Reviewer Manuela Bragagnolo - Max-Planck-Institut für europäische Rechtsgeschichte
CitationLa figura di Michele Savonarola (1385-1466), celebre medico patavino e nonno di Girolamo, negli ultimi anni ha suscitato nuova attenzione presso la storiografia. Gli studi più recenti si sono, tuttavia, concentrati principalmente sull’opera più nota, e a stampa, di Savonarola, in particolar modo su quella medica, mentre sono rimasti nell’ombra i testi manoscritti, redatti dopo il suo arrivo a Ferrara come medico di corte, nel 1440. Lì non scrisse infatti soltanto di medicina, ma anche di fisiognomica, etica, politica e religione.
Proprio su questi ultimi scritti, rimasti fino ad ora inediti (in particolare lo Speculum physionomiae; il Del felice progresso - De felici progressu; e i due Confessionali), si basa lo studio di Gabriella Zuccolin che ne dà un’interessante lettura alla luce dell’attuale dibattito storiografico sulla cultura di corte del Quattrocento. Dei due Confessionali, rivolti l’uno ai laici, e l’altro ai religiosi, l’autrice pubblica il testo in appendice, pur con alcune lacune dettate dall’esistenza di un unico testimone disponibile, a tratti deteriorato.
Attraverso la ricostruzione della poliedrica figura del medico di corte, che incarna l’ampiezza del subiectum della medicina del tempo, l’autrice restituisce un quadro intellettuale coerente del medico patavino, ponendo bene in luce il nesso tra medicina, fisiognomica, religione e politica nel XV secolo, e il ruolo chiave della fisiognomica nella definizione di una ‘scientia de homine’ globale, che indagasse l’uomo in tutta la sua complessità.
È infatti un preciso progetto pedagogico e didattico per i principi estensi, di educazione e divulgazione (realizzato anche nella consapevole scelta linguistica del volgare e della doppia redazione, volgare e latina), etico e politico insieme, a unire gli scritti di Savonarola stilati dopo il suo arrivo a Ferrara: scritti che compongono nel loro insieme un esteso speculum per il principe e la sua corte, coniugando la disciplina medica con le istanze etiche e pedagogiche tipiche dell’età umanistica. Si tratta di un progetto ideato consapevolmente sul modello del Secretum Secretorum, che, secondo la tradizione, Aristotele scrisse per il suo allievo Alessandro Magno, e che il medico integra, specialmente nei Confessionali (1461), con le esigenze legate al suo credo cristiano. L’intera opera di Michele è presentata come una "sovrapposizione cristiana all’indice del Secretum" (p. 80): un progetto complesso, composto da varie tessere di un mosaico, al centro del quale l’autrice colloca la scienza fisiognomica.
Scienza dell’uomo e della natura, la fisiognomica si delinea, nell’opera di Savonarola, come un sapere antropologico complessivo, in grado di fare il ponte tra i libri naturales e i libri morales, ed essenzialmente calato nella pratica. All’analisi dello Speculum physionomiae (1442), che recupera la metafora dello specchio nel suo senso più filosofico, nella quale il corpo è lo specchio dell’anima e la via privilegiata di accesso ad essa, l’autrice consacra la gran parte del suo studio, che anticipa l’edizione curata dalla stessa Zuccolin. Così come nel Secretum pseudo-aristotelico, anche per Savonarola l’importanza della fisiognomica risiedeva nel fatto che tale sapere permetteva innanzitutto al principe di circondarsi di buoni consiglieri. Il controllo, la cura e il dominio di sé e degli altri, cui la fisiognomica dava accesso, costituivano la cifra del progetto pedagogico di Michele.
L’autrice illustra con chiarezza il profondo legame del trattato di Savonarola con la tradizione fisiognomica precedente, e, attraverso un raffronto minuzioso, evidenzia in special modo il recupero consapevole del Liber compilationis physionomie di Pietro d’Abano, che gli fa da modello. Da Pietro, Savonarola riprende peraltro il fondamento stesso, ormai consolidato, della scientificità della fisiognomica secondo i canoni dell’epistemologia scolastica, vale a dire la possibilità, appoggiandosi alla medicina, di dare una spiegazione causale del mutuo rapporto tra anima e corpo che permette di formulare, a partire dai signa corporei esteriori, giudizi sulle inclinazioni dell’animo umano.
