Annali dell'Istituto storico italo-germanico | Jahrbuch des italienisch-deutschen historischen Instituts

41, 2015/1

Jörn Leonhard

Die Büchse der Pandora

Gerd Krumeich

Juli 1914

Review by: Marco Mondini

Authors: Jörn Leonhard
Title: Die Büchse der Pandora. Geschichte des Ersten Weltkriegs
Place: München
Publisher: C.H. Beck
Year: 2014
ISBN: 978-3-4066-6191-4

Authors: Gerd Krumeich
Title: Juli 1914. Eine Bilanz
Place: Paderborn
Publisher: Verlag Ferdinand Schöningh
Year: 2014
ISBN: 978-3-5067-7592-4

Reviewer Marco Mondini - Università di Padova- Isig

Citation
M. Mondini, review of Jörn Leonhard, Die Büchse der Pandora. Geschichte des Ersten Weltkriegs, München, C.H. Beck, 2014, in: ARO, 41, 2015, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2015/1/die-buchse-der-pandora-geschichte-des-e-marco-mondini/

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Tra gli effetti positivi del centenario dell’inizio del primo conflitto mondiale, si registra sicuramente l’aver stimolato una nuova stagione di studi che si potrebbe articolare (molto schematicamente) in tipologie differenti: sintesi complessive, saggi che riprendono questioni storiografiche basilari e nuove ricerche su temi specifici.

Naturalmente, i risultati sono stati qualitativamente assai variegati: il carattere più o meno provinciale del contesto storiografico, il peso di un dibattito esclusivamente nazionale e la volontà degli editori di proporre ricerche più o meno originali da parte della generazione più giovane di storici, sono tutti fattori che hanno giocato un ruolo determinante nel valore complessivo di quanto si è pubblicato. In linea di massima, il panorama italiano ha offerto poco di originale. Molti (ma non tutti) tra gli editori più importanti si sono limitati a riedizioni di opere canoniche o a traduzioni di volumi nobilitati dal successo nel mercato estero, a volte effettivamente centrali per il dibattito internazionale (I sonnambuli di Christopher Clark, per dirne una, o La grande guerra di Oliver Janz), a volte di scarso rilievo (1914 di Margaret MacMillan per esempio); le proposte nuove sono state poche, e tra queste ancora meno quelle in grado di sprovincializzare il dibattito nazionale sul 1914-1918, che è stato asfittico per anni, sostanzialmente sordo agli stimoli della storiografia europea più avanzata.

Tra le opere più interessanti proposte da questa ‘nuova’ storiografia (nuova per la maggior parte dei lettori italiani, ivi compresi molti addetti ai lavori, ma si tratta di un paradigma dominante ormai da vent’anni) si registrano la monumentale sintesi Die Büchse der Pandora di Jörn Leonhard e il denso e brillante saggio Juli 1914. Eine Bilanz di Gerd Krumeich. Va detto subito che si tratta di lavori di taglio e finalità molto differenti. Leonhard si propone un’impresa ambiziosa (e coraggiosa): non solo offrire al lettore uno sguardo sinottico delle origini, dell’andamento e della conclusione della Grande guerra nella prospettiva di una storia compiutamente globale, ma anche tenere insieme approcci diversi e sfuggenti, dalla storia militare operativa classica a quella delle mobilitazioni economiche e sociali, dalla storia culturale che ha come oggetto le rappresentazioni e i discorsi alla storia diplomatica. Già solo l’indice del volume è una tavola riassuntiva di praticamente tutti i temi che hanno segnato la ricerca storica sulla conflitto mondiale dal suo inizio. Si tratta naturalmente di uno sforzo gigantesco (1167 pagine nell’edizione originale) che Leonhard ha affrontato una capacità non comune di raccogliere, sintetizzare e filtrare dati provenienti da tradizioni storiografiche nazionali assai lontane: le sessanta pagine di bibliografia che chiudono l’opera sono un meraviglioso quadro di ciò che è stato pubblicato di più rilevante in lingua inglese, francese, tedesca (e anche italiana) sul tema. Anche solo per la quantità di informazioni collazionate, e per la capacità di riproporle al lettore in un quadro coerente scevro da ogni velleità di prospettiva nazionale (ma anche «fronteoccidentalecentrica»), Leonhard compie un’operazione meritoria. Ma va segnalata inoltre la capacità dell’autore di contestualizzare le questioni fondamentali del conflitto (il quadro dei rapporti di forza e delle relazioni internazionali prima del 1914; l’incubazione del conflitto; la fragilità dell’opposizione alla guerra; l’evoluzione della guerra di logoramento; la dimensione totale della guerra; l’articolazione di una dottrina della Materialschlacht; la costruzione, la tenuta e la crisi del consenso di massa; la legittimazione di un’economia di guerra e del «socialismo di Stato»; il fallimento della società di guerra in Germania e il suo collasso finale, per non citare che gli aspetti più rilevanti) in un panorama storiografico il più aggiornato possibile.

