VIII, 2025/2

Leonardo Anatrini

Bevitori di mercurio

Review by: Stefano Salvia

Authors: Leonardo Anatrini
Title: Bevitori di mercurio. Storie di alchimia da Lavoisier a oggi
Place: None
Publisher: Carocci
Year: 2024
ISBN: 9788829024278
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Reviewer Stefano Salvia - Università di Pisa / Politecnico di Torino

Citation
S. Salvia, review of Leonardo Anatrini, Bevitori di mercurio. Storie di alchimia da Lavoisier a oggi, None, Carocci, 2024, in: ARO, VIII, 2025, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2025/2/bevitori-di-mercurio-stefano-salvia/

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«Né protoscienza né disciplina esclusivamente esoterica»: così Leonardo Anatrini definisce nel suo libro lo statuto storico-epistemologico irriducibilmente ambiguo dell'alchimia, che a lungo una tradizione storiografica positivista ha riletto come laboratorio concettuale e sperimentale da cui nel XVIII secolo sarebbe nata la chimica moderna.

Nell'Introduzione al volume, Anatrini circoscrive il campo di indagine e la cornice metodologica del suo lavoro, naturale sviluppo del libro precedente pubblicato per Carocci con Marco Ciardi, La scienza impossibile. Percorsi dell'alchimia in Francia tra Ottocento e Novecento (2019): una storia dell'alchimia in Europa dopo Lavoisier, proprio dal punto in cui le storie dell'alchimia tradizionalmente si fermano.

Per ragioni filosofiche, teologiche e culturali la storia dell'alchimia prosegue invece nel corso del XIX e del XX secolo come storia di una disciplina esoterica, occulta e iniziatica, che Anatrini racconta attraverso la vita e l'opera di alcune figure al confine tra diverse aree e forme alternative di sapere; una vicenda complessa, analizzata da una prospettiva storica che riesce a coniugare rigore filologico nello studio delle fonti e attenzione per l'universo simbolico e le strategie retoriche degli autori di opere alchemiche tra Otto e Novecento, nel tentativo di ripensare se stessi e la propria disciplina in un nuovo sistema dei saperi.

Anatrini offre al lettore una galleria ragionata di casi esemplari della sopravvivenza dell'alchimia (pratica e simbolica) ben oltre Lavoisier, trattando della svolta occultista avvenuta in Francia a metà Ottocento e della prosecuzione di ricerche in campo alchemico fino ad oggi. Nella parte iniziale del volume ci si sofferma sul ruolo svolto dall'Encyclopédie nel consolidare la narrazione sette-ottocentesca sulla transizione dall'alchimia alla chimica. Da un confronto tra le rispettive voci (Alchimie e Chimie) l'alchimia ne esce “laicizzata” come tentativo velleitario di trasmutazione dei metalli su basi prescientifiche: non vi è più spazio per l'itinerario di trasmutazione interiore dello stesso alchimista.

Tuttavia l'alchimia non si lascia ridurre a questo, per la sua componente simbolica e per il costante riferimento a una tradizione sapienziale meta-storica. Lungi dal considerarsi sopravvivenze pseudoscientifiche emarginate dalla scienza moderna, gli alchimisti contemporanei presi in esame da Anatrini sono anche uomini di scienza o interessati alla scienza, che si sentono parte di una tradizione la cui sapienza non solo non si contrappone al sapere scientifico ma lo completa trascendendolo in un orizzonte di consapevolezza più ampio.

Se dalla fine del Settecento si riducono drasticamente le pubblicazioni alchemiche, in compenso trovano ampia circolazione testi manoscritti e opuscoli a stampa che testimoniano la rinnovata vitalità dell'alchimia come scienza esoterica e occulta nell'Ottocento. Per molti chimici dell'epoca, inoltre, la trasmutazione degli elementi resta a lungo un'ipotesi plausibile. L'unità fondamentale della materia, nella derivazione di tutti gli elementi chimici allora noti da una comune matrice universale, risultava essere ancora a metà del secolo un postulato irrinunciabile: intelligibilità ed economicità della natura escludevano una pluralità irriducibile di elementi. Non stupisce che la teoria del protilo di Prout, che dalla condensazione differenziata di una materia universale derivava gli atomi dei vari elementi, fosse stata accolta dagli alchimisti coevi come la prova della convergenza tra scienze fisiche e occulte in una nuova sintesi.

Nella teoria di Prout l'ipotesi del protilo era inseparabile da quella per cui i pesi atomici crescenti degli elementi fossero riducibili a multipli interi del peso atomico dell'atomo fondamentale di idrogeno, e che le loro proprietà periodiche fossero ordinabili secondo la progressione lineare dei pesi atomici. Anatrini mostra come in realtà l'ipotesi dei multipli interi si fosse presto resa indipendente da quella del protilo.

Se si può parlare di una convergenza parallelaʼ tra chimici moderni e nuovi alchimisti, va individuata proprio sul terreno dell'unità della materia come inter-trasmutabilità degli elementi. Nella parte conclusiva del libro, Anatrini sottolinea come la questione della trasmutabilità (in particolare dei metalli) fosse destinata a riproporsi costantemente, anche dopo l'accettazione della teoria atomico-molecolare e dell'ipotesi di Avogadro.

La scoperta degli isotopi e della radioattività, così come la nascita della fisica nucleare tra gli anni '90 del XIX secolo e la metà del XX, riporterà al centro dell'attenzione la nozione di trasmutazione atomica. Nello stesso periodo in cui i primi reattori a fissione verranno visti dai fisici come la versione scientifica dei forni alchemici, quando la chrysopoeia diventerà un processo teoricamente possibile ma di fatto impraticabile, l'alchimia conoscerà una rinnovata fortuna negli ambienti massonici, rosacrociani e teo-antroposofici, così come tra le file della New Age; alla perenne ricerca di un'«arcana sapienza» onnicomprensiva, di cui la scienza sarebbe solo una delle molteplici e complementari vie di accesso.