Annali dell'Istituto storico italo-germanico | Jahrbuch des italienisch-deutschen historischen Instituts

39, 2013/1

Michael Henkel

Hermann Hellers Theorie der Politik und des Staates

Marcus Llanque (ed.)

Souveräne Demokratie und soziale Homogenität

Review by: Maurizio Cau

Authors: Michael Henkel
Title: Hermann Hellers Theorie der Politik und des Staates. Die Geburt der Politikwissenschaft aus dem Geiste der Soziologie
Place: Tübingen
Publisher: Mohr Siebeck
Year: 2011
ISBN: 978-3-16-151685-6

Editors: Marcus Llanque
Title: Souveräne Demokratie und soziale Homogenität. Das politische Denken Hermann Hellers
Place: Baden-Baden
Publisher: Nomos
Year: 2010
ISBN: 978-3-8329-5473-4

Reviewer Maurizio Cau - FBK-ISIG

Citation
M. Cau, review of Michael Henkel, Hermann Hellers Theorie der Politik und des Staates. Die Geburt der Politikwissenschaft aus dem Geiste der Soziologie, Tübingen, Mohr Siebeck, 2011, in: ARO, 39, 2013, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2013/1/hermann-hellers-theorie-der-politik-und-maurizio-cau/

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A ottant’anni dalla sua prematura scomparsa, Hermann Heller, uno dei protagonisti del Methodenstreit che animò la cultura giuridica tedesca tra le due guerre, è oggi al centro di un rinnovato interesse storiografico. Oppositore del panlegalismo kelseniano (di cui contestava l’astrattezza) e del decisionismo schmittiano (che cercò di riformulare su rinnovate basi etiche), Heller diede forma negli anni Venti a una delle esperienze intellettuali più suggestive nate in seno alla scienza di diritto pubblico tedesca. Il suo tentativo di ridefinire i contorni della tradizionale Staatslehre attraverso la riconcettualizzazione del tema della sovranità e l’apertura dell’orizzonte metodologico della dottrina dello Stato agli stimoli delle scienze sociali e della cultura furono una risposta, interrotta anzitempo a causa dell’esilio e della morte sopraggiunta nel 1933, alla crisi del parlamentarismo continentale e dello Stato di diritto democratico.

Tramontata l’esperienza totalitaria, l’opera helleriana rimase a lungo ai margini della riflessione giuridica e politologica, per essere riscoperta solo sul finire degli anni Sessanta. La raffinatezza speculativa della riflessione helleriana e il carattere frammentario e incompiuto dell’opera principale del giurista di Teschen (la Staatslehre uscita postuma nel 1934) sono state all’origine di letture sensibilmente differenti del suo percorso intellettuale. A tentarne una nuova sistemazione giungono oggi due studi che, pur da angolature differenti, mirano a ridare centralità a un’esperienza scientifica che, come poche altre, ha proposto un’analisi del fenomeno statale aperta all’interazione tra realtà sociale e dimensione politica.

Il volume di Michael Henkel, professore di scienza politica all’Università di Lipsia, muove dall’idea, già avanzata da Gerhart Niemeyer nell’introduzione alle Gesammelte Schriften helleriane del 1971, che per il giurista tedesco le dottrina dello Stato e del diritto fossero la via di accesso ad una rinnovata teoria politica, e che in questa progressiva apertura della Staatsrechtslehre alle istanze di ordine storico, politico e sociale Heller abbia in qualche misura sancito la nascita della scienza politica in Germania.

Contro l’idea, corrente in letteratura, del carattere disorganico e poco omogeneo della riflessione helleriana, Henkel propone una lettura unitaria e sistematica del suo pensiero. Tra gli scritti dedicati alla storia delle idee, all’educazione popolare, alla teoria costituzionale e alla teoria politica dello Stato ci sarebbe, secondo l’autore, un filo rosso che la riduzione dell’opera helleriana in contesti disciplinarmente frammentari ed eterogenei ha impedito negli anni di evidenziare. Dal punto di vista metodologico Henkel presuppone dunque il carattere unitario del corpus helleriano, da cui l’autore muove per una ricognizione e un’interpretazione di carattere sistematico. Due i principali obiettivi dell’opera: una ricostruzione complessiva e articolata della teorica helleriana, segnata dallo sforzo di dare corpo a una «sozialwissenschaftliche Staatslehre als Politikwissenschaft», e la messa in evidenza della sua (in qualche misura lineare) evoluzione interna.

