III, 2020/3

Claire Judde de Larivière

The Revolt of Snowballs

Review by: Massimo Rospocher

Authors: Claire Judde de Larivière
Title: The Revolt of Snowballs. Murano Confronts Venice, 1511
Place: London - New York
Publisher: Taylor & Francis (Routledge)
Year: 2018
ISBN: 9781138066069
URL: link to the title

Reviewer Massimo Rospocher - FBK-ISIG

Citation
M. Rospocher, review of Claire Judde de Larivière, The Revolt of Snowballs. Murano Confronts Venice, 1511, London - New York, Taylor & Francis (Routledge), 2018, in: ARO, III, 2020, 3, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2020/3/the-revolt-of-snowballs-massimo-rospocher/

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Che cosa rappresenta oggi la microstoria? In un’epoca in cui la dimensione globale della ricerca storica pare farla da padrone, riemerge ciclicamente il dibattito su quale possa essere il contributo della microstoria nell’ambito della storiografia contemporanea.[1] Una risposta relativa all’utilità – e all’attualità storiografica – di un approccio microstorico giunge dalla traduzione in inglese del libro di Claire Judde de Larivière,[2] che inaugura la nuova serie editoriale «Microhistories» dell’editore Routledge.

La (micro)storia che ci viene raccontata è quella di un evento accaduto il 27 gennaio del 1511 sull’isola di Murano, a nord di Venezia, quando la popolazione locale insorge contro il podestà uscente Vitale Vitturi, ricoprendolo di insulti e bersagliandolo di palle di neve in occasione della cerimonia del passaggio rituale di consegne al suo successore. Una rivolta tutt’altro che simbolica, seppure avvenuta in tempo di Carnevale, attraverso la quale i popolani (pescatori, artigiani, vetrai e commercianti) rivendicano il proprio ruolo politico, proclamando pubblicamente le proprie istanze e rivendicazioni. Per la prima volta, una ribellione pare manifestarsi in Laguna, nel cuore della Serenissima e proprio di fronte a Venezia, minando l’apparente stabilità della repubblica aristocratica.

Ma si trattò di una vera rivolta? Chi l’avrebbe orchestrata e con quale livello di premeditazione? E per quali ragioni? Il volume intende rispondere a questi interrogativi di fondo, utilizzando come fonte principale gli atti del processo che fu intentato dalle autorità veneziane contro i presunti fomentatori. Si tratta dunque di un’inchiesta non solamente sulla curiosa vicenda – e sul suo epilogo giudiziario – che fa da filo rosso alla trama del libro, ma come tutte le microstorie vuole illuminare un orizzonte più ampio: il libro intende ricostruire la storia della comunità di Murano nel XVI secolo, svelare l’universo sociale dell’isola, i suoi rapporti politico-economici con la dominante, il sistema giudiziario e le aspettative dei sudditi, la coscienza e la cultura politica pubblica del popolo e la vita privata della classe dirigente veneziana.

Come dimostrano i vividi ritratti di personaggi come il banditore Antonio Malcanton, la qualità letteraria del racconto ha un peso specifico importante nel volume. Viene ripreso qui uno degli insegnamenti fondamentali della microstoria, almeno nell’interpretazione fornitane da Carlo Ginzburg o da Natalie Zemon Davis, e cioè l’aspirazione di aprirsi ad un pubblico ampio e non esclusivamente di specialisti. Una necessità che appare quanto mai attuale, in un momento in cui gli storici sembrano avere demandato il racconto storico a giornalisti o divulgatori. Nel volume qui in esame, l’obiettivo di uno stile coinvolgente era stato pienamente raggiunto nell’edizione originale francese, anche grazie alle scelte tipografiche ed editoriali dell’editore Fayard, e lo stesso si può dire dell’ottima traduzione in inglese di Tom Cohen. Quello della qualità delle traduzioni rimane un problema annoso del mercato editoriale accademico, ma in questo caso è evidente l’abilità del traduttore nel non limitarsi alla mera trasposizione da una lingua all’altra, riuscendo felicemente a reinterpretare, o trasformare la lingua e lo stile, senza tradire le intenzioni originali dell’autrice.

Nel racconto si aprono ampi squarci sulla vita quotidiana del tempo e altre microstorie sono impiegate per illuminare il contesto sociale e politico nel quale si svolge la rivolta delle palle di neve, i cui protagonisti sono barcaioli, macellai, vetrai e fruttivendoli, ma anche funzionari dello stato marciano, banditori e poliziotti. Ad esempio, la vicenda di una famiglia di panettieri di origine germanica, da tempo residenti a Murano, offre una dimostrazione esemplare dei delicati equilibri sociali e delle divisioni identitarie che attraversavano il popolo al tempo delle sanguinose guerre d’Italia. All’apice dello scontro militare tra la Serenissima e l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, in segno di scherno, l’ingresso del forno viene tappezzato di immagini di San Marco, mentre i giovani locali intonano versi infamanti e insulti anti-imperiali all’indirizzo degli immigrati germanici. Altre storie e personaggi sono illuminanti rispetto ai delicati equilibri di potere tra Venezia e i territori del suo dominio. In quest’ottica, s’inserisce il ritratto del malcapitato protagonista della vicenda, l’impopolare podestà Vitale Vitturi, del quale apprendiamo l’infelice parabola politica, l’abisso dei debiti, le accuse di bigamia, ma la cui figura ha un significato che va ben oltre la vicenda personale, rappresentando la funzione pubblica che egli incarna e l’autorità che la Serenissima intende imporre sui propri sudditi. La conflittuale relazione tra Murano e il suo podestà, dunque, riflette questioni più ampie legate all’amministrazione della giustizia, al regime fiscale imposto da Venezia ai propri domini, alla dialettica tra il patriziato veneziano e i suoi sudditi.

In conclusione, tra gli indubbi pregi del libro vi è quello di mostrare come esista nella prima età moderna un’attività politica quotidiana del popolo, quell’eterogenea categoria sociale  cui non vengono riconosciuti diritti politici, ma che attraverso pratiche e processi interagisce incessantemente con le strutture e le istituzioni. L’evento «eccezionalmente normale» della rivolta delle palle di neve, al di là della sua reale valenza sovversiva, non può essere confinato nell’alveo della semplice ritualità carnevalesca. Analizzato nel contesto di un complesso di pratiche e azioni collettive, la vicenda permette di illuminare la cultura politica del popolo, una cultura capace di manifestarsi in forma critica e divergente nei confronti delle autorità anche nella Serenissima Repubblica di Venezia.

 

[1] Per un quadro recente relative a questo dibattito storiografico si veda: J.-P. Ghobrial (ed), Global History and Microhistory, numero monografico di «Past and Present», 241, 2019, Supplement 14.

[2] Edizione originale: C. Judde de Larivière, La révolte des boules de neige, Paris, Fayard, 2014.

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