Al contempo Gabriella Zuccolin mostra la portata innovativa dell’opera del medico patavino, che si apprezza fin dalla scelta del genere letterario del compendio. Di particolare interesse risulta l’"estremizzazione" della già menzionata medicalizzazione della fisiognomica medievale (p. 152), ben visibile non soltanto nell’aggiunta di cinque rubriche sul temperamento dei principali organi interni del corpo, ma anche nell’espresso riferimento, fin dalla definizione della fisiognomica nel primo capitolo, alla teoria medica della complexio. Lo Speculum savonaroliano testimonia così, molto chiaramente, il decisivo ‘allargamento’ della fisiognomica verso la medicina.
Come sottolinea, in maniera originale, l’autrice, è tuttavia soprattutto nelle digressioni, negli esempi e negli aneddoti, di cui è costellato il testo, che l’opera di Michele si distingue consapevolmente da quella di Pietro d’Abano, sottolineando in particolare lo scopo pratico della fisiognomica, non solo come arte del buon governo ma anche come etica filosofica e civile. Si tratta perlopiù di suggerimenti pratici, rivolti espressamente al più erudito dei principi estensi, Leonello – al quale il testo è dedicato –, che vanno dall’educazione dei figli alla scelta di ministri e consiglieri adeguati, nonché di servitori fedeli, fino a consigli che si potrebbe quasi definire "eugenetici" (p. 25).
Le digressioni, gli esempi, gli aneddoti, tratti non di rado dalla quotidianità, che caratterizzano le parti più esplicitamente di carattere pedagogico-morale del testo, mostrano del resto l’attenzione di Michele per un’"epistemologia del particolare" e dell’"esperienza" (p. 190), la volontà di dar conto della concreta messa in opera della fisiognomica in casi particolari, in linea con la nuova attenzione per il particolare e l’esperienza pratica che si evidenzia nella medicina dell’epoca.
Se lo Speculum physionomie mostra chiaramente l’utilità pratica della fisiognomica, anche e soprattutto in ambito politico, è tuttavia con il Del felice progresso/De felici progressu (1452), che Savonarola mette a fuoco la parte più squisitamente politica del proprio progetto pedagogico. L’opera si configura come una ripresa consapevole del De Regimine Principum di Egidio Romano. Secondo lo schema consolidato, il principe è invitato a rispecchiarsi in una griglia di virtù, con al centro la prudenza. Tale griglia è, tuttavia, sapientemente modificata per adattare il modello alla realtà politica del tempo, in particolare alla figura del nuovo principe, Borso d’Este, al quale Michele dedica il testo.
Corredato di un’esaustiva bibliografia degli scritti di Michele Savonarola e degli studi su di lui, il volume di Gabriella Zuccolin si presenta, dunque, come uno studio di grande interesse innanzitutto per comprendere nella sua complessità la figura del medico patavino, e il contributo della fisiognomica nella ridefinizione delle coordinate antropologiche tardo-medievali. Lo studio mostra poi come l’opera di Michele Savonarola possa essere intesa come una testimonianza significativa della porosità dei diversi saperi nella prima età moderna, in cui politica e medicina, etica e fisiognomica si intrecciano anche nell’attenzione al particolare e all’esperienza concreta.
Se, dunque, il volume, arricchito come si è detto dall’edizione dei due Confessionali, getta nuova luce sugli scritti meno noti di Michele, si attende ora l’edizione dello Speculum Physionomie, grazie alla quale sarà certamente più agevole investigare, tra l’altro, l’impatto della fisiognomica medica pratica di Savonarola sul pensiero successivo, in particolar modo nel mutato scenario della riflessione fisiognomica del XVI secolo.