Reviewer Laura Santoni - Università di Roma Sapienza
Citationl presente volume è il frutto di un progetto di ricerca internazionale trilaterale promosso dal Centre interdisciplinaire d’études et de recherches sur l’Allemagne (CIERA) tra il 2019 e il 2022, che – nonostante le difficoltà legate alla pandemia – ha portato all’organizzazione di un ciclo di tre conferenze svoltesi presso le Università di Heidelberg, Venezia e Parigi. Come spiegano i curatori nell’introduzione, l'obiettivo principale era quello di «rappresentare la diversità e la complessità delle radici filosofiche, delle costellazioni intellettuali e dei contesti letterari delle varie concezioni di Europa elaborate nella prima metà del secolo scorso» (pp. 10-11). Concepito fin dal principio in chiave interdisciplinare, il progetto prende in esame una vasta gamma di autori – alcuni già noti e canonizzati come “europei”, altri meno studiati da questa prospettiva – che hanno contribuito a delineare le idee sull'Europa in ambito letterario, filosofico, sociologico, storico e politico. L'ipotesi iniziale era che dietro ciascuna di queste idee si potesse ravvisare un preciso discorso critico che interpreta la modernità come una “crisi” e che vede nell'Europa una possibile soluzione a tale crisi.
Per esplorare il rapporto tra i discorsi sull'Europa e la più ampia riflessione sulla modernità i curatori hanno scelto di focalizzarsi sul periodo compreso tra il 1900 e il 1950, un’epoca segnata da profondi cambiamenti politici, sociali e culturali. Essi motivano questa scelta spiegando che, sebbene la discussione sull'Europa abbia guadagnato maggiore rilevanza solamente in risposta agli eventi della Prima guerra mondiale, molti autori tedeschi e austriaci avevano sviluppato le loro concezioni di Europa già negli anni precedenti, spesso influenzati da una valutazione culturale radicata nella filosofia della cultura di fine Ottocento (p. 12). Il conflitto ha poi contribuito alla politicizzazione e alla nazionalizzazione dei discorsi critici sulla cultura, portando l'Europa al centro della discussione. In Germania e Austria, in particolare, dove la guerra veniva spesso legittimata in nome di ideali europei, emersero molteplici proposte, a volte in forte contrasto tra loro. È in questo contesto – per esempio – che il dibattito sul concetto di Mitteleuropa raggiunse il suo apice (con le teorie di Friedrich Naumann), rimanendo vitale anche durante la Repubblica di Weimar e la prima Repubblica austriaca, soprattutto negli ambienti antirepubblicani (ibid.). L’interesse per la questione europea è evidente anche in altri autori dell'epoca, come Georg Simmel, per esempio, Max Scheler o Ernst Troeltsch, ai quali sono dedicati vari contributi nel volume. La vivace discussione sull'Europa negli anni Venti e Trenta si basa dunque su fondamenti teorici ben definiti e prosegue anche nell’ambito della Germania nazista, sottolineano gli autori: sebbene non a livello della leadership del regime, nel contesto dell’esilio e della resistenza tedesca (sotto l’influenza della Konservative Revolution) vi fu una certa continuità con le riflessioni precedenti e vennero elaborati numerosi “progetti europei” (p. 13). Questo vale anche per la Francia del regime di Vichy, per esempio, dove il dibattito sull'Europa è stato centrale. Nel periodo dell’immediato dopoguerra emersero varie concezioni di democrazia europea, molte delle quali ispirate a quelle degli anni Trenta. Tuttavia, negli anni Cinquanta, con l'inizio della Guerra Fredda e l'affermazione del cold war liberalism, il dibattito intellettuale sull'Europa perse gradualmente intensità: da oggetto di discussione teorica, l'Europa si trasformò progressivamente in un mero «problema amministrativo e politico» e in una «realtà burocratica» (p. 14). Da qui la decisione dei curatori di fissare il limite temporale del progetto al 1950.
Il volume è suddiviso in tre unità tematiche, che fanno riferimento agli ambiti in cui si sviluppano le varie concezioni di Europa prese in esame. Nella prima parte (pp. 31-140) vengono presentati i principali progetti europei sorti nell’ambito della filosofia e critica culturale, focalizzando l’attenzione su autori rappresentativi come Giuseppe Antonio Borgese, Theodor Lessing, Max Scheler, Ernst Troeltsch, Ernst Robert Curtius e Federico Chabod. La seconda sezione (pp. 141-306), invece, approfondisce la relazione tra “Nazione” ed “Europa” attraverso il pensiero politico di autori come Guglielmo Ferrero, Théodore Ruyssen, Hermann Heller, Carl Schmitt e dei cosiddetti “non conformisti” francesi degli anni Trenta, orbitanti attorno al gruppo L’Ordre Nouveau. Da questi contributi emerge che, prima del 1950, i concetti di nazione ed Europa erano più intrecciati di quanto si possa pensare oggi. Ciò è ben evidente nella teoria ordoliberale degli accademici dell’Università di Friburgo, per esempio, nel progetto federale degli Stati Uniti d’Europa e nell’idea di una “terza via” per l’Europa, tutti temi che vengono affrontati in questa parte del volume. La terza e ultima parte (pp. 307-443), infine, presenta la Weltanschauung e le visioni letterarie dell'Europa che hanno influenzato il dibattito sul tema nel periodo preso in esame, alla luce di un ampio spettro di autori che va da Thomas Mann a Hermann Bahr, Gerhart Hauptmann, André Gide, Paul Valéry, Jacques Rivière, Robert Musil, Yvan Goll, Carl Sternheim, Alfred Döblin, Gottfried Benn fino a Hans Friedrich Blunck e Reinhold Schneider.
Grazie alla ricchezza dei contenuti, all’arco temporale preso in considerazione e alla scelta di includere anche autori meno studiati in chiave “europea”, il volume offre un'analisi estremamente approfondita e di ampio respiro cronologico delle varie concezioni di Europa sviluppate in ambito francofono, germanofono e italofono nella prima metà del Novecento, prima della fondazione della Comunità Europea. L’impostazione prettamente interdisciplinare, inoltre, lo rende una lettura particolarmente interessante per un vasto pubblico di specialisti di vari ambiti.