III, 2020/2

Monica Fioravanzo, Filippo Focardi, Lutz Klinkhammer (eds.)

Italia e Germania dopo la caduta del Muro

Review by: Teresa Malice

Editors: Monica Fioravanzo, Filippo Focardi, Lutz Klinkhammer
Title: Italia e Germania dopo la caduta del Muro. Politica, cultura, economia
Place: Roma
Publisher: Viella
Year: 2019
ISBN: 9788833130972
URL: link to the title

Reviewer Teresa Malice - Università di Bologna

Citation
T. Malice, review of Monica Fioravanzo, Filippo Focardi, Lutz Klinkhammer (eds.), Italia e Germania dopo la caduta del Muro. Politica, cultura, economia, Roma, Viella, 2019, in: ARO, III, 2020, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2020/2/italia-e-germania-dopo-la-caduta-del-muro-teresa-malice/

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Fa un certo effetto recensire questo volume nel marzo 2020. Nell’Europa congelata dal Covid-19 si dibatte animatamente sul modo in cui l’UE e gli Stati nazionali stanno rispondendo alla crisi, e sulle conseguenze della gestione sanitaria sul piano sociale e politico – sul lavoro e le sue tutele, o sulla tenuta della democrazia in una congiuntura eccezionale. Non sono però lontane neppure le discussioni sul controllo delle migrazioni e sulla riforma del sistema di Dublino. La percezione è di trovarsi, in questi mesi così roventi in cui il magma di informazioni si modifica e si aggiorna continuamente e a grande velocità, al centro di uno snodo epocale, nell’ambito del quale il tema delle ricezioni e delle immagini reciproche tra Italia e Germania torna a essere di particolare centralità. Sicuramente questi tempi saranno oggetto di studi storiografici e politologici nei prossimi mesi e anni.

In attesa dei naturali tempi del pensiero, il consiglio è di leggere questa stimolante raccolta di saggi, che sotto diverse prospettive e in un’ottica interdisciplinare racconta proprio i rapporti «intrecciati», «paralleli», «reciproci» tra i due paesi dopo il 1989. Il volume, pubblicato nel 2019, in occasione del trentennale della caduta del Muro, rappresenta una preziosa attualizzazione dell’ormai consolidato dibattito sulle relazioni italo-tedesche, o tra «ferne Nachbarn», per utilizzare la nota espressione coniata da Christof Dipper. Al suo interno vengono analizzati fenomeni che alle lettrici e ai lettori appariranno più che mai visibili, e ulteriormente definiti, nel dibattito pubblico attuale. I saggi, come suggerisce il titolo della raccolta, sono raggruppati in tre macro-filoni: politica, cultura ed economia.

Il primo filone vede diverse voci affiancarsi nella ricostruzione delle dinamiche politiche post-1989. Il saggio di Gabriele D’Ottavio esamina alcuni momenti e tendenze della storia dell’integrazione europea dal 1945 agli anni Duemila, che sembrerebbero anticipare le divergenze rafforzatesi tra i due paesi dopo la caduta del Muro, e il ruolo egemonico, o semi-egemonico, ricoperto dalla Repubblica Federale nel continente. Più teorico è il contributo di Giovanni Bernardini, incentrato sul concetto di cultura politica e sul suo ruolo nel «conferire significati condivisi a situazioni sociali che altrimenti sarebbero incomprensibili …» (p. 52). Bernardini insiste sul passaggio degli anni Ottanta come momento di mutamento qualitativo della partecipazione politica sia in Italia sia in Germania, per poi affrontare le recenti (comuni) tendenze alla tecnicizzazione della politica, e il fenomeno della sua regionalizzazione. Thomas Schlemmer fornisce un quadro informativo e (amaramente) spiritoso della ricezione tedesca di Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, mostrando, attraverso l’analisi della stampa tedesca, come i due «pagliacci politici» abbiano inciso negativamente sull’immagine dello Stato italiano in Germania, esacerbando diffidenze reciproche già presenti. Il saggio di Simone Paoli è incentrato sulle relazioni migratorie tra Italia e Germania occidentale nel contesto dell’integrazione europea. L’autore evidenzia il passaggio, lento e graduale, dalle relazioni bilaterali nel corso della Guerra fredda (con particolare attenzione alla fase dell’afflusso massiccio dei Gastarbeiter nella Repubblica Federale) a quelle tra Italia e Germania unificata, basate in primis sul dibattito intorno all’immigrazione da paesi terzi.

