Annali dell'Istituto storico italo-germanico | Jahrbuch des italienisch-deutschen historischen Instituts

40, 2014/1

Friedrich Kiessling

Die undeutschen Deutschen

Review by: Gabriele D’Ottavio

Authors: Friedrich Kiessling
Title: Die undeutschen Deutschen. Eine ideengeschichtliche Archäologie der alten Bundesrepublik 1945-1972
Place: Paderborn - München - Wien
Publisher: Ferdinand Schöningh
Year: 2012
ISBN: 978-3-506-77396-8

Reviewer Gabriele D’Ottavio

Citation
G. D’Ottavio, review of Friedrich Kiessling, Die undeutschen Deutschen. Eine ideengeschichtliche Archäologie der alten Bundesrepublik 1945-1972, Paderborn - München - Wien, Ferdinand Schöningh, 2012, in: ARO, 40, 2014, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2014/1/die-undeutschen-deutschen-eine-ideenges-gabriele-dottavio/

PDF

Da oltre vent’anni la riflessione storica sulla Repubblica Federale Tedesca ruota attorno all’idea guida della «storia di successo». Anche alcuni tentativi recenti di rivisitare la vicenda della Germania occidentale attraverso nuove categorie di analisi non hanno condotto a una vera e propria messa in discussione, né tanto meno a una sostituzione, del canone ermeneutico dominante dell’Erfolgsgeschichte [1]. All’interno della ormai vastissima letteratura sulla vicenda della RFT è comunque possibile distinguere almeno due prospettive di analisi diverse. Un primo filone di ricerca si è soffermato principalmente sull’ordinamento politicoistituzionale, mettendo in luce la stabilità e il buon funzionamento della democrazia parlamentare di Bonn, la straordinaria crescita economica, la pace e la sicurezza ottenute attraverso l’inclusione della RFT nella rete d’interdipendenze strategiche dell’Alleanza atlantica e della Comunità europea. Un secondo filone, che si è aggiunto almeno in parte in contrapposizione al primo, ha cercato invece di declinare la «storia di successo» da un’angolatura interessata prevalentemente a illustrare i processi socio-culturali di modernizzazione, democratizzazione e liberalizzazione della società tedesca occidentale.

In questo secondo filone si colloca anche il recente volume di Friedrich Kießling, Die undeutschen Deutschen. Eine ideengeschichtliche Archälogie der alten Bundesrepublik 1945-1972, che viene qui presentato. In una prospettiva moderna di storia intellettuale – che tiene conto dei diversi approcci di analisi che sono stati proposti a partire dalla nota «svolta linguistica» – l’autore si propone di ricostruire l’«archeologia» delle idee della RFT nel periodo compreso tra il 1945 e il 1972. Rispetto alla letteratura esistente sull’argomento, il presente studio si distingue innanzitutto per l’ambizione di offrire una ricostruzione «sistematica» e «continuativa» delle idee che furono elaborate all’indomani del 1945 (p. 8). In realtà, l’autore basa la sua ricostruzione prevalentemente sull’analisi di alcune importanti riviste di «cultura alta» («Die Wandlung», «Der Ruf», e «Frankfurter Hefte», «Merkur»), che riflettono anche le principali correnti politico-culturali dell’epoca (liberale, socialista, cattolico-sociale, conservatrice), nonché su un’accurata disamina degli scritti di alcuni illustri esponenti del mondo intellettuale tedesco-occidentale, tra cui Hannah Arendt, Eugon Kogon, Walter Dirks, Karl Jaspers, Hans Werner Richter, Dolf Sternberger. I «luoghi» della produzione intellettuale individuati e la scelta di focalizzare l’attenzione su esponenti del mondo dell’alta cultura appartenenti a generazioni diverse consentono all’autore di restituire un ritratto, ancorché molto parziale, a tutti gli effetti originale e concreto del caleidoscopio rappresentato dalla vicenda della RFT.

