IV, 2021/2

Isabella Consolati

Dominare tempi inquieti

Review by: Angela De Benedictis

Authors: Isabella Consolati
Title: Dominare tempi inquieti. Storia costituzionale, politica e tradizione europea in Otto Brunner
Place: Bologna
Publisher: Il Mulino
Year: 2020
ISBN: 9788815290694
URL: link to the title

Reviewer Angela De Benedictis - Università di Bologna

Citation
A. De Benedictis, review of Isabella Consolati, Dominare tempi inquieti. Storia costituzionale, politica e tradizione europea in Otto Brunner, Bologna, Il Mulino, 2020, in: ARO, IV, 2021, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2021/2/dominare-tempi-inquieti-angela-de-benedictis/

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Nel 1975 il primo volume degli «Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento» pubblicava il saggio dello storico austriaco Otto Brunner La storia come materia e le scienze storiche, traducendolo dall’originale del 1959, ovvero il discorso inaugurale di Brunner come rettore dell’Università di Amburgo.

Alla data del primo volume degli «Annali» era già apparsa in italiano una raccolta di saggi, usciti in lingua originale tra il 1939 e il 1961 (e già raccolti dallo stesso Brunner nel 1956), curata da Pierangelo Schiera, Per una nuova storia costituzionale e sociale (1970); ed era anche stata tradotta dall’originale del 1949 la monografia Vita nobiliare e cultura europea (1972).

Quando, nel tredicesimo volume degli «Annali» (1987) tutta la Sezione I (poco più di 200 pagine) fu dedicata alla pubblicazione dei risultati dell’Incontro su Otto Brunner / Otto Brunner Tagung tenutosi nel marzo dello stesso anno, erano uscite in italiano altre due monografie di Brunner: Storia sociale dell’Europa nel medioevo (1980), e Terra e potere. Strutture pre-statuali e pre-moderne nella storia costituzionale dell’Austria medievale (1983), traduzione della quinta edizione rielaborata del 1965, essendo uscita la prima edizione nel 1939.

Soprattutto su Terra e potere, per quanto non solo, si era svolta una consistente e accesa discussione tra gli storici italiani prevalentemente medievisti, di cui già si dava conto negli «Annali» del 1987. Da allora in altre sedi editoriali sono, per così dire, trasmigrati i diversi problemi sollevati in Italia tanto dal libro quanto dalla impresa culturale e editoriale di cui Brunner era stato progettatore e iniziatore fin dal 1963 insieme a Werner Conze, i famosi Geschichtliche Grundbegriffe usciti in otto volumi a cura di Brunner, Conze e Koselleck tra il 1972 e il 1997.

A Otto Brunner è dedicata ora una densissima monografia scritta dalla giovane studiosa Isabella Consolati, storica delle dottrine politiche, che riprende sia tutti quei dibattiti italiani (anche i più recenti), sia i risultati dell’interesse mai cessato, soprattutto in Germania, sull’opera dello storico austriaco morto nel 1982, e che si avvale anche della consultazione diretta delle carte di Brunner conservate presso l’Archivio di Stato di Amburgo, il Wissenschaftliches Nachlass Brunner. 

L’interesse di Consolati per Brunner è dichiaratamente volto all'«importanza della sua opera nello scandagliare alcuni dei nodi concettuali centrali del pensiero politico novecentesco» (p. 7), non quindi al medievista e allo studioso della Alteuropa che fin dalla Habilitationschrift del 1929 sulle finanze della città di Vienna nel XVII secolo si era confrontato con le aporie sollevate dalla discrepanza tra il linguaggio delle fonti su cui si basavano necessariamente le sue ricerche e le predominanti interpretazioni storiografichesul tema. Ovvero, nella monografia Consolati si occupa di tutta la produzione di Brunner e dei suoi problemi metodologici, ma con l’intenzione di svelare il «vero volto» di Brunner, quello politico. Una intenzione perseguita sistematicamente dalla Introduzione. Il dominio come storia (pp. 7-14) attraverso i tre capitoli di cui si compone il libro, Sulla storia del ‘politico’ (pp. 15-69); Storia e struttura della razionalità europea (pp. 71-130); Ethos, ideologia, tradizione (pp. 131-202), ognuno dei quali è strutturato in paragrafi che si incentrano sui concetti politici fondamentali, i concetti costituzionali, nell’opera di Brunner.

