IV, 2021/2

Alessandra Quaranta

Medici-physici trentini nella seconda metà del Cinquecento

Review by: Vincenzo Tedesco

Authors: Alessandra Quaranta
Title: Medici-physici trentini nella seconda metà del Cinquecento. Sapere medico, identità professionale e scambi cultural-scientifici con le corti asburgiche
Place: Trento
Publisher: Università di Trento. Dipartimento di Lettere e Filosofia
Year: 2019
ISBN: 9788884438713
URL: link to the title

Reviewer Vincenzo Tedesco - Università degli Studi di Messina

Citation
V. Tedesco, review of Alessandra Quaranta, Medici-physici trentini nella seconda metà del Cinquecento. Sapere medico, identità professionale e scambi cultural-scientifici con le corti asburgiche, Trento, Università di Trento. Dipartimento di Lettere e Filosofia, 2019, in: ARO, IV, 2021, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2021/2/medici-physici-trentini-nella-seconda-meta-del-cinquecento-vincenzo-tedesco/

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Negli ultimi decenni il filone di ricerca sulla storia della medicina nella prima età moderna ha attirato l’interesse di diversi storici di mestiere, soprattutto di scuola anglosassone. Lo ricorda bene l’autrice del saggio che qui si recensisce, che, nelle prime pagine, segnala i nomi di alcuni dei maggiori studiosi in questo campo, tra cui Andrew Cunningham, Ian Maclean, Richard Palmer, Nancy G. Siraisi. La storiografia italiana ha, invece, talvolta trascurato le indagini sulla cosiddetta «Ars longa», come viene notoriamente definita la medicina riprendendo la traduzione latina di un aforismo ippocratico, riutilizzato alcuni anni fa da Giorgio Cosmacini per intitolare una fortunata opera di sintesi generale. Certo, esistono anche diversi studi specifici di rilievo su argomenti di varia natura, che spaziano dalla formazione del personale specializzato all’organizzazione dell’assistenza sanitaria, dall’evoluzione delle conoscenze a coloro che ad essa hanno fornito il loro apporto nel corso dei secoli; ne sono prova le ricerche compiute da Andrea Carlino, Sandra Cavallo, Carlo M. Cipolla, Sabrina Minuzzi, Alessandro Pastore, Concetta Pennuto, Valentina Pugliano, soltanto per citare alcuni nomi. Tuttavia, ad oggi, al di là di queste e di altre importanti eccezioni, vi è ancora molto da fare per ricostruire il vastissimo ed estremamente sfaccettato panorama della prassi sanitaria in diverse aree della penisola italiana e, soprattutto, delle numerose figure professionali di addetti ai lavori.

Il saggio di Alessandra Quaranta intende contribuire a colmare questa lacuna rinnovando la storiografia con uno studio chiaro e approfondito su alcuni importanti medici-naturalisti (o meglio physici, come giustamente li chiama l’autrice), provenienti dall’area del Principato Vescovile di Trento, che lavorarono prevalentemente nei territori imperiali. L’arco cronologico preso in esame è più vasto di quanto indicato nel titolo ed è compreso tra gli anni Trenta del Cinquecento e la prima metà del Seicento, un periodo vivace che presenta anche alcuni momenti cruciali, come la frammentaria presenza dell’assise conciliare, che catalizzò su Trento l’attenzione di numerose personalità di spicco e del loro entourage, che annoverava al suo interno anche alcuni tra i più noti medici dell’epoca.

Numerosi sono i professionisti le cui vicende vengono delineate con dovizia di particolari (soprattutto nel Cap. 1): dalla poco documentata generazione tardo-quattrocentesca di Angelo Balduini, Girolamo Ricci e Andrea Marini a quella successiva, per la quale si conserva un buon numero di fonti, di Andrea Gallo, Francesco Partini e Ottaviano Rovereti, fino a Bartolomeo Guarinoni e Giulio Alessandrini, che svolsero il ruolo di medici imperiali nella seconda metà del XVI secolo, e Ippolito Guarinoni (figlio di Bartolomeo) che, nei primi anni del XVII secolo, ebbe in cura il convento imperiale di Hall. Particolarmente interessanti risultano le pagine dedicate a Pietro Andrea Mattioli (1501-1578), uno dei medici-botanici più celebri del tempo a livello europeo, curatore della traduzione del De materia medica di Dioscoride Pedanio, alla quale aggiunse una serie di discorsi, commenti e annotazioni che resero l’opera una delle più utilizzate, tradotte e riedite della prima età moderna. Mattioli, di origine senese, fu a lungo al servizio del principe-vescovo di Trento Bernardo Cles e strinse rapporti di amicizia e collaborativi con diverse personalità del luogo, tra i quali vi furono anche colleghi, come Francesco Partini e Pietro Merenda, che lo coadiuvarono nel lavoro di naturalista; lo stesso nipote, il medico trentino Giovanni Odorico Melchiori, lo assistette continuamente nella revisione dei Discorsi, consolidando un rapporto che, da parentale, si evolse in un vero e proprio patronage.

Le relazioni interpersonali intessute dai medici, che in diversi casi costituirono solide basi per migliorare la loro stessa condizione sociale e lavorativa, sono analizzate nei successivi capitoli, dedicati ai rapporti con le autorità politiche e con i colleghi (Cap. 2), nonché con i pazienti, alcuni dei quali rivestivano ruoli importanti nella società: è il caso, ad esempio, del barone Niccolò Madruzzo, fratello del principe-vescovo Cristoforo, il quale, malato di sifilide, venne sottoposto alle cure di Partini, che non esitò a chiedere un consulto sul caso ad Antonio Grotti (Cap. 3). Da rilevare come la ricerca faccia emergere non solo i legami di amicizia individuale e professionale, ma anche i momenti di disaccordo che inevitabilmente si verificavano tra i medici e che talvolta sfociavano in aperte rivalità; lo si evince con chiarezza, per esempio, dall’amicizia di Mattioli con Ulisse Aldrovandi che si raffreddò progressivamente e dai rapporti scientifici dello stesso Mattioli con altri uomini di scienza, come Conrad Gesner, Amato Lusitano (João Rodriguez) e Melchior Wieland, che degenerarono in dispute di durata pluriennale.

Un tema estremamente rilevante affrontato nel volume, anche in rapporto alle tendenze storiografiche più recenti, è quello dei medici trentini in quanto emigrati e mediatori culturali (Cap. 4). I numerosi spostamenti che caratterizzarono il cursus studiorum e l’attività professionale dei «medici-physici» che si formavano a Padova (non disponendo di una adeguata sede in patria) e poi, dal Principato Vescovile di Trento, si spostavano alle corti di Vienna, Praga e Innsbruck, li rendono infatti decisamente adeguati ad approfondire le dinamiche della circolazione della cultura e della forza lavoro altamente qualificata in età moderna.

In definitiva, si tratta di uno studio ricco di particolari innovativi, che si sofferma con profitto sulle dinamiche che potremmo definire di storia sociale senza però trascurare gli aspetti prettamente scientifici, i quali contribuiscono a delineare con precisione il panorama medico-sanitario a livello locale, ma anche – soprattutto per ciò che attiene ai dibattiti tra i dotti – in prospettiva europea. Alle numerose fonti inedite, reperite in vari archivi e biblioteche dell’area nord-italiana e mitteleuropea, si unisce una vasta bibliografia internazionale sugli argomenti via via presi in esame. Nel complesso, questo libro costituisce certamente un tassello di cui si dovrà tenere conto per una maggiore comprensione di alcuni aspetti chiave della storia della medicina nella prima età moderna e dei suoi principali attori.

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