Reviewer Angela De Benedictis - Università di Bologna
CitationL’agile ma denso volume di Karl Härter, studioso da decenni in forza presso il Max-Planck-Institut für europäische Rechtsgeschichte di Frankfurt am Main (MPIER), oltre che professore presso l’Università di Mannheim, esce come quinto della collana “methodica – Einführungen in die Rechtshistorische Forschung”, nuova tra le pubblicazioni dell’istituto francofortese.
Per i curatori della collana Thomas Duve (attuale co-direttore del MPIER), Caspar Ehlers e Cristoph H.F. Meier questo libro – come i precedenti e anche i futuri – ha lo scopo pratico di mostrare i fondamenti dello stato della ricerca a studenti, docenti, ricercatori interessati alle tematiche dei singoli volumi e di essere un aiuto per comprendere meglio le storie affascinanti del diritto e per far continuare a scriverle.
Il volume di Härter costituisce, in effetti, una vera e propria introduzione allo studio e alla ricerca sulla criminalità, sul diritto penale, sulla giustizia penale nella prima età moderna che ha il pregio – vale la pena sottolinearlo subito – di una estrema chiarezza, pur nella complessità e molteplicità delle questioni affrontate.
Si tratta di un risultato dovuto alla lunga, ampia e sistematica esperienza di ricerca dell’autore come responsabile di gruppi di lavoro e organizzatore di seminari, workshop, convegni internazionali all’interno e all’esterno del MPIER, e come docente sia della International Max Planck Research School on Retaliation, Mediation and Punishment, sia in diverse università, ultima delle quali quella di Mannheim; nonché come autore di numerosi saggi.
Data la sede in cui viene pubblicata questa scheda, è più che opportuno ricordare il volume curato da Härter insieme a Cecilia Nubola come risultato di un seminario dell’Istituto Storico Italo-germanico, Grazia e giustizia. Figure della clemenza fra tardo medioevo ed età contemporanea (2011). Fondamentale poi, proprio per le questioni trattate in Strafrechts- und Kriminalitätsgeschichte der Frühen Neuzeit, è la co-direzione, insieme a Michael Stolleis (già co-direttore del MPIER) della serie Repertorium der Polizeiordnungen der Frühen Neuzeit, che tra il 1996 e il 2017 ha prodotto 12 volumi sui diversi territori del Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca.
L’Impero è, infatti, l’ambito territoriale, politico e costituzionale oggetto dell’introduzione di Härter alla storia del diritto penale e della criminalità, che determina anche la periodizzazione scelta: quella prima età moderna che corrisponde sostanzialmente alla storia stessa dell’Impero, tra il tardo medioevo e la Sattelzeit di metà XVIII secolo (per quanto la fine del Sacro Romano Impero dati al 1806). Un Impero che – come ricorda Härter – comprendeva non solo un ambito territoriale germanofono, ma anche territori accomunati dallo ius commune e che ora fanno parte, come Stati, dell’Unione Europea. Le tematiche prese in considerazione dall’autore sono, peraltro, quelle che contraddistinguono la ricerca internazionale, come è evidente dallo stato della ricerca di cui il libro dà conto.
Il volume è strutturato in tre parti e in complessivi otto capitoli. La quarta e ultima parte è costituita da una vasta bibliografia (27 pagine) e dall’indice dei nomi di luogo e di persone (limitato, questo, alla prima età moderna). Dalla bibliografia è evidente come lo stato della ricerca sia stato ricostruito sulla base della storiografia più recente: una scelta in qualche modo obbligata, dato lo scopo del lavoro. E infatti i titoli degli anni Settanta dello scorso secolo si contano sulle dita di una mano, essendo costituito uno di questi dalla traduzione tedesca del Surveiller et punir di Michel Foucault, un altro dallo Handbuch der Quellen und Literatur der neueren europäischen Privatsrechtsgeschichte, diretto da Helmut Coing, primo direttore del MPIER. I titoli degli anni Ottanta sono meno di una decina.
La I parte (l’introduzione) offre uno sguardo esaustivo sullo stato della ricerca nell’ambito della storia del diritto penale nonché della storia della criminalità e analizza ambiti, epoche, strutture, concetti e concezioni della criminalità, del diritto penale, della giustizia penale. Una particolare attenzione è rivolta alla questione del rapporto tra diritto penale, dottrina giuridica e multinormatività, nonché tra giustizia penale e infragiustizia.
La II parte è dedicata a fonti e metodi. Viene mostrata la molteplicità delle fonti necessarie per lo studio del diritto penale e della criminalità nel Sacro Romano Impero della prima età moderna. Si tratta di norme di diritto penale come ordini e leggi di polizia, di scienza del diritto penale. Di atti giudiziari e criminali che caratterizzano la prassi giuridica. Di atti e verbali di tribunali. Di atti relativi a indagini su cause criminali: denunce e verbali di interrogatori. Di letteratura giurisprudenziale, di decisioni, di pareri e consilia, relazioni criminali, sentenze. Di suppliche e atti di grazia propri della infragiustizia. Sono poi indicati i metodi per l’utilizzo di tali fonti e le possibilità di ricerca che offrono. Le pagine finali di questa parte sono dedicate ai media pratico-pragmatici e popolari, tra cui le storie criminali e le raccolte di casi. Si tratta insomma di una rassegna di tutto ciò che le società e i sistemi giuridici della prima età moderna hanno prodotto e lasciato riguardo al diritto penale e alla criminalità.
Problemi e prospettive della ricerca sono analizzati e segnalati nella III parte. Qui viene ricostruito il dibattito storiografico internazionale sul problema della divergenza tra norme giuridiche e prassi giuridica e, su questa base, vengono suggeriti percorsi concettuali che consentano alla futura ricerca di superare dicotomie e interpretazioni teleologiche talvolta ancora presenti nella storiografia attuale.
Particolare rilievo viene dato al concetto di multinormatività, che riguardo alla qualità e alla funzione delle norme porta ad analizzare non tanto la questione della attuazione, ma piuttosto quella di una utilizzazione differenziata delle norme.
Vengono così messi in discussione, come da tempo avviene nella ricerca internazionale, modelli di spiegazione monocausali come civilizzazione della violenza, disciplinamento, monopolio statale dell’uso della violenza. Se la “giustizia penale della prima età moderna non può essere considerata solamente come risultante dell’azione statale”, appare però altrettanto problematica “una concezione della infragiustizia come sistema giuridico alternativo-sostitutivo concorrenziale con l’azione statale” (p. 163). La storia del diritto penale e della giustizia criminale può quindi essere concepita “non tanto sulla base dei concetti di modernizzazione, statalizzazione, professionalizzazione, razionalizzazione e umanizzazione, ma piuttosto come conseguente interdipendenza di regolamentazione dei conflitti e di controllo sociale giudiziari e infragiudiziari” (p. 164).
Come si vede, il libro affronta una serie di questioni cui da tempo si dedica anche una parte della storiografia italiana. Motivo sufficiente per prendere in seria considerazione osservazioni e analisi offerte dall’autore, pur nella ovvia differenza della storia politica, costituzionale e religiosa tra Sacro Romano Impero e stati italiani pre-unitari.