Si tratta di un lavoro che non è facile sintetizzare nello spazio di una breve recensione, anche perché – necessariamente – l’autrice si impegna in un complesso compito di chiarimento delle rilevanti questioni concettuali derivanti dalla traduzione in italiano dei concetti chiave dell’opera di Brunner, Herrschaft Verfassung, intorno e attraverso i quali ruotano tutti gli altri usati da uno storico che – come scrive Consolati fin dalla Introduzione – «ha pensato storicamente la politica e i suoi concetti» (p. 7). 

L’impostazione seguita da Consolati in questo non facile compito è quella di mostrare il costante e ripetuto «corpo a corpo» che Brunner ingaggia nelle varie fasi della sua produzione con Max Weber, con Otto Hintze, con Carl Schmitt e con Otto von Gierke, nelle due grandi fasi del suo pensiero, quella che va dagli esordi fino alla adesione al partito nazionalsocialista, e quella successiva alla fine della Seconda guerra mondiale, segnata prima dall'espulsione dall’insegnamento presso la cattedra viennese nel 1945, poi dalla ripresa dell’insegnamento presso l’Università di Amburgo nel 1954, infine dalla carica di rettore della stessa Università, cui fu eletto nel 1959. 

In queste due fasi rimane però sempre costante, per Consolati, la «bussola» di Brunner, ovvero il rapporto tra storia e politica, nel suo riferimento continuo alle posizioni sul tema del sociologo Hans Freyer (1887-1969), per il quale la storia era una Wirchlichkeitwissenschaft, una scienza della realtà effettuale, e di conseguenza nella sua ridefinizione della razionalità della politica, in base a una sua storia effettiva che spezzi l’identificazione tra politica e Stato moderno.

Lo spartiacque costituito dalla fine della Seconda guerra mondiale comporta, peraltro, che l’interesse di Brunner passi dalla storia del popolo all’esigenza di una storia delle strutture orientata alla comprensione dell’agire politico, con la conseguente riarticolazione del nesso tra storia e politica. 

Nella impossibilità di seguire la serrata e dottissima argomentazione di Consolati, chi ora la legge (dal punto di vista di una storica modernista) vuole sottolineare quanto sarebbe stato importante – anche in relazione all’impostazione di Consolati – che Brunner avesse redatto per i Geschichtliche Grundbegriffe, oltre a Feudalismus, le voci di cui si sa dalle carte del Nachlass: «Staat und Komposita, Macht, Herrschaft und Komposita, Untertan, Obrigkeit, Regierung, Souveranität, Legitimität – Legitimismus – Legalität, Monarchie – Monarchismus, König(tum), Reich – Imperium, Republik (als Traditionsbegriff), Demokratie (als Traditionsbegriff), Interesse (politisch)» (p. 188, nota 168). Probabilmente, utilizzando le tipologie di fonti primarie ‘normali’ per le voci dei Geschichtliche Grundbegriffe, la ‘firma’ di Brunner avrebbe sottolineato in modo evidente la differenza tra la sua impostazione volta a evitare ogni anacronismo, cioè il «riferimento a una realtà empirica, un ordine da ritrovare nel grande serbatoio della tradizione europea» (p. 202), e l’impostazione di Koselleck, che indaga «l’astrazione crescente del lessico politico moderno a partire dalla nuova esperienza che il tempo racchiude» (p. 202) dalla Sattelzeit di metà-fine XVIII secolo. Una differenza che, molto banalmente, dipende in misura consistente, dalla differenza delle fonti primarie tra chi indaga problemi della Alteuropa, nel senso inteso da Brunner, e chi investiga problemi relativi all’Illuminismo e alla società borghese (detto troppo sinteticamente).

Anche in questa ottica si confermerebbe quanto Consolati scrive nella parte finale del libro riguardo al rapporto tra tradizione e rivoluzione nell’opera di Brunner: «La specificità europea non riguarda dunque la razionalizzazione, che è invece al centro di questa produzione di storia come differenza tra passato e futuro, ma la tradizione. … che non è mai stata priva di una sua interna dinamica» (p. 192). E si aderisce, comunque, a quanto l’autrice scrive riguardo «la profonda per quanto inaspettata rilevanza della sua opera per la storia del pensiero politico» (p. 202), aggiungendo, semmai, anche per la storia delle istituzioni, e per la storia tout-court.

Il libro di Consolati, coraggioso e militante, merita certamente molta attenzione anche da parte di altri lettori e da altri punti di vista.

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