Annali dell'Istituto storico italo-germanico | Jahrbuch des italienisch-deutschen historischen Instituts

40, 2014/1

Katrin Keller

Erzherzogin Maria von Innerösterreich (1551-1608)

Review by: Claudio Ferlan

Authors: Katrin Keller
Title: Erzherzogin Maria von Innerösterreich (1551-1608). Zwischen Habsburg und Wittelsbach
Place: Wien - Köln - Weimar
Publisher: Böhlau Verlag
Year: 2012
ISBN: 978-3-205-78796-9

Reviewer Claudio Ferlan - FBK-ISIG

Citation
C. Ferlan, review of Katrin Keller, Erzherzogin Maria von Innerösterreich (1551-1608). Zwischen Habsburg und Wittelsbach, Wien - Köln - Weimar, Böhlau, 2012, in: ARO, 40, 2014, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2014/1/erzherzogin-maria-von-innerosterreich-1-claudio-ferlan/

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Il riuscito studio di Katrin Keller coniuga con rigore metodologico un caso di studio particolarmente interessante nella sua complessità e ricchezza (la biografia dell’arciduchessa Maria) con una questione di ampio respiro: quali spazi di potere e di governo potesse occupare la consorte di un principe nella prima età moderna.

Vi sono alcuni fili conduttori che percorrono in maniera trasversale i dodici capitoli del libro. Si comincia dalla fede cattolica, facilmente riconoscibile nell’educazione ricevuta da Maria e in quella da lei voluta per i figli; vi sono poi i rapporti con il marito, la famiglia d’origine e, soprattutto, la prole; le strategie associative proprie del XVI secolo, prima fra tutte la politica matrimoniale e, infine, le possibilità di esercizio e indirizzo del potere da parte di una donna del tempo. Due sono i momenti che segnano le svolte decisive nella vita di Maria. Il primo è il matrimonio con l’arciduca Carlo di Stiria, figlio minore dell’imperatore Ferdinando I, descritto nei particolari nel II capitolo «Il matrimonio del 1571: splendore e gloria a Vienna», dopo che Keller nel raccontare i primi anni di vita di Maria ha messo in evidenza il fallimento, riscontrabile anche per Carlo, di altri piani matrimoniali. Il secondo avvenimento cruciale è la morte del marito, occorsa improvvisamente nel 1590, dopo diciannove anni di matrimonio che i documenti sono concordi nel definire felice (capitolo III, pp. 39-42 nello specifico) e quindici figli, tutti sopravvissuti alle insidie delle malattie infantili. All’epoca Carlo era il sovrano dell’Austria Interna, un’unità territoriale corrispondente grossomodo alle odierne Stiria, Carinzia, Slovenia e parte del Friuli Venezia Giulia. Si trattava di un territorio segnato dal conflitto di religione tra i parlamenti cittadini, a larga maggioranza luterana, e i cattolici Asburgo. La corte risiedeva a Graz, dove Maria e Carlo potevano godere anche dei piaceri delle arti, avendo organizzato un luogo dove le feste, la caccia, le raccolte di opere di pregio, la musica e il teatro non mancavano certo di allietarne le giornate. A tale proposito, il capitolo IV («La vita alla corte di Graz») racconta la quotidianità dei principi con particolare efficacia, insistendo su particolari curiosi e mai banali, ciò che rende queste pagine di godibile lettura.

