III, 2020/3

Matteo Loconsole

Educazione e sessualità

Review by: Alessio Collacchi

Authors: Matteo Loconsole
Title: Educazione e sessualità. Gli almanacchi di Paolo Mantegazza (1866-1905)
Place: Milano
Publisher: Unicopli
Year: 2019
ISBN: 9788840021065
URL: link to the title

Reviewer Alessio Collacchi - Università di Tor Vergata

Citation
A. Collacchi, review of Matteo Loconsole, Educazione e sessualità. Gli almanacchi di Paolo Mantegazza (1866-1905), Milano, Unicopli, 2019, in: ARO, III, 2020, 3, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2020/3/educazione-e-sessualita-collacchi-alessio/

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Educazione e Sessualità di Matteo Loconsole trova la sua pubblicazione in una contingenza storico-culturale che lo consegna immediatamente all’attualità. Al di fuori di qualsiasi retorica fatalistica o profetica, sarebbe certamente difficile muoversi tra le pagine del «catechismo» dell’igiene di Paolo Mantegazza nell’edizione critica curata da Loconsole senza cedere alle sirene della pandemia di Covid 19, realtà che ha visto riconsegnare il paradigma dell’igiene al pantheon delle principali acquisizioni moderne dell’essere umano, talvolta elevato a tratto costitutivo dell’uomo civilizzato (il «selvaggio addomesticato», con le parole di Mantegazza stesso) fuoriuscito dallo «stato di natura» dei filosofi razionalisti. Tuttavia, non è solo la cronaca del presente a conferire la sfumatura di attualità al volume, bensì la prossimità con la pubblicazione dell’ultimo lavoro di Adriano Prosperi Un Volgo Disperso. Contadini d’Italia nell’Ottocento (Einaudi, 2019), vera e propria «archeologia» del polisemico concetto di igiene calata all’interno delle periferie rurali dell’Italia pre e post-unitaria. Se Prosperi, pur dedicando pagine ricche di riflessioni l Mantegazza e ad altri medici igienisti di impronta lombrosiana, ha scelto per sé il compito di ricostruzione genealogica, Loconsole decide di portarci direttamente all’interno della «cassetta degli attrezzi» del medico igienista, fornendo al lettore la preziosa opportunità di consultare una selezione di materiali prodotti da Mantegazza nella loro veste editoriale più divulgativa e pedagogica: gli Almanacchi Igienico-Popolari pubblicati dal 1866 al 1905. Anni cruciali, questi, di costruzione e stabilizzazione dell’ancora fragile nazione italiana, di timore atavico nei confronti della parte più povera e sconosciuta della popolazione, quella disseminata nelle lande spopolate della penisola, alloggiata in casamenti di fortuna assimilabili a stalle per bestiame o stipata in malsane abitazioni urbane.

Definiti da Loconsole come «il prodotto della volgarizzazione di quanto esposto con linguaggio colto nel volume del 1864» (p.17), con riferimento alla più sofisticata pubblicazione degli Elementi, gli Almanacchi mantegazziani si inseriscono all’interno di quel processo di «medicalizzazione dell’umano e del corpo sociale» (p. 7) in cui l’igiene materiale e «spirituale» si eleva a criterio principe di misurabilità del benessere o della patologicità della società stessa, trasformandosi in vera e propria scienza di governo attraverso la quale separare la parte «sana» da quella «infetta». Le fonti postunitarie, d’altronde, sovente riescono a raccontare gli spauracchi della classe dirigente liberale attraverso l’utilizzo di terminologia medica: il socialismo è un virus, l’anarchismo un morbo, l’ignoranza, la miseria, il vagabondaggio e la mendicità delle gravissime epidemie con un’alta carica virale e un nefasto potenziale di degenerazione morale per l’intera nazione. D’altronde, con le parole del medico stesso, «in ogni grande questione sociale, vi è nascosto un problema di igiene» (p.131).

Alla cura e all’educazione spirituale/mentale degli individui si sovrapponeva quella di carattere materiale e fisica, ad essa ritenuta strettamente connessa in quanto parte di un intero indivisibile il cui equilibrio costituiva garanzia di salubrità del corpo sociale, di quella che Mantegazza stesso definisce in maniera piuttosto edulcorata una pacifica e ordinata «gioia di vivere» (p.135). Educare il corpo all’igiene personale, a una corretta fruizione della sessualità o a una comoda e traspirante vestizione che confermasse l’estraneità dell’homo europeus alle usanze dei 'selvaggi' «avrebbe significato educare la mente individuale e viceversa» (p.10). La reiterazione quotidiana di una serie di azioni igieniche autoriferite, di fatto, avrebbe generato per i medici igienisti dell’epoca un virtuoso processo di responsabilizzazione, di impulso alla cura spirituale e materiale della propria persona. Al contrario, una scarsa igiene individuale avrebbe rivelato una condizione di malsania dell’anima, di potenziale pericolosità per la morale collettiva: «i cattivi sono sempre malsani» (p.119). La struttura stessa degli Almanacchi, presentata da Loconsole in maniera aderente rispetto alle intenzioni divulgative mantegazziane, è particolarmente eloquente nel restituire la compenetrazione tra igiene del corpo e dell’anima. La prima parte, pur dedicata ai testi relativi all’igiene e all’educazione del corpo, è perfettamente messa in dialogo con la seconda anche attraverso la scelta del titolo assegnato a quest’ultima, titolata per l’appunto Igiene ed educazione dell’anima e dei suoi rapporti con il corpo. Corpo e anima, mondo fisico e mondo interiore vanno a intersecarsi di volta in volta generando una relazione di reciproca dipendenza.

