I, 2018/1

Nikolas Dörr

Die Rote Gefahr

Review by: Francesco Leone

Authors: Nikolas Dörr
Title: Die Rote Gefahr. Der italienische Eurokommunismus als sicherheitspolitische Herausforderung für die USA und Westdeutschland, 1969-1970
Place: Köln - Weimer - Wien
Publisher: Böhlau Verlag
Year: 2017
ISBN: 9783412507428
URL: link to the title

Reviewer Francesco Leone - Universität Trier

Citation
F. Leone, review of Nikolas Dörr, Die Rote Gefahr. Der italienische Eurokommunismus als sicherheitspolitische Herausforderung für die USA und Westdeutschland, 1969-1970, Köln - Weimer - Wien, Böhlau, 2017, in: ARO, I, 2018, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2018/1/die-rote-gefahr-francesco-leone/

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Con la pubblicazione del suo volume Berlinguer e la fine del comunismo Silvio Pons ha portato la figura del segretario del PCI al centro del dibattito storiografico, evidenziando come “il pilastro portante della sua strategia, il terreno sul quale si cimentò nell’impresa impossibile di riformare il comunismo” sia stata la politica internazionale. La fase storiografica seguente ha visto la pubblicazione di numerosi studi sulla politica internazionale del PCI negli anni Settanta, privilegiando soprattutto approcci comparati o incrociati. La metodologia dell’histoire croisée è quella utilizzata da Nikolas Dörr, ricercatore all’Università di Brema e membro della Historische Kommission della SPD, per questo volume, che prende le mosse dalla tesi di dottorato difesa nel 2014 all’università di Potsdam, confermando innanzitutto come l’interesse storiografico per il PCI abbia ormai travalicato i confini della storiografia nazionale. Negli ultimi anni, infatti, come già avvenuto in Francia[1], anche in Germania, in parziale controtendenza rispetto alla tradizione storiografica tedesca, sono apparsi vari studi sui partiti comunisti, compreso quello italiano[2]. La politica internazionale di quest’ultimo era già stata al centro dei pioneristici studi di Bruno Schoch e Michael Strübel[3], i quali furono il risultato di un interesse figlio soprattutto dell’affermarsi del fenomeno eurocomunista, il quale ebbe sia tra gli storici tedeschi, sia nell’opinione pubblica, una discreta risonanza[4].

Anche al centro del lavoro di Dörr l’eurocomunismo, e in particolare quello italiano, riveste un ruolo centrale, in particolare nella sua percezione nella Germania Ovest e negli Stati Uniti, tanto come minaccia alla sicurezza occidentale e cavallo di Troia dell’Unione Sovietica in Europa Occidentale quanto nella sua tendenza riformatrice. Tralasciando il problema definitorio di un fenomeno dai contorni sfuggenti come quello eurocomunista, ma evidenziando come tale ambiguità influenzò gli atteggiamenti degli attori internazionali e dello stesso PCI, Dörr sostiene che, mentre a Washington il rifiuto dell’opzione eurocomunista fu pressoché totale, a Bonn l’atteggiamento fu più sfumato. Fa bene l’autore, pur sovrastimando a tratti l’influenza della SPD sull’evoluzione successiva del PCI, ad attribuire l’atteggiamento aperto della SPD anche ai contatti tra i due partiti iniziati nel 1967, i quali sono stati oggetto, anche di recente, di numerosi e ottimi studi[5], e che Dörr descrive con minuzia di particolari.

Del tutto differente l’atteggiamento dell’amministrazione americana, che viene descritta come assolutamente chiusa alla possibilità di dialogo con i partiti eurocomunisti, senza eccezioni rilevanti, se si eccettua il primo tentennante anno della presidenza Carter. A tale riguardo, l’autore mette in luce i timidi tentativi di differenziazione della nuova amministrazione rispetto alle precedenti, confermando tra l’altro anche la tesi di Irwin Wall, secondo cui le indecisioni furono dovute in larga parte a profonde divergenze all’interno dello staff presidenziale[6]. Probabilmente però l’autore si sofferma troppo brevemente sugli elementi di novità del primo anno di Carter, che pure costituirono un importante tentativo di impostare un nuovo corso di politica estera, e non solo una parentesi da chiudere in fretta[7].

Il volume risulta molto ben documentato e basato su solide fonti di prima mano, frutto di ricerche in 18 archivi di sei paesi differenti, nonché su una ricchissima bibliografia internazionale.

Da sottolineare la scelta cronologica, che prende il considerazione il 1969, anno dei due cambi di governo in USA e RFT, come anno iniziale: includendo anche gli anni precedenti al 1976, anno chiave per il tema trattato, l’autore mette in luce le radici profonde dell’elaborazione eurocomunista, da ricercarsi nella posizione “né eretica, né ortodossa” del PCI dopo lo shock del ’68, all’atteggiamento del PCI riguardo la distensione internazionale e probabilmente anche alla teorizzazione del policentrismo dopo il XX Congresso.

 

1. Cfr. M. Di Maggio (ed), Histoires croisées du communisme italien et français (“Cahiers d’Histoire. Revue d’histoire critique”, 2010, 112-113, numero monografico).  ↑

2- A. Bauerkämper - F. Di Palma (edd), Bruderparteien jenseits des Eisernen Vorhangs. Die Beziehungen der SED zu den kommunistischen Parteien West- und Südeuropas (1968-1989), Berlin, Ch. Links, 2011; F. Di Palma - W. Müller (edd), Kommunismus und Europa. Europapolitik und -vorstellungen europäischer kommunistischer Parteien im Kalten Krieg, Paderborn, Ferdinand Schöningh, 2015. ↑

3. B. Schoch, Die internationale Politik der italienischen Kommunisten, Frankfurt a.M., Campus, 1988; M. Strübel, Neue Wege der italienischen Kommunisten: zur Aussen- und Sicherheitspolitik der KPI (1973-1981), Baden-Baden 1982. ↑

4. H. Gärtner - G. Trautmann (edd), Ein dritter Weg zwischen den Blöcken? Die Weltmächte, Europa und der Eurokommunismus, Wien, Verlag für Gesellschaftskritik, 1985. A testimonianza invece dell’interesse suscitato nel dibattito politico, si ricordi la copertina che “Der Spiegel” dedicò a Berlinguer nel maggio 1976. ↑

5. Su tutti: M. Di Donato, I comunisti italiani e la sinistra europea. Il PCI e i rapporti con le socialdemocrazie (1964-1984), Roma, Carocci, 2015. ↑

6. I. Wall, L’amministrazione Carter e l’eurocomunismo, in “Ricerche di Storia Politica”, 2006, 2, pp. 181-196. ↑

7. Un quadro interpretativo maggiormente tendente a sottolineare l’originalità della proposta di Carter nel suo primo anno è quello proposto nella tesi di dottorato, ancora non pubblicata e praticamente contemporanea a quella di Dörr, di R.D. Portolani, Gli Stati Uniti e l’eurocomunismo, 1976-1980, Università Tor Vergata, Roma 2014. ↑

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