Annali dell'Istituto storico italo-germanico | Jahrbuch des italienisch-deutschen historischen Instituts

38, 2012/1

Helmut Rumpler - Peter Urbanitsch (ed.)

Die Habsburgermonarchie 1848-1918, IX/1: Soziale Strukturen. Von der feudal-agrarischen zur bürgerlich-industriellen Gesellschaft; 1/1: Lebens- und Arbeitswelten in der industriellen Revolution; 1/2: Von der Stände- zur Klassengesellschaft

Helmut Rumpler, Martin Seger (eds.)

Sozial-und Infrastrukturen. Nach dem Zensus von 1910

Review by: Marco Bellabarba

Editors: Helmut Rumpler - Peter Urbanitsch
Title: Die Habsburgermonarchie 1848-1918, IX/1: Soziale Strukturen. Von der feudal-agrarischen zur bürgerlich-industriellen Gesellschaft; 1/1: Lebens- und Arbeitswelten in der industriellen Revolution; 1/2: Von der Stände- zur Klassengesellschaft
Place: Wien
Publisher: Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften (ÖAW)
Year: 2010
ISBN: 978-3-7001-6892-8

Editors: Helmut Rumpler, Martin Seger
Title: Sozial-und Infrastrukturen. Nach dem Zensus von 1910. IX/2: Die Gesellschaft der Habsburgermonarchie im Kartenbild. Verwaltungs-
Place: Wien
Publisher: Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften (ÖAW)
Year: 2010
ISBN: 9783700167211
URL: link to the title

Reviewer Marco Bellabarba - Università di Trento

Citation
M. Bellabarba, review of Helmut Rumpler - Peter Urbanitsch (ed.), Die Habsburgermonarchie 1848-1918, IX/1: Soziale Strukturen. Von der feudal-agrarischen zur bürgerlich-industriellen Gesellschaft; 1/1: Lebens- und Arbeitswelten in der industriellen Revolution; 1/2: Von der Stände- zur Klassengesellschaft, Wien, , 2010, in: ARO, 38, 2012, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2012/1/die-habsburgermonarchie-1848-1918-ix1-marco-bellabarba/

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Non è un compito facile riassumere in poche righe la complessità e la ricchezza degli ultimi volumi della Habsburgermonarchie 1848-1918, che affrontano un tema ambizioso e forse non molto presente negli studi degli ultimi decenni. L’analisi delle «Soziale Strukturen» austro-ungheresi nel mezzo secolo precedente lo scoppio della Grande guerra offre certo il vantaggio di una maggiore sensibilità ai punti di contatto, alle reti di comunicazione e di scambio che attraversavano le divisioni nazionali (ed etniche) della monarchia. D’altra parte, esso può correre il rischio di sostituire alla master narrative dei discorsi nazionali una Sozialgeschichte in cui le ostilità etniche e i contrasti tra territori passano troppo velocemente in secondo piano. In realtà, ammette Helmut Rumpler nell’introduzione al primo volume, la nozione di Habsburgische Gesellschaft non è meno astratta del suo corrispettivo politico-istituzionale e va perciò considerata un ‘concetto ordinatore’ da impiegare con estrema attenzione al variare del tempo e degli spazi storici.

