VIII, 2025/1

Stefania Bianchi, Miriam Nicoli (eds.)

Women’s Voices

Review by: Maria Salome Adank

Editors: Stefania Bianchi, Miriam Nicoli
Title: Women’s Voices. Echoes of Life Experiences in the Alps and the Plain (17th - 19th Centuries)
Place: Neuchâtel
Publisher: Éditions Alphil-Presses universitaires suisses
Year: 2023
ISBN: 978-2-88930-521-6
URL: link to the title

Reviewer Maria Salome Adank - Università di Verona

Citation
M.S. Adank, review of Stefania Bianchi, Miriam Nicoli (eds.), Women’s Voices. Echoes of Life Experiences in the Alps and the Plain (17th - 19th Centuries), Neuchâtel, Éditions Alphil-Presses universitaires suisses, 2023, in: ARO, VIII, 2025, 1, URL https://127.0.0.1/issues/2025/1/womens-voices-maria-salome-adank/

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Come scrivono le curatrici Stefania Bianchi e Miriam Nicoli nell’introduzione, il volume si propone di rivalutare il ruolo delle donne nella società alpina e prealpina di Età moderna, una realtà segnata dalla mobilità e dall’assenza degli uomini (p. 15). A questo scopo, le autrici e gli autori dei saggi affrontano alcune questioni fondamentali: in che misura la struttura socio-economica delle Alpi e Prealpi tra il XVII e il XIX secolo ha inciso sui destini femminili? Quali forme di potere – formale o informale – hanno saputo esercitare le donne in queste regioni? Come hanno reagito a situazioni di conflitto, e quali strategie hanno ideato per assicurarsi che le loro voci venissero ascoltate? Infine, in che modo uomini e donne hanno negoziato i rispettivi ruoli all’interno di una società in continua trasformazione? (p. 18).

Il volume, che fa riferimento ad una solida e aggiornata letteratura sul contesto alpino, è strutturato in quattro parti, che corrispondono ad altrettante aree tematiche: «Agency and Daily Life», «Faith and Belonging», «Duties and Rights», «Bodies and Destinies». Le sezioni si compongono tutte di tre contributi, con eccezione della terza parte che ne contiene due. Poiché le regioni indagate risultano molto varie tra loro per lingua, caratteristiche territoriali, clima, stratificazione sociale e per confessione religiosa, la struttura per nuclei tematici aiuta anche il lettore meno esperto di geografia alpina, ponendo il focus sulle «women’s voices» piuttosto che su elementi contestuali o territoriali.

L’opera presenta diversi aspetti di particolare rilievo. Anzitutto, l’indagine condotta dagli autori e dalle autrici contribuisce ad arricchire il panorama degli studi sulla storia delle donne e di genere, portando alla luce esperienze personali, la negoziazione dei ruoli, margini di protagonismo e strategie di resistenza. L’attenzione a singoli profili, documentati con precisione, illumina da vicino diverse vite femminili. Inoltre, l’ampia varietà di fonti utilizzate – lettere ed ego-documenti conservati in archivi privati, libri contabili, atti notarili, testamenti, atti processuali, fonti normative, database genealogici e altre ancora – offre uno sguardo al contempo dettagliato e ampio. L’uso di fonti tanto diversificate, come nota anche Patrizia Audenino nella conclusione, si rivela una scelta fruttuosa: concentrarsi su una sola tipologia di documenti potrebbe risultare fuorviante, come mostra Ernest Menolfi nel caso di Sabine Gonzenbach, o rischia di privilegiare una sola classe sociale, spesso l’élite. Proprio la ricchezza documentaria degli archivi nobiliari consente a Miriam Nicoli di esplorare la rete di relazioni delle donne della famiglia Marca nei Grigioni e a Camille Caparos di analizzare lettere e libri contabili di due nobildonne nelle Prealpi francesi. Altri contributi consentono invece di accedere al mondo femminile popolare: ex voto e atti processuali offrono infatti la voce a donne di comunità periferiche o marginali, documentando situazioni di crisi e ingiustizie subite.

Un altro elemento di interesse si riscontra nel doppio sguardo montagna-valle. Sono diversi i saggi che mostrano modelli di comportamento nettamente distanti tra paesi situati a valle e comunità in alta quota, e questo anche in regioni di dimensioni ridotte (così nei contributi di Marina Cavallera, Rolando Fasana, Federica Re e altri). Se questa dicotomia riprende quella tra città e campagna di tanta altra storiografia, le peculiarità dell’arco alpino sono messe in evidenza a più riprese. L’alto tasso di migrazione maschile e la conseguente «assenza» dell’uomo apre talvolta margini di azione inediti alle donne di famiglia (Nicoli, Caparos); altre volte espone le protagoniste, soprattutto povere, ai pericoli e alla violenza (così nel saggio di Re). Anche la migrazione femminile si offre quale elemento significativo di alcune aree alpine, con ripercussioni su competenze e abilità, ma anche sulla gamma di soluzioni che le donne trovano in momenti critici, come emerge bene dall’indagine di Stefania Bianchi. Un ulteriore fattore che incide sulla vita delle donne nelle loro comunità è rappresentato dalla specifica altitudine dei luoghi, che determina ritardi nelle rivendicazioni e nei diritti, favorisce la persistenza di tradizioni e modelli arcaici (come sottolineato da Madline Favre) e comporta una crescente invisibilità – sia giuridica che storica – nelle comunità d’alta montagna.

Infine, la sovrapposizione di confessioni religiose, peculiare della zona alpina (Marco Bettassa, Sandro Guzzi-Heeb, Aline Johner) mostra la varietà di soluzioni che le donne sono capaci di escogitare per resistere e sopravvivere alle difficoltà, anche utilizzando lo strumento della conversione.

Nonostante il filo conduttore sia costituito programmaticamente dalle voci femminili, il volume tocca temi molto vari, spaziando dall’educazione femminile alla storia religiosa, dagli studi sulla violenza a quelli relativi al corpo. Questa varietà si avvale di una bibliografia aggiornata e solida, particolarmente evidente nei contributi introduttivi di ogni sezione. Inoltre, anche quando gli studi si concentrano su realtà territoriali circoscritte, l’analisi è inserita in una prospettiva comparativa più ampia, con riferimenti ad altre regioni italiane o europee. La costante connessione tra il contesto alpino e un panorama più vasto rende il volume prezioso anche per chi non si occupa specificamente di storia delle comunità alpine.

Se, come sottolinea Anne Montenach nella prefazione, per lungo tempo la montagna è stata osservata esclusivamente attraverso gli occhi degli uomini, questo libro restituisce numerose e suggestive voci femminili, mettendo in evidenza la capacità delle donne dell’area alpina e prealpina di ritagliarsi spazi di azione, negoziare ruoli e affermare la propria presenza, spesso sfidando silenzi e marginalità.

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