La ricostruzione del percorso teorico compiuto da Heller tra gli anni Dieci e i primi anni Trenta del secolo passato consente di riflettere sull’evoluzione delle scienze sociali e dei confini disciplinari che hanno unito, ma più spesso separato, dottrina giuridica, scienza politica e sociologia. Più che ripercorrere il profilo biografico e scientifico-disciplinare del giurista tedesco, Henkel riflette sui principali nodi teorici messi a nudo da Heller fin dalla abilitazione dedicata a Hegel e la tradizione tedesca dello Stato-potenza. Sono richiamati in particolare il contributo fornito da Heller al dibattito sulla crisi della dottrina dello Stato che nei maturi anni Venti ha animato la Staatslehre tedesca, l’influenza esercitata sulla sua esperienza dottrinale dalla riflessione sociologica coeva (in particolare quella di Theodor Litt e Hans Freyer), il suo tentativo di costruire una teoria sistematica della politica e dello Stato ancorata al principio dell’unità statale come principio di organizzazione politica della società, la riformulazione delle teorie della sovranità e della rappresentanza attraverso la costruzione del modello dello «Stato sociale di diritto».

Il volume di Henkel ha senz’altro il merito di essersi posto come obiettivo il superamento del carattere «selettivo» e «parziale» che gli studi su Heller hanno evidenziato nel corso dei decenni, ma quest’istanza sistematizzante rivela in alcuni passaggi un’attenzione fin troppo marcata per i profili continuistici ed omogeneizzanti, quasi che la riflessione helleriana si sia dipanata lungo un asse teleologicamente orientato che dalla riflessione storicizzante degli esordi conduce con coerenza all’incompiuta Staatslehre dei primi anni Trenta. Le irregolarità del percorso teorico di Heller, segnato da un eclettismo metodologico di grande originalità, sono ricondotte nell’alveo di un principio di coerenza che in parte ne mitiga le fisiologiche disarmonie.

Queste istanze omogeneizzanti sono, del resto, conseguenza del registro interpretativo utilizzato dall’autore, particolarmente sensibile alla spinta sistematizzante della teoria politica e orientato da ultimo a mostrare come la teoria dello Stato helleriana sia espressione di una prospettiva politikwissenschaftlich ancor prima che giuridica o sociologica in senso stretto.

Che la parabola intellettuale di Heller costituisca un territorio di confine in cui la dottrina giuspubblicistica si intreccia alla teoria politica e al pensiero sociologico lo conferma del resto la pubblicazione di Souveräne Demokratie und soziale Homogenität. Das politiche Denken Hermann Hellers, uno studio a più voci curato dallo scienziato politico Marcus Llanque. Il volume propone un riesame della parabola intellettuale del giurista tedesco attraverso tre differenti prospettive di analisi: la ricostruzione del contributo originale fornito da Heller al dibattito giuspubblicistico di età weimariana (con particolare riguardo alla dottrina della sovranità); l’esame dei debiti maturati nei riguardi della riflessione politica coeva e dell’apporto di Heller alla discussione sulla natura politica del fenomeno fascista; l’analisi dell’influenza esercitata sulla scienza politica tedesca dallo sforzo helleriano di rifondare in una prospettiva sociale e culturale la dottrina dello Stato.

Di fronte al rinnovato interesse per l’esperienza intellettuale helleriana viene da chiedersi in quale misura questa nuova ondata di studi si distingua dalla stagione che, tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, ha favorito l’elezione del pensiero di Heller a canone della moderna Staatslehre. Se i lavori di Wolfgang Schluchter (1968), Christoph Müller (1971, 1984), Gerhard Robbers (1983) e Ilse Staff (1984) hanno fatto di Heller un classico della riflessione giuspubblicistica weimariana, i lavori degli ultimi anni hanno mutato in parte la prospettiva, privilegiando una lettura dell’opera di Heller più affine ai registri della scienza politica.

In questo slittamento dell’orizzonte interpretativo si misura del resto l’evoluzione affrontata dalla scienza di diritto pubblico, che da disciplina principe delle Staatswissenschaften ha conosciuto nel corso del secondo dopoguerra una progressiva azione di detronizzazione per mano della scienza politica e, per certi versi, dello stesso sistema di giustizia costituzionale, divenuto rapidamente il più rilevante centro di maturazione e irradiazione della cultura giuspolitica della Germania Federale.

Al di là di ogni questione legata alla riconducibilità del pensiero di Heller entro precisi steccati di carattere disciplinare, una ripresa dell’interesse verso di esso consente di tornare alle radici della riflessione novecentesca sullo Stato e di gettare nuova luce sulle sorti del modello statuale che la storia occidentale ha consegnato al presente.

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