Annali dell'Istituto storico italo-germanico | Jahrbuch des italienisch-deutschen historischen Instituts

42, 2016/1

Christian Hagen

Fürstliche Herrschaft und kommunale Teilhabe

Review by: Katia Occhi

Authors: Christian Hagen
Title: Fürstliche Herrschaft und kommunale Teilhabe. Die Städte der Grafschaft Tirol im Spätmittelalter
Place: Innsbruck
Publisher: Universitätsverlag Wagner
Year: 2015
ISBN: 978-3-7030-0878-8

Reviewer Katia Occhi - FBK-ISIG

Citation
K. Occhi, review of Christian Hagen, Fürstliche Herrschaft und kommunale Teilhabe. Die Städte der Grafschaft Tirol im Spätmittelalter, Innsbruck, Universitätsverlag Wagner, 2015, in: ARO, 42, 2016, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2016/1/furstliche-herrschaft-und-kommunale-teil-katia-occhi/

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Il volume è aperto da un ampio capitolo introduttivo che rivela quanto il tema dell’urbanizzazione sia nuovo per la storiografia tirolese. L’autore spiega che si tratta di un ritardo riconducibile al consolidarsi di una cultura memoriale patriottico-conservatrice, saldata attorno al mito della sollevazione del 1809 e al culto di Andreas Hofer. Come hanno mostrato gli scritti più recenti, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento queste tendenze indirizzarono la ricerca verso le comunità contadine e le tradizioni rurali. Eccezion fatta per i contributi di Albert Jäger sulle città, analizzate in quanto corpi della cetualità tirolese all’interno di una più vasta indagine sulla costituzione per ceti, e per quelli geografici di Friedrich Metz, gli studi urbani furono limitati ai contributi locali, a dire il vero piuttosto numerosi.

All’indomani dell’annessione del Tirolo meridionale all’Italia, le ricerche furono inevitabilmente condizionate dalle circostanze e la produzione scientifica fu assorbita da indagini volte a sottolineare l’arbitrio della suddivisione territoriale che non aveva alcuna base storica. In questo clima, non solo non ci fu spazio per il fenomeno urbano, ma non vennero esaminati neppure temi cari alla storiografia austriaca, quale il ruolo della piccola nobiltà nella formazione degli agglomerati cittadini, un filone piuttosto fecondo anche per i noti lavori di Otto Brunner.

Solo negli ultimi decenni si sono avviate analisi sul rapporto tra città e corte signorile (Innsbruck attorno al 1500), anche se mancano ancora approfondimenti sui legami tra le comunità e i signori cittadini, con la sola eccezione per Mainardo II di Tirolo e il suo ruolo di State-builder. È grazie ai saggi di Franz-Heinz Hye e di Rainer Loose e a quelli più recenti di Hannes Obermair e Gustav Pfeifer che la questione urbana tirolese è stata oggetto di una rinnovata attenzione, della quale si giova anche questo lavoro.

Dopo la rassegna sugli studi bibliografici, l’autore approfondisce la questione delle fonti documentarie, tanto quelle di produzione urbana, quanto quelle signorili e nobiliari. Christian Hagen delinea le vicende degli spostamenti dei fondi archivisti seguite all’annessione del Tirolo meridionale all’Italia. I danni più compromettenti sono imputabili agli interventi eseguiti in seguito agli accordi Roma-Berlino del 1939 attuati durante il 1940-1943 dalla Ahnenerbe, la commissione per la ricerca e l’insegnamento delle SS (Schutzstaffeln). Siamo ai primordi delle cosiddette «opzioni», i trasferimenti delle popolazioni sudtirolesi nel Reich, accompagnate dallo spostamento degli archivi locali verso il Reichgauarchiv di Innsbruck. Le scelte di quali documenti trasferire non si ispirarono né al principio di provenienza, né a quello di pertinenza, da cui derivò una situazione archivistica caotica. Solo alla fine degli anni Novanta del secolo scorso si procedette all’inventariazione complessiva dei materiali conservati al Tiroler Landesarchiv di Innsbruck e nel 2012 la maggior parte di essi è stata consegnata all’Archivio provinciale di Bolzano a seguito di un accordo tra i due istituti (p. 20).

