VIII, 2025/2

Benedetta Tobagi

Segreti e lacune

Review by: Laura Di Fabio

Authors: Benedetta Tobagi
Title: Segreti e lacune. Le stragi tra servizi segreti, magistratura e governo
Place: None
Publisher: Einaudi
Year: 2023
ISBN: 9788806254506
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Reviewer Laura Di Fabio - Università di Tor Vergata

Citation
L. Di Fabio, review of Benedetta Tobagi, Segreti e lacune. Le stragi tra servizi segreti, magistratura e governo, None, Einaudi, 2023, in: ARO, VIII, 2025, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2025/2/segreti-e-lacune-laura-di-fabio/

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Benedetta Tobagi ha condotto una ricerca biennale dedicata ai rapporti tra magistratura, servizi segreti e potere esecutivo intorno alle inchieste e ai processi per le stragi terroristiche avvenute tra il 1969 e il 1980 in Italia, pubblicata nel 2023 per Einaudi. Si tratta di un volume ambizioso, che parte dal processo di riforma dei servizi segreti del 1977 e arriva a coprire un periodo successivo alle stragi, costellato dalle inchieste e dai processi fino alla fine degli anni Novanta. Nell’introduzione al volume l’autrice dichiara da subito le questioni alla base del libro, costituito da otto capitoli. I temi della trasparenza e del «diritto di sapere» di fronte alle azioni legali o illegali dei servizi segreti, alla base del patto sociale democratico, vengono problematizzati rileggendo la storia dei protagonisti istituzionali di fronte allo stragismo terrorista in Italia. La ricerca si concentra, così, sull’annosa questione dei limiti del controllo politico e democratico sui servizi segreti e sui problemi della ricostruzione storica, alla luce dei mancati versamenti e delle lacune documentarie in archivio. La ricerca si concentra soprattutto su come lo stragismo abbia condizionato i comportamenti e le scelte di attori istituzionali fondamentali, a partire dai servizi segreti per poi passare alla magistratura e terminare con il potere esecutivo. Un aspetto importante, che Tobagi sottolinea più volte, è il carattere endogeno del terrorismo stragista in Italia. La condotta dei servizi segreti viene analizzata «nel labirinto delle pratiche depistatorie» e mappando «l’eterno ritorno della prassi dei dossieraggi illegali a partire dagli anni Sessanta, consentendo di osservare da vicino lo stretto legame tra intelligence e politica nei suoi aspetti patologici, nel dispiegarsi di condotte di cui è presunta o accertata l’illegalità. Ma questo, parlando di servizi segreti, è la norma. Il problema è stabilire fino a che punto l’agire fuori dalla legge sia giustificabile in nome della ragion di Stato» (p. 12). Ed è proprio su questo punto che si sofferma l’analisi, e non è un caso che il volume apra proprio con la riforma dei servizi segreti del 1977. Fino a quanto possono spingersi le operazioni coperte, occulte e la loro illegalità in nome della ragion di Stato? L’analisi tratta l’uso estensivo che si è fatto in Italia del segreto di Stato, che si è espresso nelle varie forme di segreto informale o di dinamiche occulte. Alcuni aspetti importanti riguardano sia le carenze strutturali delle istituzioni preposte alla sicurezza nazionale, sia il dilemma della continuità delle istituzioni tra Italia fascista e repubblicana; si tratta soprattutto di una continuità di uomini e forma mentis, che svuotano ogni tentativo riformatore delle istituzioni coinvolte. La ristrutturazione dei servizi segreti e le controversie intorno alla nascita dell’Ucigos sono soltanto alcuni dei temi affrontati nel libro. Ad esempio vengono esaminati aspetti tecnici e giuridici nella relazione tra intelligence e polizia giudiziaria, ancora poco trattati dalla storiografia. Se la legge di riforma del 1977 prevedeva che gli agenti dei servizi non sono né devono essere funzionari di Polizia giudiziaria, nella realtà le cose andavano diversamente. La mancanza dei confini istituzionali tra servizi che producevano informazioni e polizia giudiziaria, chiamata a verificarle, ha comportato delle interferenze in cui i depistaggi hanno rappresentato la forma più alta di occultamento. Spiega Tobagi riguardo la strage di Bologna del 1980: «La commistione tra l’attività informativa e quella di Polizia giudiziaria è il terreno fertile in cui si innestarono i depistaggi dell’inchiesta sulla strage del 2 agosto, caratterizzata sin dal principio da rapporti a dir poco torbidi tra magistrati e spie» (p.115). E nel libro vengono ripercorsi i conflitti tra magistratura e servizi segreti e tra questi ultimi e il potere esecutivo. Per il primo caso l’autrice parte dai processi per la strage di Piazza Fontana, con l’opposizione del segreto politico-militare agli inquirenti milanesi da parte del Sid nel 1973, per poi presentarci un quadro delle relazioni tra magistrati e servizi, quasi mai roseo. I servizi segreti non collaboravano attivamente con la magistratura ma manipolavano le informazioni, sulla base di una concezione tutta interna di tutela del patrimonio informativo che prevaleva su ogni pretesa di trasparenza e condivisibilità. Tobagi, a tal proposito, riporta un aneddoto riguardo un’annotazione del Sid siglata “M” in risposta al giudice istruttore Tamburino nell’ambito dell’inchiesta sulla Rosa dei Venti che recitava così: «Dire sempre il meno possibile» (p. 139). Un motto, questo, che ha contraddistinto l’operato dell’intelligence per i decenni a venire. Nel libro è data grande attenzione all’uso del linguaggio e all’importanza dei termini quali manipolazione, diniego, dissimulazione, attacco. Perché ognuna di queste parole racchiude una strategia comunicativa, che viene analizzata alla luce delle inchieste sulle stragi. Per ultimo, ma non per importanza, il libro affronta il delicato tema della conservazione della memoria dell’operato dei servizi segreti negli archivi di Stato e nei fondi personali, con il mancato o parziale versamento delle carte da parte degli enti produttori. Ma nonostante le difficoltà di fronte a tutte quelle lacuneʼ documentarie che hanno minato irrimediabilmente le premesse di memoria, trasparenza e democrazia, i versamenti (successivi alle varie Direttive dei governi Prodi e Renzi negli anni Duemila) – per quanto tardivi e incompleti – hanno permesso a studiosi e studiose come Tobagi di potersi destreggiare, non senza difficoltà, nella storia dei servizi segreti con acume e senso critico; una nota comunque positiva nell’ambito di una storia complessa e, sotto molti aspetti, assai poco virtuosa.