I, 2018/1

Daniel Bellingradt, Paul Nelles, Jeroen Salman (eds.)

Books in Motion in Early Modern Europe

Review by: Rebecca Carnevali

Editors: Daniel Bellingradt, Paul Nelles, Jeroen Salman
Title: Books in Motion in Early Modern Europe. Beyond Production, Circulation and Consumption
Place: London
Publisher: Palgrave Macmillan
Year: 2017
ISBN: 9783319533650
URL: link to the title

Reviewer Rebecca Carnevali - Warwick University

Citation
R. Carnevali, review of Daniel Bellingradt, Paul Nelles, Jeroen Salman (eds.), Books in Motion in Early Modern Europe. Beyond Production, Circulation and Consumption, London, Palgrave Macmillan, 2017, in: ARO, I, 2018, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2018/1/books-in-motion-in-early-carnevali/

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Fin dall’introduzione, Books in Motion in Early Modern Europe mette in chiaro l’obiettivo dei curatori: contribuire alla conoscenza dell’editoria d’epoca moderna attraverso l’analisi di una serie significativa di case studies e, soprattutto, grazie al quadro interpretativo che se ne offre.

Il volume è aperto da un intervento a firma di Daniel Bellingradt e Jeroen Salman (curatori del volume insieme a Paul Nelles) dove viene esplicitato l’approccio scientifico che sottende all’intera raccolta. Tale approccio può essere riassunto nei concetti di socialità, spazialità, e materialità, e, come ricostruito nella puntuale introduzione, risulta informato da alcuni degli orientamenti accademici internazionali più recenti, in primis il cosiddetto ‘spacial turn’, sempre più utilizzato in ambito bibliografico dalla fine degli anni Novanta in poi (nonostante una prima presa di coscienza in questo senso nei lavori della scuola di Henri-Jean Martin e Lucien Febvre), mentre il ricorso al paradigma delle reti relazionali e l’enfasi sulla dimensione materiale dei prodotti a stampa si inseriscono nella scia di precedenti applicazioni agli studi bibliografici – si veda Donald F. McKenzie e la sua Bibliography and the Sociology of Texts e The Nature of the Book. Print and Knowledge in the Making di Adrian Johns, oltre che una cospicua parte dell’opera di Roger Chartier. Lo scopo dichiarato del volume è quello di usare tale inquadramento per sorpassare certi schemi d’analisi tradizionali, legati a una concezione dell’editoria come fenomeno compartimentato ed indipendente, per andare (come recita il sottotitolo del volume) “oltre la produzione, la circolazione, e il consumo dei libri”. Solo in questo modo, sostengono Bellingradt e Salman, il dinamismo dell’editoria moderna intesa come fenomeno storico può essere apprezzato nella sua interezza.

I saggi della prima sezione del volume, intitolata “Oltre la produzione dei libri”, dimostrano come molti protagonisti dell’editoria moderna non si limitassero alla semplice pubblicazione di prodotti a stampa. Ciò è evidente nel caso, discusso da Malcolm Walsby, del vescovo della Verdun post-tridentina, Nicolas Psaume, il cui operato incluse anche la promozione di programmi educativi e precise scelte collezionistiche, e nel caso delle strategie adottate per la diffusione nel nascente regno spagnolo di compilazioni di leggi castigliane a stampa da parte della regina Isabella, nonché dei tipografi che le pubblicarono, illustrato da Benito Rial Costas. Tale approccio è ancora più essenziale per i contributi di Nelles, che ricostruisce l’influenza degli incontri, avvenuti tra Venezia e Francoforte, con umanisti, operatori del libro ed i loro strumenti bibliografici sull’opera di Conrad Gessner, e di Bellingradt, il quale attraverso l’attività settecentesca del commerciante di carta Zacharias Segelke offre un quadro della rete transnazionale dietro a questa materia prima, al cui centro vi era Amsterdam con i suoi spazi e le sue diversificate possibilità di carriera.

