Reviewer Federica Bonacini - Università degli Studi di Roma Tre
CitationLa ragazza con il compasso d’oro. La straordinaria vita della scienziata Émilie du Châtelet pone lettrici e lettori di fronte a una figura significativa per la storia scientifica del primo Settecento francese. Il ritratto che Paola Cosmacini fornisce di Émilie du Châtelet (1706-1749) è ricco, complesso, profondo e dinamico. Il testo si pone in continuità con i nuovi studi, i convegni e le mostre che la Francia ha visto fiorire in occasione del tricentenario della nascita della scienziata. È attraverso la lente della biografia intellettuale, in particolare, che l’importanza di du Châtelet, poco nota nel panorama italiano, viene restituita. La narrazione della sua storia è scandita da alcune affascinanti immagini: ogni capitolo è anticipato da un quadro raffigurante la studiosa o che si è ipotizzato la ritragga. Chi legge si trova così a osservarla in diversi momenti della sua vita e a seguirne la crescita e le vicende.
Attraverso una lettura disincantata dei rapporti sociali e intellettuali, vengono mostrati gli ostacoli e le difficoltà che, nella prima metà del Settecento in Francia, una donna, appartenente alle alte sfere della nobiltà, poteva incontrare impegnandosi nella ricerca scientifica e filosofica. Ai rapporti sociali – ricostruiti utilizzando soprattutto la corrispondenza – viene dedicata una particolare attenzione: numerose celebri personalità fecero parte della rete di conoscenze e amicizie della studiosa e con molte di queste era solita confrontarsi e discutere di filosofia, di matematica e di fisica. Cosmacini mostra in modo dettagliato la rete culturale al centro della quale du Châtelet si trovava: si sofferma in particolare sull’emblematica esperienza della tenuta di Cirey, dimora condivisa con Voltaire, che l’autrice descrive come luogo fondamentale per la vita scientifica newtoniana del Regno di Francia e intorno alla quale gravitarono numerose personalità provenienti da diverse parti d’Europa. Il castello di Cirey era un laboratorio culturale all’interno del quale si discuteva di scienza e di filosofia; vi era una biblioteca ospitante più di ventimila volumi, un piccolo teatro e un cabinet de physique ricco di strumenti. A Voltaire la scienziata rimase legata per tutta la vita, come amica e come amante, in un rapporto di continuo confronto e scambio intellettuale. Merito di questa biografia è anche quello di mostrare du Châtelet non solo in relazione al celebre filosofo, ma come indipendente studiosa di filosofia, matematica, geometria e fisica, dedita prima di tutto al suo lavoro di traduttrice e di scienziata.
All’interno del racconto sulla vita di du Châtelet si intrecciano e vengono approfondite tematiche come l’importanza delle traduzioni, in quanto ponti tra contesti differenti, la storia delle donne, la storia della scienza – in particolare della fisica e della medicina – e la storia della filosofia. Parallelamente alla vita della scienziata si tracciano il contesto storico, culturale e scientifico. Ad esempio, contestualmente alla descrizione dell’impegno di traduzione dell’opera The Fable of the Bees: or, Private Vices, Publick Benefits di Mandeville intrapresa dalla studiosa, Cosmacini riporta il dibattito riguardante l’educazione delle donne, in relazione al quale du Châtelet si esprime nella prefazione rivendicando un’educazione libera e il diritto all’uguaglianza. La biografia è arricchita da approfondimenti sulla storia della scienza francese: troviamo pagine sulla storia della vaiolazione, pratica sviluppata per contrastare il vaiolo, che ha afflitto la Francia per tutto il Settecento, e sulla storia della terribile febbre puerperale, che portava alla morte moltissime donne in seguito al parto.
La vita di Émilie du Châtelet viene narrata a partire dalla sua infanzia e ampio spazio è dedicato alla formazione. Proveniente da una famiglia nobile, conosceva il latino, l’inglese e il tedesco e aveva ricevuto un’educazione filosofica e scientifica. Nel 1740 pubblicò, anonimamente, come era consuetudine per le donne, la sua opera Institutions de physique, nella quale trattava le teorie fisiche di Leibniz e di Newton con finalità educativa e didattica. All’interno del testo la studiosa espone e cerca di risolvere problemi di fisica collocandoli in una cornice metafisica. Cosmacini riesce a trasmettere il rigore e il metodo che caratterizzavano du Châtelet e a mostrare l’originalità del suo lavoro, soprattutto grazie a una presentazione dettagliata dell’opera e dei suoi contenuti. Viene descritto in modo preciso e particolareggiato anche il grande progetto di traduzione in francese dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Newton. Iniziati nel 1745 e portati a termine nel 1749 (ma pubblicati solo nel 1759), i Principes mathématiques de la Philosophie Naturelle par feue Madame la Marquise du Chastellet risulteranno particolarmente importanti per la diffusione del pensiero di Newton. Oltre alla traduzione, l’opera presenta un commentario che tiene conto degli ultimi lavori scientifici pubblicati e nel quale du Châtelet prende in esame, in modo critico, alcuni dei risultati dello scienziato: la studiosa rende maggiormente comprensibili le teorie di Newton, ne chiarisce i contenuti e contribuisce in modo originale al dibattito scientifico.
Attraverso l’utilizzo di fonti primarie e secondarie Cosmacini illustra, senza cadere nell’esaltazione, la profondità della figura di Émilie du Châtelet. Le battaglie personali, private e pubbliche, della studiosa e il suo ruolo nella trasmissione dei saperi scientifici e filosofici si alternano e si intrecciano in modo bilanciato, grande punto di forza di questo contributo. La scelta di una biografia intellettuale contribuisce ad avvicinare lettori e lettrici alla scienziata, consentendo di immedesimarsi facilmente con la sua maturazione scientifica e rendendo la lettura del testo particolarmente piacevole ed entusiasmante, sia per un pubblico di specialisti sia per un pubblico più ampio.