VII, 2024/2

Anton Jäger, Daniel Zamora Vargas

Welfare for Markets

Review by: Giovanni Bernardini

Authors: Anton Jäger, Daniel Zamora Vargas
Title: Welfare for Markets. A Global History of Basic Income
Place: Chicago
Publisher: The University of Chicago Press
Year: 2023
ISBN: 9780226823683
URL: link to the title

Reviewer Giovanni Bernardini - Università di Verona | FBK-ISIG

Citation
G. Bernardini, review of Anton Jäger, Daniel Zamora Vargas, Welfare for Markets. A Global History of Basic Income, Chicago, The University of Chicago Press, 2023, in: ARO, VII, 2024, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2024/2/welfare-for-markets-giovanni-bernardini/

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Il volume di Anton Jäger e Daniel Zamora Vargas costituisce un'importante e rigorosa, e a mia conoscenza anche la prima, disamina della storia e delle implicazioni del concetto di "reddito universale di base" (Universal Basic Income, UBI): un’idea che periodicamente torna ad affacciarsi nel dibattito pubblico, fino a fare capolino nelle discussioni di casa nostra sull’istituzione e poi sulla revoca del reddito di cittadinanza, e soprattutto in quelle di portata globale sulle modalità di ammortizzare situazioni di emergenza come quella seguita alla pandemia da Covid-19.

La trattazione prende le mosse dall’analisi storica del concetto di UBI, evidenziando come originariamente, nell’Età delle Rivoluzioni, esso fosse parte di ambiziosi progetti di riconfigurazione della società: filosofi e politici la consideravano funzionale ai loro propositi di ridistribuzione della ricchezza e di coinvolgimento e controllo democratico della vita economica. Tuttavia, il libro mostra anche come, a partire dalla seconda metà del XX secolo, il concetto di reddito universale di base abbia subito una torsione significativa che ne ha snaturato le motivazioni originali. Da strumento di redistribuzione radicale, infatti, l'UBI è divenuto progressivamente un meccanismo per depotenziare indirettamente i sistemi tradizionali di welfare, incontrando su questo terreno le istanze del nascente Neoliberismo. Questa transizione è stata caratterizzata dalla prospettiva di un passaggio da un welfare incentrato sulla protezione sociale e sulla promozione dell’uguaglianza di opportunità, a un sistema basato sulla semplice erogazione di denaro, spesso percepito come un palliativo per altre carenze strutturali, a cominciare dal mercato del lavoro.

Il libro, quindi si diffonde sull’integrazione del reddito universale di base nelle elaborazioni che, pur nella loro eterogeneità, sono riconducibili alla lunga gestazione del pensiero neoliberale, soprattutto dagli anni ’70 del secolo scorso in avanti. In questo contesto, non soltanto l’UBI ridurrebbe la necessità da parte delle autorità pubbliche di farsi carico di una rete di sicurezza sociale articolata e sofisticata, ma la sua introduzione contribuirebbe in modo decisivo a depoliticizzare la sfera pubblica. La conseguenza diretta è che il welfare ne risulterebbe svuotato dei contenuti politici e sociali che ne hanno caratterizzato la costruzione e l’evoluzione in epoca moderna e contemporanea, e ne risulterebbe ridotto a semplice meccanismo di trasferimento di risorse economiche senza altra implicazione. Per quanto attraente, l’immagine del “denaro gratuito” offerta dal reddito universale di base servirebbe a nascondere e a perpetuare i problemi strutturali della società; secondo gli autori, esso finirebbe per aggravare le disuguaglianze esistenti, poiché sposterebbe l’attenzione dalle politiche di inclusione e partecipazione sociale al mero conferimento mensile di un assegno a tutti i cittadini. La conseguenza più ampia sarebbe l’indebolimento del legame tra lo stato (già ridimensionato nelle sue prerogative) e il cittadino, finché la cittadinanza ne risulterebbe ridotta a una mera condizione economica, piuttosto che alla partecipazione attiva alla definizione delle priorità sociali attraverso gli strumenti democratici. In definitiva, come altri lavori recenti di ricostruzione della storia delle idee, il libro segnala come una tale interpretazione dell’UBI porterebbe a compimento una trasformazione del concetto di libertà, ora definita esclusivamente in termini economicisti e di capacità di consumo, piuttosto che di controllo democratico e collettivo (sull’economia in primis). In definitiva, dunque, gli autori segnalano come il ritorno nel dibattito del reddito universale di base sia sintomatico di un più ampio processo di disorganizzazione della società civile e della capacità di rappresentazione delle sue istanze, di declino delle forze politiche collettive come i partiti e sindacati, e più in generale di erosione delle capacità collettive di deliberare e decidere in merito ai bisogni comuni. Al contempo, non a caso, esso è oggetto di una nuova, strana ma efficace coalizione d’intenti tra tecnocrati e populisti, promotori di soluzioni semplicistiche e apparentemente di facile comprensione come l’UBI.

Proprio l’analisi in chiave storica e non di mera polemica politica consente agli autori di mostrare la loro consapevolezza dei meriti che forme di reddito universale possono avere nell’alleviare la povertà e nel fornire una rete di sicurezza in tempi di crisi ed emergenza. Tuttavia, essi intendono mettere in guardia contro la sua istituzionalizzazione in tempi di normalità e in alternativa a un’inversione di rotta nel finanziamento e nell’irrobustimento di sistemi di welfare con finalità politiche, a cominciare dagli obiettivi tendenziali dell’uguaglianza di opportunità e della diffusione del benessere.

In conclusione, il libro sembra coniugare al meglio il rigore della ricostruzione storica, soprattutto sul piano della storia delle idee e dei concetti, con il chiaro intento di contribuire al dibattito politico sul presente e soprattutto sul futuro dei sistemi di welfare che per decenni sono stati fondamentali nel cementare la nostra democrazia e l’interpretazione della cittadinanza su cui essa si fonda.

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