Il filone della cultura assume diverse vesti e accezioni. Appartiene a questo contenitore il contributo di Filippo Focardi e Lutz Klinkhammer sulla risorgenza di contenziosi legati alla Seconda guerra mondiale e all’occupazione tedesca dell’Italia tra il 1943 e il 1945. I due autori ripercorrono, a partire dagli anni Novanta, i dibattiti sulla riapertura sia dei processi di guerra a criminali nazisti, sia della questione dei mancati indennizzi agli Internati militari italiani (Imi). Particolare attenzione viene dedicata alla Commissione storica italo-tedesca (2009-2012), e alle ripercussioni del suo lavoro sulla messa in discussione, in entrambi i paesi, di miti consolidati nella memoria pubblica, legati alla guerra e in certa misura responsabili di un autoassolutorio lavaggio delle coscienze. Il saggio di Matteo Galli ripercorre la circolazione dei prodotti culturali tedeschi in Italia negli ultimi anni. Il cinema arriva sulla base di quattro paradigmi distributivi: storiografico (pellicole su nazionalsocialismo, DDR, RAF), legato alle trasposizioni di testi letterari, combinato storiografico-traspositivo, e autoriale. In campo letterario, Galli fotografa la transizione dal contesto della Guerra fredda, in cui gli autori tedeschi venivano pubblicati dalle grandi case editrici, a quello degli ultimi trent’anni, in cui piccole realtà editoriali investono sistematicamente sulla letteratura tedesca, sia classica sia contemporanea. Gian Enrico Rusconi prende in esame le categorie utilizzate per definire i rapporti tra i due paesi, riflettendo su quella che a suo avviso è una transizione da «estraniazione strisciante» a «diffidenza palese». Rusconi conia l’espressione «egemonia vulnerabile» in relazione alla Germania, volendo cogliere da un lato la capacità di condizionamento tedesca nei confronti degli altri paesi europei, dall’altro le difficoltà sistematiche che essa si trova ad affrontare nelle congiunture politiche instabili; mentre l’Italia sembra ferma a un’instabilità e fragilità politica e in problemi economico-finanziari e sociali mai risolti. Il topos dell’«estraniazione strisciante» è ripreso e discusso apertamente da Christiane Liermann, che nel suo contributo riflette sullo stato dell’arte dei rapporti tra Italia e Germania dal punto di vista culturale e istituzionale e sulla crescente distanza che i due paesi stanno vivendo negli ultimi anni. Liermann tocca diversi aspetti, tra cui il ruolo della religione nei rapporti bilaterali e quello degli istituti di ricerca e degli accademici delle scienze umanistiche e sociali. Delle università e del ruolo della storia contemporanea/Zeitgeschichte nei contatti reciproci parla anche Wolfgang Schieder, che propone una mappatura delle cattedre tedesche che si occupano di storia italiana e degli istituti tedeschi sul territorio italiano, auspicando, sul piano della ricerca, una collaborazione e un’integrazione ancora più sistematiche in un futuro prossimo.

Tra le voci sull’economia rientrano infine quelle di Marco Magnani, Christoph Cornelissen ed Edmondo Montali. L’intervento di Magnani tocca aspetti delle relazioni economiche bilaterali e non solo in relazione alla crisi del 2008: il dibattito sull’euro come moneta «senza Stato»; l’esplosione dei problemi insiti nel Trattato di Maastricht a causa di una «crisi dei debiti sovrani [che] si è fatta sistemica» (p. 120); la mancata «convergenza strutturale» tra le economie europee e quindi il diverso effetto della crisi sui paesi sovrani. Magnani riflette sulle tensioni tra la posizione italiana, volta a superare il mero consolidamento fiscale in nome di una «impostazione più sensibile alla crescita», e quella tedesca, fondata sul principio dell’«unitarietà di responsabilità e controllo» (p. 122). In alcune brevi osservazioni valutative, Christoph Cornelissen ammonisce circa la difficoltà di studiare i rapporti tra Italia e Germania negli ultimi trent’anni se non alla luce di un superamento dell’impostazione «bilaterale» e di un allargamento dello sguardo a una prospettiva più ampia, che tenga conto dei processi e di europeizzazione e di globalizzazione. Montali, infine, scrive del tanto discusso quanto ammirato «modello tedesco» e della sua mutazione dalla seconda metà degli anni Novanta agli anni Dieci del nuovo millennio, ripercorrendone le origini storiche ma soprattutto inoltrandosi nei dibattiti più recenti, a partire da quello sulla rapida ripresa e sul successo del «modello», sul piano della competitività delle imprese e dell’occupazione, dopo la crisi del 2008. L’autore propone anche una disamina sulla ricezione, spesso strumentale, della «ricetta tedesca» in Italia e un raffronto tra le due situazioni.

Nel complesso il volume è davvero lesenswert, sia per gli specialisti, sia per il pubblico generico interessato a capire non solo l’Italia e la Germania, ma l’Europa di oggi. Proprio per questo motivo, sarebbe stato wünschenswert dedicare uno dei saggi, o un maggiore approfondimento diffuso, all’esperienza della Deutsche Demokratische Republik, come cornice entro la quale si sono dispiegate le vite di milioni di tedeschi nell’arco di un quarantennio. Al di là della sua dimensione ideologica, una riflessione sulla storia e sulla memoria della DDR risulta certamente interessante per la comprensione di molte dinamiche tedesche (con ripercussioni sull’Europa) nel periodo post-1989, tra cui le vicende economiche legate alla riunificazione, il processo di costruzione e integrazione europea dopo Maastricht e l’assetto politico attuale.

 

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