Esempi di fortune e pratiche più ampie stabilitesi grazie alla circolazione di prodotti a stampa sono discussi nella seconda sezione del volume. Andreas Golob ci porta nella Graz del XVIII secolo con lo studio dell’ascesa di Michael Hermann Ambros e della rete di fonti e lettori dei suoi periodici dall’insolito punto di vista degli inserti pubblicitari. Di pubblicazioni periodiche si occupa anche Joop Koopmans nel suo saggio sul ruolo delle incisioni di Jan Goeree nella redazione e affermazione di uno dei periodici più diffusi nelle Province Unite del tempo, l’“Europäischer Mercurius”. Allo stesso contesto storico si riferisce il saggio di Salman, dedicato alle interazioni tra professionisti, dilettanti e ciarlatani, pubblicazioni a larga diffusione, e i luoghi d’accesso al sapere medico come i caffè e le stesse farmacie. Mark Curran parte infine dalle vicessitudini di Théodore Rilliet de Saussure, politico ginevrino mancato e abile sfruttatore dei meccanismi editoriali, per arrivare a rivedere alcune delle attuali concezioni relative alla censura e alla distribuzione di libri illegali tra Francia e Svizzera pre-rivoluzionarie.

All’ultima sezione appartengono invece saggi che illustrano le vaste implicazioni del consumo di libri. Vivienne Dunstan offre un dettagliato panorama delle pratiche di lettura della Scozia della tarda età moderna, tra le quali primeggiavano quelle di stampo collettivo e tramite sottoscrizioni, e di come grazie a quest’ultime molti prodotti a stampa giungessero anche a persone e in aree meno avvantaggiate. Shanti Graheli si occupa poi di lettura e possesso di libri di medicina, e in particolare delle edizioni italiane possedute (oltre che prestate e rivendute) da dottori, studenti e nobili francesi tra XV e inizio XVII secolo, visti anche come riflesso del gusto per la cultura italiana in generale. Geoffrey Roper infine apre all’Impero ottomano per un’ampia analisi delle imprese editoriali europee lungo tutto l’arco dell’epoca moderna (e quindi dei loro intenti missionari così come delle notevoli scommesse tecniche che comportavano), le quali avevano come destinatari i lettori cristiani e musulmani di quelle terre.

Le conclusioni sono a firma di Joad Raymond e vogliono rimarcare ulteriormente le sfumature sociali, spaziali e materiali dei casi trattati nei saggi precedenti, evidenziandone le connessioni e i temi comuni. In questo senso Raymond ribadisce la necessità di ‘riscrivere’ la storia del libro all’insegna di un maggiore dinamismo concettuale (come quello che caratterizza il seminale What is the History of Books di Robert Darnton[1] qui citato ad esempio), con l’obiettivo ultimo di cogliere la mobilità e la continua evoluzione inerenti alla storia umana.

Gli stessi autori dei saggi che compongono il volume ribadiscono più volte l’importanza delle implicazioni sociali, spaziali e materiali dei casi da loro esaminati. Tali richiami risultano forse debitori delle circostanze all’origine di questa pubblicazione, ossia un’omonima conferenza organizzata da Bellingradt e Salman nel 2014 a Gotha e, tuttavia, appaiono fondamentali al fine di sottolineare l’esistenza di diversi livelli di lettura per episodi, protagonisti, e pratiche dell’editoria moderna in parte già noti (come, ad esempio, nei saggi di Nelles, Curran e Dunstan) o, all’opposto, non ancora debitamente considerati dalla letteratura (Bellingradt e Roper).

Books in Motion in Early Modern Europe fornisce in definitiva un notevole contributo allo studio dei prodotti a stampa in epoca moderna. Alcuni dei case studies risulteranno inoltre d’interesse anche per specialisti d’altre discipline, ad esempio la storia della medicina (si vedano Salman e Graheli), delle istituzioni politiche (Walsby, Rial Costas, Golob) o della grafica (Koopmans).

Dal punto di vista editoriale, si segnalano infine la presenza di illustrazioni e tavole, usate sempre puntualmente, al cospetto di alcune ripetizioni testuali. Il volume è concluso da un indice delle cose notevoli.

 

 

1. R. Darnton, What is the History of Books, in “Dedalus”, 111, 1982, 3, pp. 55-83. ↑

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