Innovativa è anche la chiave di lettura proposta. Diversamente dall’interpretazione prevalente, che sottolinea la radicalità dei processi trasformativi avvenuti negli anni Cinquanta e Sessanta, Kießling pone l’accento sulle continuità che segnarono la storia delle idee nella Germania Ovest nel periodo compreso tra il 1945 e i primi anni Settanta. In particolare, l’autore rileva in una parte importante della produzione intellettuale del periodo 1945-1972 la persistenza di alcune idee guida dominanti, così come di alcune strutture concettuali e argomentative che Kießling riconduce a consolidate tradizioni di pensiero preesistenti. L’autore riesce a documentare la consistente realtà delle «idee del 1945», la loro coerenza e sorprendente longevità nel corso delle prime tre decadi del dopoguerra su diversi terreni. In primo luogo, attraverso un’analisi delle concezioni di Stato e democrazia; in secondo luogo, attraverso una ricostruzione del dibattito sulla modernità, che si sviluppò principalmente sulla rivista «Merkur» e a cui presero parte esponenti di tutte le principali famiglie politico-culturali sopra ricordate; in terzo luogo, attraverso l’esame delle concezioni di spazio che furono elaborate nel nuovo contesto segnato dalla Guerra fredda, dalla divisione del Paese e dell’Europa in due aree di influenza contrapposte e dalla società del benessere in un’epoca di accelerata globalizzazione. L’autore mostra bene, per esempio, come il dibattito tra democrazia formale e democrazia sostanziale, l’idea del patriottismo costituzionale, le diagnosi della crisi, l’elaborazione del passato, i dilemmi posti dal progresso scientifico e persino la questione ecologica nell’epoca dell’atomica fossero nodi tematici già presenti nella riflessione intellettuale dei primi anni del dopoguerra, che sembrano così detenere un valore di cesura storica ancora più rilevante di quello che viene loro convenzionalmente attribuito. L’autore sottolinea inoltre come non solo le «idee del 1945» ma anche talune disposizioni culturali riemersero continuamente nel corso del trentennio successivo. Significativa al riguardo la rilevata ricorrente percezione degli intellettuali tedeschi occidentali di essere in presenza o alla vigilia di un «nuovo inizio», di vivere un’epoca di grandi trasformazioni, un’epoca di accelerata modernità, dominata dall’idea di progresso ma anche da un senso di vulnerabilità e precarietà estreme.

Le continuità riscontrate nella produzione intellettuale nel periodo 1945-1972 conducono l’autore a mettere in discussione la periodizzazione convenzionale della storia della RFT e, in particolare, a prendere le distanze da quelle analisi che hanno identificato nei «lunghi anni Sessanta» e in particolare nel «Sessantotto» delle fasi di rivolgimenti culturali radicali. D’altra parte, Kießling si guarda bene dal negare, o anche solo dal ridimensionare, i dirompenti mutamenti che egli rileva soprattutto nel linguaggio, nella storia dei concetti, nella costellazione dei protagonisti, nonché nelle posizioni espresse e, più in generale, nella natura dei dibattiti. In maniera convincente, Kießling argomenta che la comprensione del modo in cui nella Germania Ovest gli intellettuali hanno fronteggiato cognitivamente il mutamento di paradigma storico segnato dalla fine dell’esperienza totalitaria non può esaurirsi nell’analisi delle mere forme del discorso, ma deve tenere conto anche delle persistenze e delle discontinuità che si possono osservare nell’organizzazione e nei contenuti del pensiero. Al tempo stesso, l’autore tende a relativizzare, talvolta forse in misura eccessiva, il ruolo dei condizionamenti provenienti d’oltreoceano e dagli altri Paesi europei (in particolare dalla DDR) e il loro impatto sul mondo intellettuale della Germania Ovest. Più in generale, l’autore sembra talvolta concedere forse un po’ troppo all’esigenza della linearità interpretativa, scivolando in una sorta di determinismo retrospettivo, anche se questo è un rischio quasi inevitabile quando si cerca di dare una spiegazione di processi multipli, complessi e variamenti intrecciati tra loro. Evidentemente non si può attribuire il medesimo significato politico, economico, sociale e culturale alle idee e alle percezioni che furono elaborate e riformulate in contesti storici molto diversi tra loro. D’altra parte – ed è questa la tesi principale del libro – il fatto che le «idee del 1945» non abbiano ostacolato, ma anzi favorito nel trentennio successivo l’elaborazione di un’identità intellettuale nazionale, plurale e democratica, rappresenta un aspetto della storia della Repubblica Federale che forse più di altri può aiutare a spiegare la sua comprensione nei termini di una «storia di successo».

In conclusione, con questo volume Kießling propone uno studio molto informativo e al contempo una chiave di lettura originale e suggestiva per rileggere l’Erfolgsgeschichte della «vecchia Bundesrepublik».

[1] Come si è già avuto modo di sottolineare in un precedente numero di questa rivista, tale considerazione vale in modo particolare per il volume di E. Conze, Die Suche nach Sicherheit, in cui l’autore propone il concetto di «sicurezza» per reinterpretare la storia della RFT come la storia di una «catastrofe evitata», cfr. G. D’Ottavio, Eckart Conze, Die Suche nach Sicherheit. Eine Geschichte der Bundesrepublik Deutschland von 1949 bis in die Gegenwart, Berlin, Siedler, 2009, in «Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento», 36-37, 2010-2011, 1, pp. 164-166.

Subscribe to our newsletter

Partners