Carlo era stato costretto a riconoscere alle magistrature cittadine una certa libertà confessionale in cambio dell’aiuto militare indispensabile per far fronte alla minaccia turca (capitolo VI, «Politica e religione nell’Austria Interna al tempo dell’arciduca Carlo»). Alla sua scomparsa, gli eredi non avevano l’età per prendere in mano il governo; il maschio primogenito era Ferdinando, nato nel luglio 1578, primo bambino dopo quattro femmine. Così Maria si trovò a essere «Vedova e Reggente» (capitolo VII) e a dover affrontare alcune tensioni con l’imperatore Rodolfo e in generale con gli Asburgo ma soprattutto a opporsi al tentativo dei luterani dell’Austria Interna di guadagnare sempre maggiori riconoscimento e considerazione. È qui che si rivela al massimo grado la solida fede cattolica di Maria, analizzata a più riprese da Keller, rivelata dalla sua impronta nella decisa politica antiprotestante del figlio Ferdinando, dagli strettissimi rapporti con i gesuiti, dal sostegno economico a numerose fondazioni religiose e dalle scelte educative fatte per tutti gli altri figli. Sono rivelatori al proposito i capitoli V («La principessa devota») e VIII («Il giovane arciduca e sua madre») in particolare. Destinato a diventare imperatore, Ferdinando di Stiria (futuro Ferdinando II) avrebbe manifestato una sensibilità religiosa e sviluppato una politica profondamente segnate dall’influenza materna. È una valutazione sulla quale gli storici sono concordi e Keller aggiunge al coro la propria voce, consolidandola con puntuali evidenze documentali. Mandato a studiare nel collegio dei gesuiti di Ingolstadt, in Baviera, subito dopo la morte del padre, Ferdinando rientrò a Graz nel 1595, molto giovane ma grande abbastanza da prendere in mano il governo dell’Austria Interna. Lo fece con il sostegno della madre e del confessore, il gesuita Bartholomaeus Viller. Aiutato dalle mutate condizioni politiche e dall’alleanza di una gerarchia cattolica particolarmente dinamica e intraprendente, avviò con esiti a lui favorevoli una serie di provvedimenti antiluterani che avrebbero portato alla ricattolicizzazione forzata dalla regione. In questo processo non si può sottovalutare l’influenza di Maria, e Keller certo non la sottovaluta.

Gli ultimi capitoli (IX-XI) sono dedicati all’analisi dettagliata delle strategie di alleanza perseguite da Maria: avuti quindici figli, è chiaro che la politica matrimoniale avesse un peso notevole; essa consentì di stringere solide unioni nel mondo tedesco e anche con le corti spagnola, polacca e toscana. Lo rivelano le pagine dedicate in particolare alle figlie Maria Cristina, Margherita e Maria Maddalena. L’arciduchessa mantenne sempre vivi i rapporti con la famiglia di origine, come dimostrato dalla già ricordata scelta di inviare il maschio primogenito a studiare in Baviera e dai frequenti viaggi a Monaco, fatti spesso in compagnia del marito. I legami politici e sociali che Maria riuscì a realizzare nel corso della sua vita le consentirono di costruire una rete di comunicazione e informazione con pochi eguali all’epoca. Da questa parte del libro si rafforza il ritratto di una donna molto decisa, sicura di sé, guidata da una solida progettualità e da un’incrollabile fede cattolica. Sono molte le principesse che hanno segnato la vita politica, sociale e religiosa della prima età moderna ma non sempre la loro statura è adeguatamente rappresentata negli studi; certo è che il lavoro di Keller viene a colmare delle lacune. Il capitolo conclusivo racconta in estrema sintesi la morte di Maria e la memoria che di lei si è conservata. Il libro è arricchito da un apparato iconografico (ventiquattro immagini) dal trascurabile valore documentale ma utile a snellirne la lettura, agevolata del resto da uno stile efficace. La ricerca d’archivio si basa su un corpus di fonti ricco e molto interessante e ci riferiamo in particolare ma non unicamente alla corrispondenza dell’arciduchessa con vari familiari, Asburgo e Wittelsbach (Haus-, Hof- und Staatsarchiv di Vienna, Bayerisches Hauptstaatsarchiv di Monaco). Le note sono ben curate e la bibliografia ricca, anche se sono da segnalare alcune mancanze in merito alle pubblicazioni sulla storia dell’Austria Interna, specie in lingua italiana. La ricostruzione della politica di Carlo e Ferdinando risente forse di una concentrazione quasi esclusiva sulla parte centro-orientale dell’Austria interna e lascia in secondo piano i territori meridionali, la Carinzia e le zone di lingua italiana, regioni dove l’azione dei due arciduchi (e presumibilmente l’influenza di Maria) dovette fare i conti con l’opposizione luterana e con le questioni di confine legate ai complicatissimi rapporti di vicinanza con la Repubblica di Venezia. Ciò non toglie che il libro sia molto ben riuscito e abbia il merito di agevolare una visione più completa di tempi e luoghi rilevanti per la storia europea della prima età moderna.

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