Collezionando gli scritti del Mantegazza almanacchista attraverso un meticoloso scavo archivistico e scegliendo di mantenere il più possibile intatta la struttura originale (vizi grammaticali e sintattici compresi), l’autore riesce a portarci all’interno del processo di nation -building utilizzando la chiave di lettura dell’igiene, elevata a dispositivo in grado di verificare e misurare scientificamente la conformità degli individui alla norma vigente, a strumento preventivo in grado di intervenire sulla società con un’azione uniformatrice di tipo pedagogico: un’educazione «totale/nazionale», come per l’appunto sottolineato da Loconsole (p.13). È lo stesso Mantegazza, d’altronde, a schierarsi nettamente dalla parte dell’educazione come fondamentale strumento di governo e di controllo della questione sociale, ritenendo la pura repressione un meccanismo di difesa assolutamente insufficiente a contenere il rischio di una pericolosa «rivoluzione sociale» (p.109). La vocazione totalitaria e preventiva della pedagogia igienica mantegazziana (e del sapere igienico positivo in generale) è particolarmente evidente allo spoglio dei testi raccolti, così pervasiva nel cercare di disciplinare in maniera puntuale il corpo e l’anima dei soggetti: l’igiene della casa, del corpo, del posto di lavoro, fino a giungere all’igiene dei sentimenti e della morale sessuale. Il soggetto «sano» prototipico che l’educazione mantegazziana sembra voler produrre è un «corpo docile» inserito pacificamente in maniera stabile nella macchina produttiva, pronto a sacrificare le proprie passioni e i propri istinti al freudiano principio di realtà, sufficientemente rassegnato alla propria posizione all’interno della scala sociale (la «salute gerarchica», p.114) e adeguatamente educato per schermarsi dai «microbi dell’ignoranza e del misticismo» tipici delle classi popolari (p.143)

Più colpito dai dettami del disciplinamento è senza dubbio il corpo della donna, seppure il medico si dimostri apparentemente consapevole del ruolo esercitato dal sesso femminile nel progresso umano. Lodata come detentrice di un’innata competenza igienica e come individuo degno di un’esistenza anche esterna alle mura domestiche, il corpo femminile viene in ogni caso sottoposto ad un processo di definizione senza possibilità di replica che il Mantegazza circoscrive all’interno dell’etichetta di «donna normale» (p.135). Come suggerito da Loconsole, che puntualmente individua una qualche discontinuità con la ben più famigerata costruzione femminile lombrosiana, la donna mantegazziana viene comunque privata della sua eventuale componente erotica e sessuale, quest’ultima consentita e considerata conveniente nel solo vincolo matrimoniale, e sottoposta al monopolio assoluto del marito-proprietario.

Nonostante le incursioni in questioni che definiremmo di genere, è il soggetto storico complessivo del proletariato agricolo e urbano (cui gli almanacchi sono rivolti), sottoposto a condizioni di miseria, malattia e a conseguenti deficit di tipo culturale, a terrorizzare Mantegazza poiché apparentemente irriducibile ad un’antropologia «sana», dunque potenzialmente pericoloso per l’ordine costituito. Non a caso, più volte Mantegazza si rivolge direttamente alla classe politica del suo tempo con  retorica da aruspice, preconizzando funeste invasioni di palazzo, prezzo da pagare per la mancata adozione di politiche di contenimento volte a contribuire al miglioramento complessivo (materiale e spirituale) delle classi lavoratrici. Se l’azione politica, stando alle parole di Mantegazza, coincide in toto con la gestione delle classi popolari, l’igiene assurge a perfetta metafora di essa, a sua cifra costitutiva: fare politica significa purificare la società dalle sue malattie fisiche e morali. In conclusione, gli Almanacchi Igienico-Popolari assumono allora le sembianze di un catechismo laico dell’ordine in cui «l’apostolato igienico-sanitario del Mantegazza» (p.141), come efficacemente definito da Loconsole, sembra porsi al servizio della tenuta socio-politica del nuovo assetto post-unitario, oscillando tra quelle che sembrano autentiche rivendicazioni di giustizia sociale per le classi subalterne e un timore atavico verso una parte di umanità ritenuta ancora intrappolata in una condizione premoderna, dunque bisognosa di un’educazione paternalistica e di un training progressivo. Leggere gli Almanacchi di Mantegazza attraverso la guida di Loconsole offre al lettore non solo la possibilità di immergersi all’interno di un autentico substrato positivista, bensì l’opportunità di osservare l’ancillarità del sapere igienico alla missione borghese votata al mantenimento dell’ordine costituito e alla preservazione dell’ordine proprietario vigente.

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