I capitoli d’apertura del primo tomo (racchiusi nella sezione Die Wende zur Industrie- und Wissensgesellschaft, con i contributi di H.P. Hye, M. Friedrich, B. Mazohl, M. Herzog, W. Pensold, H. Fassmann, R. Banik-Schweitzer e quello riassuntivo di B. Mazohl, Die politischen und rechtlichen Voraussetzungen der sozialen Entwicklung) approfondiscono le condizioni strutturali della ‘rivoluzione industriale’, considerandola l’esito delle riforme scolastiche e universitarie cominciate con il ministero Thun, così come della costruzione di una rete di trasporti estesa, in particolare ferroviaria, che agisce da volano sulla domanda in altri settori economici. Ma non solo: la maggiore mobilità (geografica, sociale, intellettuale) è un energico solvente delle vecchie gerarchie cetuali (E. Bruckmüller, Landwirtschaftliche Arbeitswelten und ländliche Sozialstrukturen; G. Meißl, Die gewerblich-industrielle Arbeitswelt in Cisleithanien mit besondere Berücksichtigung der Berufszählungen 1890 und 1910; J. Szulowszky, Die gewerblich- industrielle Arbeitswelt in Ungarn) che rende l’Austria Ungheria del Neobsolutismus un mondo dibattuto tra una politica di fondo conservatrice e un insieme di rapide variazioni economico-sociali che lo stanno mutando dall’interno. Gli stessi scompensi percorrono i canali di diffusione della stampa e il Medienwesen, che approfitta delle novità tecniche (ferrovie, telegrafi) per allargare la sua penetrazione a tutti gli angoli dell’Impero, ma deve subire un’attività di vigilanza e censura amministrativa ancora capillare nonostante gli echi lunghi della rivoluzione.

Anche da questo campo di tensioni scaturiscono i conflitti tra le nazionalità della monarchia. La crescita demografica, la tumultuosa urbanizzazione che riversa nei centri urbani migliaia di contadini in cerca di lavoro (P. Eigner, Arbeit(en) im Dienstleistungssektor in Cisleithanien; J. Szulowszky, Die Dienstleistungsgesellschaft in Ungarn) creano linee di frattura che assumono l’aspetto esteriore di contrapposizioni etniche ma hanno le loro radici profonde altrove. Altri contributi (W. Maderthaner, Urbane Lebenswelten: Metropolen und Großstädte; G. Gyáni, Großstadterfahrung am Beispiel Budapests) scandagliano il terreno di coltura dei nazionalismi tardo-ottocenteschi nella dissoluzione della Agrargesellschaft tradizionale, nella rapida crescita delle manifatture e dei servizi, nella nascita degli enormi agglomerati urbani – Vienna, Praga, Budapest, Trieste – che plasmano una società austro-ungherese del tutto nuova. In questo contesto mutano, con ritmi forse meno veloci ma non meno dirompenti, le piccole e medie città di provincia (H. Steckl, H. Heiss, Klein- und mittelstädtische Lebenswelten; H. Grandits, Ländliches und städtsches Familienleben) dove le nuove forme di associazione politica o le modalità di consumo culturale si dispongono su basi diverse dalle griglie rigide delle Kurien di ceto che sono ancora la base del sistema elettorale. Gli stessi rapporti di genere, che stanno al centro della ricerca di W. Heindl, Geschlechterbilder und Geschlechterrollen. Ideologien und Realitäten dimostrano un’estrema reattività ai cambiamenti in corso nelle strutture sociali, che li conduce a innovare la vita quotidiana delle famiglie e, specie nelle metropoli, l’immagine pubblica delle donne, impegnate ora in una difesa molto efficace della propria identità giuridica e politica. Infine, nel saggio di R. Klieber, Soziale Integration durch Religion? Die konfessionellen Milieus der Habsburgermonarchie und ihr Einfluss auf die Lebenspraxis der Bevolkerung, la pluralità confessionale dell’Impero, cresciuta dopo il 1878 con l’ingresso dei musulmani bosniaci, viene esaminata come esempio di una possibile sovrapposizione di legami religiosi, in funzione moderatrice, su quelli etnico-nazionali.

Come si osserva facilmente, la Sozialgeschichte austro-ungherese pone di continuo ai ricercatori il compito d’intrecciare piani d’indagine che normalmente si potrebbero lasciare isolati l’uno dall’altro. A questo genere di sfida rispondono i saggi raccolti nel secondo volume, nel quale si affronta un tema forse classico (il passaggio da una società articolata per ceti a una suddivisa in classi) ma qui risolto in modo assai poco tradizionale.