Quest’ampia ricostruzione del contesto storiografico e documentario consente di comprendere perché soltanto in tempi recenti la storiografia regionale abbia potuto inserirsi in questo dibattito, che negli anni ha visto moltiplicarsi le pubblicazioni, tra cui si richiamano qui quelle più note di Erich Mascke (1980), Eberhard Isenmann (1988, 2012) e l’ampia rassegna dedicata alle città europee di Marino Berengo (1999).

Vediamo in concreto la ricerca di Hagen, il cui obiettivo è l’esame del processo di urbanizzazione tardomedievale alla luce dei rapporti tra i conti del Tirolo e le istituzioni urbane. L’interesse dell’autore è rivolto all’azione politica delle varie dinastie e nel contempo alle capacità di azione della rappresentanza consigliare e dei ceti cittadini.

Il periodo analizzato è compreso tra il XIII secolo e il 1490, anno che segna il passaggio della contea dall’arciduca Sigismondo al re Massimiliano I d’Asburgo. L’autore esamina in modo comparato le città le cui origini sono in gran parte legate all’ascesa dei conti di Tirolo: Bolzano, Hall, Innsbruck e Vipiteno/Sterzing, con un approfondimento su Merano, città per la quale si dispone di una più articolata gamma di fonti. In tutti i casi si tratta di piccoli insediamenti urbani compresi tra i 200 e i 2.000 abitanti, lungo le due vie di transito internazionali che attraversavano le Alpi.

L’interesse di Hagen ruota attorno alla questione se questi centri si costituiscano e si plasmino nella loro vicinanza alla sede signorile e il caso di dettaglio di Merano sembra evidenziare proprio questo elemento. Dopo un’analisi più approfondita, la ricerca ha permesso di chiarire che i consessi che erano stati individuati come le prime forme di consigli cittadini sudtirolesi negli anni Quaranta e Sessanta del XIV secolo erano in realtà meri accreditamenti di giunte cittadine già esistenti presso la corte del principe territoriale. È soltanto a partire dall’allontanamento del signore che si amplia l’autonomia di governo di queste piccole città. Nell’area sottoposta alla sovranità comitale, le fonti attestano infatti che già nel XV secolo la costituzione cittadina si affermò come un elemento di consuetudine, a differenza di quanto si rileva nei territori sottoposti all’autorità del vescovo di Bressanone.

Il capitolo C discute in particolare il rapporto tra signore e città sulla base della loro interazione nella fase costitutiva e in occasione del conferimento di privilegi e carte costituzionali urbane. Proprio i momenti di transizione dinastica o di successione, scrive Hagen, denotano meglio le dinamiche tra i signori territoriali e le città. Il caso di Merano indica che a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta del XIV secolo, sullo sfondo dei disordini politici, i ceti dirigenti iniziarono a condividere le competenze signorili, come rivela la loro partecipazione alla scelta del giudice distrettuale, e a promulgare provvedimenti che regolavano la vita pubblica. Queste concessioni maturano in una fase di debolezza politica del potere signorile, segnata anche dalla crisi finanziaria. A far data dal 1301, le fonti segnalano il ricorso della Camera tirolese al finanziamento di singoli cittadini e prestatori. È certo un indizio del potere di contrattazione delle élite urbane, anche se il loro peso non va sopravvalutato (p. 72).

Nel capitolo E, Hagen presenta la tipologia documentaria urbana e il ruolo svolto da giudici, giurati e notai nella tenuta di libri dei giudizi (Gerichtsprotokolle), libri di archiviazione (Verfachbücher) e instrumenta notarili. Come è noto, la presenza di questi ultimi si concentrava nella conca meranese, in val Venosta, nella Bassa Atesina e a Bolzano, dove ad esempio alla fine del medioevo risultano attivi quaranta notai (p. 144). Sono la testimonianza di un dualismo tipologico che venne definitivamente meno con gli inizi del Cinquecento, data a partire dalla quale la fides e la certezza giuridica furono assicurate esclusivamente dal documento con il sigillo e dai libri di archiviazione.

L’esame comparato dei centri urbani e la ricostruzione delle vicende prosopografiche di alcuni esponenti delle élite meranesi consentono all’autore di mettere in evidenza un complesso processo di scambio e di interazione tra potere signorile e ceti cittadini che conferma gli orientamenti degli studi sull’urbanizzazione medievale, cui il volume apporta un interessante contributo.

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