 1914 al 1924.

Per far fronte alle spese di guerra l’Austria-Ungheria poteva ricorrere a un aumento dell’imposizione fiscale solo in misura limitata. Nel suo saggio sul finanziamento bellico austro-ungarico tra assorbimento del potere d’acquisto e inflazione, Richard Lein descrive in dettaglio come l’emissione di prestiti di guerra mobilitasse ingenti risorse, ma poiché queste riuscivano a soddisfare solo parzialmente il fabbisogno finanziario si ricorse all’aumento della circolazione monetaria sospendendo le leggi che limitavano il prestito allo Stato da parte delle banche nazionali. Così nel 1918 il volume della carta moneta era aumentato rispetto al 1913 di quasi quattro volte in Italia e di oltre tredici volte nell’Austria-Ungheria.

Alla fine del 1917 nel caso dell’Austria pesò fortemente nel processo di inflazione l’estrema difficoltà di mantenere le scorte alimentari. Nel suo contributo Schmied-Kowarzik avanza l’ipotesi piuttosto ardita che un fattore decisivo nella perdita del potere d’acquisto della corona austriaca fosse l’interruzione del sistema di approvvigionamento interno con la diffusione del baratto e del mercato nero.

Anche se è vero che l’inflazione in tempo di guerra era più virulenta nella monarchia danubiana che in Italia, le cause del fenomeno erano in gran parte simili. Tuttavia, dopo la guerra entrarono in gioco altri fattori e la perdita di potere d'acquisto delle valute seguì rotte diverse. L’Italia riuscì in pochi anni a frenare le dinamiche inflative in misura considerevole. In Austria e in Ungheria invece l’inflazione proseguì fino a diventare iperinflazione, principalmente a causa della debolezza delle istituzioni politiche e dei mercati finanziari, della lenta ripresa della produzione e degli obblighi derivanti dai trattati di pace, ma anche per la mancanza di fiducia della gente e dei mercati internazionali nella capacità di tenuta dei sistemi economici e istituzionali.

Come dimostra Walter Iber nel suo saggio su inflazione, iperinflazione e ricostruzione finanziaria in Austria dal 1914 al 1925, l’Austria riuscì a liberarsi dalla trappola dell’iperinflazione solo grazie al sostegno esterno, quando intervenne la Società delle Nazioni. Con un accordo firmato a Ginevra il 4 ottobre 1922 i governi britannico, francese, italiano e cecoslovacco si impegnarono a concedere un prestito di 650 milioni di corone d’oro. Nonostante l’innegabile successo della stabilizzazione, Iber sottolinea che l’effetto complessivo sull’economia austriaca fu tuttavia controverso e alcuni gravi problemi strutturali rimasero irrisolti.

Sebbene per alcuni aspetti l’Ungheria si fosse comportata diversamente dall’Austria dopo la guerra, anche questo paese sperimentò un’iperinflazione, seppure più tardiva di quella austriaca, tra il 1923 e il 1924. Ágnes Pogány ne descrive le cause e il successivo processo di stabilizzazione basato su un accordo del dicembre 1923 che seguiva in gran parte le linee dell’operazione austriaca.

Anche in Italia l’inflazione non cessò con la fine della guerra, anche se non assunse una forma tanto drammatica quanto in Austria e in Ungheria, come sottolinea nel suo contributo Andrea Bonoldi. Emerge dal saggio di Andrea Leonardi che nel dopoguerra l’Italia continuò ad avere bisogno di risorse materiali e finanziarie dall’estero per far fronte alla ricostruzione e alle spese di annessione dei territori conquistati.

Sulle politiche industriali di guerra e del dopoguerra in Italia riferisce Eleonora Belloni. Con il coordinamento statale alcuni settori industriali italiani conobbero una rapida crescita durante la guerra, stimolati dall’aumento della domanda militare. Tuttavia, alla fine del conflitto alcuni marcati squilibri finanziari e problemi di sovradimensionamento crearono serie difficoltà per gli anni successivi.

Come si augurano i curatori, i saggi raccolti nel volume contribuiscono sia ad approfondire la conoscenza di un periodo cruciale nella storia di Austria, Italia e Ungheria sia a migliorare la comprensione dell’inflazione come fenomeno storico. Sono inoltre un riuscito esempio di cooperazione scientifica e scambio intellettuale tra storici italiani, austriaci e mitteleuropei nel settore della storia contemporanea.

Subscribe to our newsletter

Partners