II, 2019/3

Paola S. Salvatori

Mussolini e la storia

Review by: Anna Grillini

Authors: Paola S. Salvatori
Title: Mussolini e la storia. Dal socialismo al fascismo (1900-1922)
Place: Roma
Publisher: Viella
Year: 2016
ISBN: 9788867285075
URL: link to the title

Reviewer Anna Grillini

Citation
A. Grillini, review of Paola S. Salvatori, Mussolini e la storia. Dal socialismo al fascismo (1900-1922), Roma, Viella, 2016, in: ARO, II, 2019, 3, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2019/3/mussolini-e-la-storia-anna-grillini/

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Il lavoro di Paola Salvatori rappresenta un’interessante rielaborazione della sua tesi di dottorato. Analizzando in modo inedito l’uso politico della storia compiuto dal giovane Mussolini, l’opera si inserisce nel contesto di un rinnovato interesse per la figura del futuro duce negli anni antecedenti alla fondazione dei Fasci di combattimento. Precisamente, il periodo considerato dall’autrice è quello tra il 1900 e il 1922 ovvero gli anni socialisti, la fondazione dei Fasci di combattimento e la loro ascesa nella scena politica italiana.

L’autrice evidenzia come fin della fase socialista la storia rappresenti un fondamentale strumento per la costruzione della retorica mussoliniana, una vasta riserva dalla quale attingere di volta in volta i miti più funzionali alla posizione politica del momento. In questo continuo e opportunistico uso della storia vengono individuati quattro discorsi principali: la Roma antica; la Rivoluzione francese; il Risorgimento e la Grande guerra.

In particolare, per quanto riguarda il tema della Roma antica si assiste a un’evoluzione che vede il marcato disprezzo del futuro duce per i fasti e i miti del periodo repubblicano e imperiale trasformarsi, adattandosi a una scena politica sempre più legata alla capitale, in un aperto richiamo alla grandezza dell’Impero romano visto come fonte di ispirazione. L’autrice indica nel 1914 l’anno chiave del passaggio dalla visione della Roma antica come esempio di “Stato borghese e sfruttatore” (p. 57) alla rappresentazione della stessa come modello a cui aspirare e sui cui modellare un nuovo ideale di società. I riferimenti a quest’ultima interpretazione aumentarono progressivamente durante il primo conflitto mondiale fino all’ascesa al potere e all’affermazione del fascismo come apice di un processo storico iniziato con la Roma imperiale. Il 1914 come anno del passaggio dal Mussolini socialista a quello nazionalista è descritto dall’autrice in accordo con l’interpretazione di Roberto Vivarelli e in opposizione a Renzo De Felice, il quale descrive il Mussolini interventista come in cerca del proprio spazio politico all’interno della galassia socialista più che come nazionalista già completamente formato.

La Rivoluzione francese è chiamata in campo durante il periodo socialista come esempio di rivoluzione popolare, in una visione certo non molto originale;  in seguito, tuttavia la sua importanza è affermata in virtù del valore patogenico e rigenerante della violenza e i riferimenti ai grandi rivoluzionari vengono gradualmente espunti dai discorsi mussoliniani degli anni socialisti, in favore dell’esaltazione dell’imperialismo napoleonico, ricorrente dopo la svolta a destra del futuro leader fascista. Altrettanto strumentale e scarsamente originale, in quanto profondamente segnato dalla visione di Alfredo Oriani, appare l’utilizzo del Risorgimento descritto come pagina incompiuta della storia nazionale, prima nell’ottica socialista del processo democratico e poi in quella nazionalista di unificazione culturale e territoriale.

La spinta fondatrice della violenza è ripresa ancora una volta nell’uso politico della Grande guerra: i massacri a cui assiste l’Europa intera divengono funzionali alla rigenerazione sociale, culturale e nazionale. Questo momento guerresco viene vissuto da Mussolini e da molti suoi contemporanei come un passaggio storico fondamentale, un “presente-storia” atteso e auspicato, che deve condurre a compimento l’epopea nazionale e di cui il movimento fascista deve far parte.

Tra i maggiori meriti del lavoro di Paola Salvatori c’è sicuramente quello di aver riportato in maniera originale l’attenzione sull’uso politico della storia compiuto da Mussolini fin dai suoi anni giovanili. Ancora più apprezzabile è l’analisi estesa e sistematica delle fonti, accompagnata da una stesura chiara e stimolante del testo, oltre che dall’utilizzo di una vasta bibliografia che tuttavia potrebbe essere più aggiornata per quanto riguarda l’anno della neutralità italiana.

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