III, 2020/3

Frank Bösch, Andreas Wirsching (eds.)

Hüter der Ordnung

Review by: Laura Di Fabio

Editors: Frank Bösch, Andreas Wirsching
Title: Hüter der Ordnung. Die Innenministerien in Bonn und Ost-Berlin nach dem Nationalsozialismus
Place: Göttingen
Publisher: Wallstein Verlag
Year: 2018
ISBN: 9783835332065
URL: link to the title

Reviewer Laura Di Fabio - Università di Tor Vergata

Citation
L. Di Fabio, review of Frank Bösch, Andreas Wirsching (eds.), Hüter der Ordnung. Die Innenministerien in Bonn und Ost-Berlin nach dem Nationalsozialismus, Göttingen, Wallstein, 2018, in: ARO, III, 2020, 3, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2020/3/huter-der-ordnung-laura-di-fabio/

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«L’amministrazione era affare di tutti. Nello Stato moderno riguarda tutti, anche se si basa su norme e regole piuttosto astratte. Sì, ancora di più: l'amministrazione interna è di importanza cruciale per quanto valga la pena di vivere in un Paese e per come si sviluppa la cultura politica in esso, per quanto sia facile (o difficile) per le persone andare avanti nella loro vita quotidiana».

Si apre con queste parole, dense di significato, la monumentale opera curata da Frank Bösch e Andreas Wirsching, risultato del lavoro di un'équipe di storici promosso dall’allora ministro federale degli Interni Thomas de Maizière nel dicembre 2014.

Il progetto ha ripercorso la storia del Ministero federale degli Interni e del Ministero degli Interni della Repubblica Democratica Tedesca nel dopoguerra, con lo scopo di indagare le potenziali continuità di persone e pensieri con il periodo nazionalsocialista, da una prospettiva comparata tedesca-tedesca. Le questioni alla base del lavoro sono sostanzialmente volte a indagare i trascorsi del Ministero dell'interno nelle due Germanie, al fine di comprendere quali tipologie di persone influenzarono la politica interna negli anni del dopoguerra e a quali valori e codici di comportamento facessero riferimento rispetto al passato nazionalsocialista.

L’obiettivo è stato raggiunto attraverso una prosopografia del personale dei due Ministeri (circa 1.100 biografie di personale dirigente di entrambi i casi studio) attivi tra il 1949 e il 1970, per indagarne la vita, le esperienze e le mentalità che caratterizzavano il loro lavoro quotidiano; per scandagliare quanto e in che modo quei dipendenti fossero stati implicati nel nazionalsocialismo, come fossero avvenuti il loro reclutamento e le loro nomine e quale impatto avesse avuto l’eredità nazionalsocialista nella politica dei due nuovi Stati tedeschi.

Il volume si concentra dunque sull’Era Adenauer e Ulbricht, ovvero sulla prima fase di fondazione dei Ministeri. Il 1969 segna tuttavia un nuovo corso per la BRD con l’avvento del ministro federale degli Interni Hans Dietrich Genscher che riformò diversi aspetti del reclutamento al Ministero dell’Interno e spezzò la continuità con il periodo precedente.

L’opera si articola in cinque capitoli assai densi, che trattano ognuno degli aspetti specifici a partire dalle origini e dalle culture dell’amministrazione dei due Ministeri a Bonn e Berlino Est. Tra le peculiarità di questo lavoro vi è sicuramente l’aspetto comparativo tedesco-tedesco, che arricchisce la prospettive raffrontando due sistemi politici e sociali che nel dopoguerra hanno avuto epiloghi differenti: un governo a guida democratica nella Repubblica Federale tedesca; un regime comunista per quanto riguardava la Repubblica Democratica tedesca.

Dal volume scopriamo che la percentuale di membri della NSDAP nel Ministero degli Interni della DDR era consistente, circa il 14%, ma assai minore rispetto alla BRD. Il motivo è da ricercare nel diverso sistema ideologico in cui vennero chiamati a lavorare i dipendenti e i dirigenti subito dopo la fine della guerra, che ha portato a un ricambio generazionale importante, in cui l’ideologia comunista era ormai preponderante. Nei primi anni del dopoguerra un membro della NSDAP era considerato scomodo solo se era entrato a far parte del Ministero prima del 1933 o se voleva assumere posizioni di rilievo, ad esempio come capo dipartimento o segretario di Stato. Nella DDR, invece, anche un membro ordinario della NSDAP era considerato «troppo gravoso» per le posizioni dirigenziali o per il settore della sicurezza, a meno che non vi avesse aderito in giovane età o durante la guerra. Anche per questo motivo la SED ha da subito promosso una campagna denigratoria nei confronti della BRD accusandola di aver riabilitato i nazisti nelle nuove istituzioni democratiche. Bisogna premettere inoltre, che rispetto agli altri ministeri, quello dell’Interno presentava la maggiore percentuale di continuità col passato nazionalsocialista.

Nella BRD il 54% del personale direttivo nel periodo post-bellico erano ex membri della NSDAP, quasi la metà avevano fatto parte delle SA e qualcuno anche delle SS. I ricercatori hanno valutato come determinante non tanto la sola appartenenza agli apparati politici e militari del Terzo Reich, quanto il carico di responsabilità rispetto alla posizione professionale e le azioni individuali. L’analisi delle biografie dei dirigenti dei reparti ha svelato il loro passato e le attività nelle quali erano coinvolti durante il periodo nazionalsocialista. Sebbene non fossero direttamente implicati in crimini di guerra, scopriamo che molti di loro hanno fatto fatto parte di o hanno diretto alcune delle amministrazioni regionali o locali del Reich, anche nelle zone occupate.

Su questo fronte l’approccio metodologico adottato nel volume è sostanzialmente legato alla categoria di generazione. Perché – viene ben sottolineato nell’introduzione – è buona pratica distinguere i nati prima del 1900 o intorno al 1930, che fecero parte della Gioventù hitleriana. Tuttavia, specificano i curatori, anche questa classificazione è solo un criterio tra i tanti, soprattutto quando si tratta di ricostruire delle biografie sotto il nazionalsocialismo. Interessante, infine, il tema della convivenza all'interno dell'apparato ministeriale anche di chi la resistenza l’aveva combattuta. Solo una piccola percentuale di resistenti furono assunti presso Ministero federale.

Per poter valutare una continuità del personale nei diversi reparti e unità, è stata consultata dai ricercatori una considerevole mole di documentazione, spesso di difficile accesso. Essa riguarda la maggioranza dei dipendenti dell'Est e dell’Ovest ed è stata incrociata con i dati delle organizzazioni NSDAP conservati presso il Document Center di Berlino.

Oltre ai fascicoli dei due Ministeri dell'Interno e di altre autorità governative conservati nell'Archivio federale, sono stati consultati gli archivi dei partiti, gli archivi di Stato e regionali, alcuni archivi stranieri e quotidiani. Negli Archivi nazionali di Washington sono stati visionati anche i dossier sul coinvolgimento degli Alleati nella politica del personale e della sicurezza.

La prospettiva comparata ha certamente contribuito a una comprensione delle differenze e delle similitudini tra i due casi studio e auspichiamo un proseguimento della ricerca dedicata ai Ministeri degli Interni anche per il periodo successivo.

 

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