In un quadro di efficace comparazione (che è qui impossibile ripercorrere nel dettaglio) la sezione terza Zwischen Stand und Klasse esamina l’evoluzione degli strati sociali contadini, borghesi e aristocratici delle due parti della Doppelmonarchie, mettendo a fuoco le fonti di reddito, gli stili di vita, i legami tra i sessi, le inclinazioni politiche. Particolarmente suggestiva risulta l’attenzione posta in entrambi i casi al complicato rapporto fra il Bürgertum austro-ungherese e le istituzioni statali, una relazione controversa e sempre in procinto di rompersi, che differenzia il caso austriaco dal suo omologo tedesco (O. Küschlhelm, Das Bürgertum in Cisleithanien, che sviluppa un breve ma interessante raffronto con le borghesie degli altri paesi europei, pp. 856-857; K. Halmos, Das Besitz- und Bildungsbürgertum in Ungarn).

La parte successiva del volume mette a fuoco «I gruppi sociali al di là delle classi», raggruppandoli secondo tipologie di formazione (ad esempio nei due saggi di V. Karády e H. Rumpler sull’Intelligenz ungherese e austriaca) o di impiego (W. Heindl, Zum cisleithanischen Beamtentum: Staatsdiener und Fürstendiener; G. Benedek, Die Beamten in Ungarn; W.D. Godsey, Der österreichisch(e) (ungarische) Diplomatische Dienst zwischen Stände- und Nationalgesellschaften). Tali tipologie sono parti della società reale e, allo stesso tempo, categorie analitiche utilizzate dagli studiosi per cogliere più da vicino la transizione dall’ordine per ceti alla modernità delle classi. Non si tratta di una dissoluzione graduale o pacifica; al contrario, le resistenze della corte (K. Schneider, Hofgesellschaft und Hofstaat) o della Militärpartei a perdere il proprio prestigio cetuale (P. Melichar, A. Mejstrick, Die bewaffnete Macht, su questo punto in particolare si vedano le pp. 1319-1325) costituiscono una delle fonti di contrasto più dure della vita politica tardo-ottocentesca e segneranno in un’atmosfera di tensione crescente tutto il periodo della finis Austriae.

È del resto proprio la difficoltà d’inserire i cambiamenti economico-sociali all’interno del quadro istituzionale che sta al centro dell’ultima sezione del volume (V: Der soziale Wandel als gesellschaftspolitische Herausforderung), concluso da un utilissimo raffronto statistico delle variabili demografiche (età, genere, impiego, composizione famigliare, e così via M. Pammer, Die statistischen Grundlagen) condotto su base regionale. All’inizio del XX secolo i frequenti rigurgiti di antisemitismo (M.L. Rozenblit, Die sozialen Grundlagen des Antisemitismus in der Habsburgermonarchie 1848-1918), la conflittualità tra le classi, i fenomeni di povertà endemica (W. Drobesch, Ideologische Konzepte zur Lösung der «sozialen Fragen»; S. Zimmermann, Armen- und Sozialpolitik in Ungarn im Vergleich zu Österreich) non gravano solo sull’Impero; di fatto però, la loro combinazione con la multinazionalità dei popoli austro-ungheresi li renderà di lì a poco quasi incontrollabili.

Una menzione particolare merita infine il terzo tomo del volume (IX/2: Kartenband) che raccoglie i dati del Zensus del 1910 rielaborandoli in tabelle numeriche e riproduzioni grafiche sotto forma di un vero e proprio atlante storico-geografico. Una ricchissima serie di carte tematiche, che occupano più di duecento pagine, visualizza entro i confini della Doppelmonarchie i risultati dell’ultima rilevazione censitaria promossa dagli uffici statistici di Vienna e Budapest. I dati più diversi – consistenza demografica, presenze religiose, estensione delle reti ferroviarie o degli impianti manifatturieri – si trasformano in una lunga carrellata di immagini che permettono di seguire con ancora maggiore concretezza gli argomenti trattati nei saggi. Sotto gli occhi del lettore scorrono, raffigurati in macchie di colori, tutti i profondi cambiamenti che la società austro-ungherese incontrò poco prima della sua dissoluzione e che questi volumi hanno così efficacemente ricostruito.

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