I, 2018/2

Petra Terhoeven

Die Rote Armee Fraktion

Review by: Laura Di Fabio

Authors: Petra Terhoeven
Title: Die Rote Armee Fraktion. Eine Geschichte terroristischer Gewalt
Place: München
Publisher: C.H. Beck
Year: 2017
ISBN: 9783406712357
URL: link to the title

Reviewer Laura Di Fabio - Università di Siena

Citation
L. Di Fabio, review of Petra Terhoeven, Die Rote Armee Fraktion. Eine Geschichte terroristischer Gewalt, München, C.H. Beck, 2017, in: ARO, I, 2018, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2018/2/rote-armee-fraktion-laura-difabio/

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Il volume di Petra Terhoeven[1], uscito in occasione del 40° anniversario dell’“Autunno tedesco” della Repubblica Federale Tedesca, restituisce in sole 128 pagine una sintesi storiografica di lungo periodo della storia della Rote Armee Fraktion (RAF) tedesca. L’organizzazione armata d’estrema sinistra d’ispirazione marxista-leninista è sorta nella Germania Federale alla fine degli anni Sessanta, in concomitanza con la contestazione studentesca del biennio 1967-1968. La parabola del gruppo culmina con il rapimento e l’uccisione del presidente degli industriali tedeschi Hans Martin Schleyer e il dirottamento di un aereo Lufthansa nel 1977[2]. Il suo ciclo vitale continua anche per tutti gli anni Ottanta e Novanta, con le azioni armate portate avanti dalla cd. terza generazione.

Nel prologo l’autrice descrive quanto la riapertura di inchieste giudiziarie su presunti membri della RAF, la scadenza dei termini di legge che regolano la consultazione della documentazione negli archivi (e, di contro, la mancata declassificazione da parte delle istituzioni di materiale documentario utile), e l’attualità del fenomeno terroristico attirino ancora una grande attenzione dell’opinione pubblica e degli studiosi sulla storia della violenza politica armata di sinistra degli anni Settanta, e sulla RAF in particolare. Il terrorismo nero della Natonalsozialistischer Untergrund (NSU) o della scena jihadista degli ultimi anni hanno causato più vittime della RAF. Tuttavia, al mito di quest’ultima sono dedicati libri, film, mostre d’arte e documentarie e indagare i motivi di un così vivo interesse è alla base delle questioni poste dall’autrice. La studiosa apre dunque citando l’esperto di storia del terrorismo Walter Laqueur, per il quale “raramente è stato scritto così tanto su così pochi – selten ist so viel über so wenige geschrieben worden”.

L’autrice pone in relazione la storia della RAF ad almeno tre macro-temi che sono ormai riconducibili a posizioni storiografiche consolidate, sulle quali è disponibile un’ampia bibliografia nella parte conclusiva del volume (l’assenza di note a pié di pagina presuppone una certa conoscenza delle diverse impostazioni storiografiche a cui l’autrice si riferisce).

Il primo interpreta la storia della RAF come parte di un processo di lungo periodo che parte dal periodo post-nazionalsocialista: “la muffa di mille anni – Der Muff von tausend Jahren”[3] sembrava avvelenare la legittimità dell’ordine politico nel suo complesso.

Il secondo guarda alla RAF come a un elemento della storia di un 1968 globale: l’autrice inserisce la storia di quest’organizzazione all’interno degli sviluppi del movimento studentesco e terzomondista che scossero Berlino Ovest e l’intera RFT tra il 1967 e il 1968.

Il terzo filone vede la RAF come parte di una storia del terrorismo moderno. L’autrice porta la riflessione sulla sistematizzazione metodologica della categoria di terrorismo, partendo dai più recenti dibattiti storiografici e pubblici. Secondo l’autrice è necessario un chiarimento urgente nella dilagante confusione concettuale e semantica. Mentre una storicizzazione della RAF è, ormai, un processo avviato.

Il volume non si limita, dunque, a ripercorrere cronologicamente le vicende che caratterizzeranno gli anni della contestazione studentesca e della socialdemocrazia tedesca di Willy Brandt e del suo successore, Helmut Schmidt. Terhoeven enfatizza le relazioni transnazionali e le dinamiche cooperative e concorrenziali delle formazioni armate di sinistra europee e non abbandona l’impianto comparativo che contraddistingue da anni il suo metodo di lavoro.

Se nei primi cinque capitoli l’autrice ripercorre la parabola dell’organizzazione dalla sua nascita fino all’offensiva del 1977, l’ultimo capitolo dedicato al mito della RAF rappresenta un ponte col presente. L’autrice affronta il nodo complesso della memoria pubblica e privata, scissa nella logica dicotomica vittima-colpevole e auspica un cambiamento di paradigma: “La storia della vittima e del colpevole non deve essere giocata l’una contro l’altra, ma in relazione l’una con l’altra … la questione delle vittime deve essere integrata nella ben nota storia del terrorismo per cambiarla …”[4].

Secondo l’autrice la ricezione artistica della RAF dimostra quanto sia stretta la linea tra la decostruzione critica del mito RAF e la sua continuazione. Molti cittadini della RFT, testimoni di quegli anni, hanno un immaginario legato, ad esempio, ai manifesti con le foto segnaletiche dei ricercati con cui la polizia tappezzava le città. I processi di mediatizzazione, mitizzazione e conseguente fascinazione della RAF hanno prodotto degli immaginari duraturi che persistono nella cultura di massa tedesca ancora oggi.

 

[1] Professoressa di Storia contemporanea all’Università Georg-August di Gottinga, già autrice di uno studio dedicato al tema della violenza politica armata di sinistra in Italia e nella RFT, Deutscher Herbst in Europa. Der Linksterrorismus der siebziger Jahre als transnationales Phänomen, Oldenbourg, Monaco, 2014. Della stessa autrice ricordiamo Italien, Blicke. Neue Perspektiven der italienischen Geschichte des 19. und 20. Jahrhunderts, Göttingen, V&R, 2010; in lingua italiana, C. Corneließen - B. Mantelli - P. Terhoeven (edd),  Il decennio rosso. Contestazione sociale e conflitto politico in Germania e in Italia negli anni Sessanta e Settanta (Annali dell’Istituto storico italo-germanico. Quaderni, 85), Bologna, Il Mulino, 2012.

[2] Cfr. M. Tolomelli, Terrorismo e società, il pubblico dibattito in Italia e in Germania negli anni Settanta, Bologna, Il Mulino, 2006.

[3] Uno degli slogan principali del movimento studentesco degli anni Sessanta nella RFT, nato tra la compagine studentesca dell’Università di Amburgo il 9 novembre 1967. Il suo significato rifletteva una critica profonda della dittatura nazista e della continuità presente nelle strutture elitarie e conservatrici dell’università (motto che venne esteso poi a tutti gli ambiti della società).

[4] P. Terhoeven, Die Rote Armee Fraktion, München, C.H. Beck, 2017, pp. 108-109.

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