Con Juli 1914 ci troviamo di fronte ad un volume di natura molto diversa. Gerd Krumeich, uno dei fondatori dell’Historial de la grande Guerre di péronne e uno dei più autorevoli specialisti europei di storia della Grande guerra, dà vita infatti ad un saggio brillante, analitico e straordinariamente penetrante su una delle questioni più dibattute dagli storici in oltre un secolo: «Ist dieser Krieg, der die Welt vollkommen verändert hat, bewusst ausgelöst worden und wenn ja, von wem und zu welchem Zweck?» («Questa guerra che ha sconvolto il mondo è stata scatenata consapevolmente? E se sì, da chi e a quale scopo?», p. 7). Si può tranquillamente affermare che la risposta a questa domanda sia ‘la questione’ storiografica più dibattuta del Novecento, non solo perché ha tormentato gli studiosi dai primi mesi del conflitto (e continua a riproporsi), ma anche perché la sua centralità nel destino dell’Europa l’ha trasformata in uno dei pochi dibattiti storici in grado di interessare (e dividere) l’opinione pubblica. Le accese polemiche scatenate da Fritz Fischer Kontroverse nella Germania degli anni Sessanta non sono un fenomeno isolato. Più recentemente, il tentativo di Clark di rovesciare sostanzialmente la questione della colpa, chiamando in causa le responsabilità russa e serba e in qualche modo scagionando il Reich guglielmino, capro espiatorio canonico, ha suscitato vivacissime controversie non solo nei paesi interessati.

Krumeich riprende la materia ab ovo. E attraverso le trecento pagine di quello che è un esempio paradigmatico di come si costruisce un saggio storiografico (totalmente scevro di ego-histoire, pur essendo stato l’autore indiscutibilmente uno dei protagonisti del dibattito negli ultimi decenni) ricostruisce integralmente la genesi della questione, dalle pubblicazioni ufficiali che i governi sfornarono, a conflitto in corso, per legittimare il proprio intervento fino alle discussioni più recenti sul volume di Clark, che rappresenta il convitato di pietra e l’obiettivo polemico (elegantemente trattato e lucidamente analizzato) di Krumeich. Alla disamina storiografica, Krumeich sovrappone pagine di straordinario interesse anche per lo specialista: documenti alla mano, ricostruisce le giornate (e le ore) decisive del processo decisionale che porterà alla mobilitazione russa e tedesca, individuate come lo snodo fondamentale per comprendere l’accelerazione della crisi di luglio e lo «scivolamento» (come avrebbe detto Lloyd George) dal conflitto balcanico alla guerra mondiale. Una breve ma preziosa appendice documentaria e un’ancor più preziosa bibliografia completano un testo che si può considerare senza alcun dubbio uno dei più utili contributi alla ricerca sulla Grande guerra apparsi fino ad oggi.

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