I, 2018/2

Heinz Schilling

1517

Review by: Alessandro Paris

Authors: Heinz Schilling
Title: 1517. Storia mondiale di un anno
Place: Rovereto
Publisher: Keller
Year: 2017
ISBN: 9788899911232
URL: link to the title

Reviewer Alessandro Paris - FBK-ISIG

Citation
A. Paris, review of Heinz Schilling, 1517. Storia mondiale di un anno, Rovereto, Keller, 2017, in: ARO, I, 2018, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2018/2/1517-alessandro-paris/

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Nel cinquecentesimo anniversario della Riforma, Heinz Schilling racconta il 1517 oltre l’ottica strettamente eurocentrica, adottando un punto di osservazione quanto più globale possibile. D’altra parte i decenni della prima età moderna, a cui appartiene l’anno di avvio della rivoluzione luterana, sanciscono anche l’inizio della messa in discussione del monopolio politico ed economico europeo su scala mondiale. L’apertura a nuovi mondi determina infatti l’avvio di processi di lunga durata, ancora in fase di incubazione, ma già leggibili nelle traiettorie economiche e politiche europee e che possono essere osservati nel loro sviluppo mondiale, seppur in quegli anni “le regioni del mondo, con i loro popoli e le loro culture” fossero ancora “troppo isolate le une dalle altre” (p. 20).

Il racconto muove dagli eventi politici che si registrarono nell’Europa latino-cristiana e nelle zone di confine meridionali e orientali: ortodosse nel caso dell’Europa orientale, arabe nel caso delle regioni del Vicino Oriente. Qui emerge il confronto religioso e ideologico tra due imperi mondiali, l’Impero ottomano musulmano e l’Impero asburgico cristiano, che ha caratterizzato l’Europa per i secoli a venire e di cui sono evidenti ancora oggi gli effetti, ad esempio, in area balcanica e greca. Ma l’anno 1517 e gli anni immediatamente precedenti e successivi sono altresì caratterizzati dalla lotta per il nuovo ordine sociale europeo e pongono le basi per una riorganizzazione della concezione del potere nello stesso continente.

Nel primo capitolo l’autore delinea l’orizzonte geopolitico europeo e mondiale entro cui si sviluppa il racconto: gli scontri tra dinastie rivali, domini e Stati premoderni da un lato, il confronto tra cristianesimo, islam e i due imperi “mondiali” dall’altro. Evidenzia in secondo luogo le tracce di quel “brontolio dei sudditi”, che è l’esito di tale processo di aggregazione politica europea e si manifesta nella drastica riduzione dei diritti di città e comunità locali, nell’inasprimento delle richieste fiscali dello Stato centrale, provocando così lo scoppio delle rivolte contadine del 1525. Si impongono contestualmente nell’elaborazione del pensiero politico due discorsi predominanti: il mantenimento della pace e la ricerca di una nuova stabilità monetaria, ai quali è dedicato l’intero secondo capitolo

Il terzo capitolo descrive l’incontro della società europea con le civiltà di Asia e America, in un’ottica quanto più possibile unitaria dei domini europei e del loro rapportarsi al mondo; una “storia della globalizzazione dell’umanità” che nel 1517 coincideva in Oriente con l’incontro tra Europa (a capofila portoghese) e l’impenetrabile Impero cinese, e in Occidente con i primi contatti tra europei spagnoli e le civiltà americane della penisola dello Yucatàn. Tale apertura al mondo, corroborata da uno slancio culturale interno nel segno dell’Umanesimo e del Rinascimento, ha determinato, come risalta nel quarto capitolo, una “globalizzazione della cultura europea della conoscenza” (p. 159). È in quest’ottica che Schilling suggerisce di considerare la sua Weltgeschichte senza incorrere in pericolosi anacronismi.

Tale ampliamento della conoscenza europea ha naturalmente amplificato antiche e nuove paure collettive, protagoniste del quinto capitolo ed esemplificabili in particolare nella stigmatizzazione dello straniero e di tutto ciò che estraneo, che nell’Europa del cinquecento coincide in particolare con ebrei e musulmani (basti pensare alla cacciata dei moriscos arabi in Spagna e all’inasprimento del confronto secolare tra Impero asburgico e turchi).

I due capitoli conclusivi ci conducono finalmente all’interno degli orizzonti religiosi aperti dal 1517 e delle tensioni spirituali, sociali e politiche coagulatesi attorno all’anno che alimentò la fama in tutto il continente del monaco sassone. Se nel sesto la narrazione è impostata sul contrasto tra l’opulenza rinascimentale dell’Urbe (ancora alimentata dal sistema finanziario in crisi della Fabbrica di S. Pietro) e le richieste di riforma religiosa e istituzionale, il settimo conduce più direttamente nel vivo del pensiero e delle azioni di Lutero, tanto concentrato su personali quesiti teologici (“verrebbe da dire in modo monomaniacale”, chiosa Schilling a p. 296), quanto poco attratto dalla sfida intellettuale posta alla cultura e alla società europea dall’incontro con i nuovi mondi.

Complessivamente, il volume consente di constatare come un anno come il 1517 sia al contempo estraneo e familiare agli occhi dell’uomo di oggi. Il centralità della politica e la genesi della nuova forma istituzionale dello “stato moderno”, il cambio nella guida all’espansione europea (da portoghese a spagnola, o meglio imperiale), le discussioni sul valore del denaro introdotte da Niccolò Copernico, il pensiero umanitario e di diritto naturale di Bartolomé de Las Casas, l’appello etico-morale di Erasmo da Rotterdam nel Lamento della pace, la persistenza di un’interpretazione magico-cosmologica mondiale, sono infatti soltanto alcuni dei temi entro i quali è possibile valutare tale distanza tanto nei linguaggi, quanto negli strumenti e nei metodi adottati.

È appunto la prospettiva della storia europea e del suo rapporto con i nuovi mondi appena scoperti a dischiudere tali possibilità di confronto e a rivelare nuove chiavi interpretative. Così in ambito religioso è evidente da un lato come nel Nuovo Mondo e in Estremo Oriente l’interpretazione magico-cosmologica continui a permeare gli imperi Inca e Azteco o la Cina, mentre nel cuore dell’Europa l’affermarsi della Riforma non ne determini improvvisamente la fine, ma contribuisca “solo in modo indiretto e a lungo termine all’allontanamento della magia dal mondo e al cambio di paradigma nell’odierna spiegazione razionale scientifica delle cose” (p. 331). Tuttavia, imponendo una differenziazione confessionale nella cristianità latina, la rivoluzione incarnata dall’agostiniano tedesco ha iniziato a frantumare l’essenza stessa della società europea e ha avviato certamente il lungo processo di secolarizzazione e il sorgere nei secoli successivi dei dibattiti sulla tolleranza, sul pluralismo e sulla libertà, ma ha scatenato altresì centocinquant’anni di violenze e guerre confessionali che, a prescindere dai diversi strumenti e linguaggi, non si distinguono poi molto dal fondamentalismo religioso di oggi.

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