VII, 2024/2

Maximiliane Rieder

La Camera di commercio italo-germanica 1921-2021

Review by: Andrea Leonardi

Authors: Maximiliane Rieder
Title: La Camera di commercio italo-germanica 1921-2021. Un inquadramento storico
Place: Loveno di Menaggio
Publisher: Villa Vigoni Editore/Verlag
Year: 2023
ISBN: 9788894698756
URL: link to the title

Reviewer Andrea Leonardi - Università di Trento

Citation
A. Leonardi, review of Maximiliane Rieder, La Camera di commercio italo-germanica 1921-2021. Un inquadramento storico, Loveno di Menaggio, Villa Vigoni Editore/, 2023, in: ARO, VII, 2024, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2024/2/la-camera-di-commercio-italo-germanica-1921-2021-andrea-leonardi/

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Dal 1921 opera a Milano la Deutsch-Italienische Handelskammer/Camera di commercio italo-germanica, denominata anche Außenhandelskammer Italien (AHK Italien) che da oltre un secolo rappresenta la business community italo-tedesca e svolge la funzione di rappresentanza ufficiale dell’economia tedesca in Italia. In occasione del suo centesimo compleanno l’organismo che oggi opera su incarico del Ministero dell’economia e del clima tedesco per promuovere le relazioni economiche tra aziende italiane e tedesche ha incaricato Maximiliane Rieder di inquadrare storicamente le vicende percorse nell’arco del suo primo secolo di vita. La scelta della Rieder per questa pubblicazione, che – come si espliciterà di seguito – va ben oltre l’occasione celebrativa per spingersi sul terreno analitico in termini puntuali ed efficaci, è parsa particolarmente oculata. La Camera di commercio italo-germanica, unitamente al Centro italo-tedesco per il dialogo europeo Villa Vigoni, che hanno unitariamente promosso la ricerca a cui ha fatto seguito l’iniziativa editoriale, hanno infatti attentamente vagliato il percorso di ricerca della studiosa bavarese. Affidandosi al lavoro di Maximiliane Rieder per percorrere i tratti salienti dell’azione della AHK Italien hanno infatti scelto una ricercatrice che fin dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso ha dedicato, con egregi risultati, diversi suoi studi proprio alle relazioni economiche tra Germania e Italia tra XIX e XX secolo. Basti ricordare tra i suoi lavori i saggi: Zwischen Bündnis und Ausbeutung. Der deutsche Zugriff auf das norditalienische Wirtschaftspotential 1943-1945, in «Quellen und Forschungen aus italienischen Bibliotheken und Archiven», 71, 1991, pp. 625-697 e  Wirtschaftliche Aspekte der deutschen Besatzung in Italien, in «Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento», 19, 1993, pp. 601-626, nonché il ponderoso volume prodotto a conclusione del suo dottorato di ricerca:  Deutsch-italienische Wirtschaftsbeziehungen: Kontinuitäten und Brüche 1936-1957, Frankfurt am Main, Campus, 2003, per individuare le competenze della studiosa nel settore specifico in cui è stata chiamata a cimentarsi dalla Camera di commercio italo-germanica e da Villa Vigoni.

In questo lavoro la Rieder ha potuto giovarsi della ricca documentazione prodotta dalla Außenhandelskammer Italien, pur dovendosi confrontare con dei limiti riguardanti il primo quarto di secolo dell’organismo, compensati peraltro dalla ricerca da lei condotta presso il Bundesarchiv di Berlino e Coblenza e il Politisches Archiv des Auswärtigen Amts, nonché presso alcuni archivi d’impresa sia italiani che tedeschi. Sulla base della documentazione raccolta e giovandosi delle conoscenze maturate nelle sue precedenti ricerche, l’autrice non ha limitato la sua analisi a cogliere le modalità attraverso cui la Camera di commercio italo-germanica ha svolto le sue funzioni di mediazione e consulenza nei confronti delle imprese tedesche interessate al mercato italiano e a quelle italiane attente al mercato tedesco, ma ha anche inteso individuare l’influenza esercitata dalla Camera sulle decisioni di politica economica assunte nelle relazioni bilaterali dai due paesi. Nel suo lavoro dunque si può leggere come la storia di quest’istituzione bilaterale non debba semplicemente essere colta come una mera descrizione delle attività svolte dalla Camera di commercio italo-germanica, ma possa rappresentare uno spaccato significativo del contesto economico, politico e culturale entro cui essa si muoveva. Se Rieder ha dedicato ampio spazio alla ricostruzione della struttura della Camera, se si è soffermata sulle aspettative che erano legate all’interno della comunità tedesca della Milano del primo dopoguerra nel momento della sua fondazione nel 1921, se ha tratteggiato il ritratto dei protagonisti della sua fondazione per poi seguire quelli che nel tempo l’hanno resa operativa, parallelamente ha saputo cogliere come l’organismo al centro della sua indagine rispecchi la situazione, con le sue tensioni e le sue sfide, susseguitasi in un secolo estremamente complesso come quello compreso tra il 1921 e il 2021.

Il volume, pubblicato bilingue in tedesco e italiano, esordisce ricostruendo il clima in cui in una Milano che da decenni vantava la presenza di una vivace “deutsche Kolonie”, ben integrata ed estremamente attiva nella vita economica locale, che però dopo lo scardinamento delle alleanze avvenuto nel corso della Prima guerra mondiale, aveva bisogno di recuperare credibilità e fiducia, scaturisce la proposta di far sorgere un organismo “bilaterale” di rappresentanza e intermediazione di interessi comuni. La questione della struttura “binazionale” della Camera milanese la rendeva «strutturalmente diversa dalle istituzioni commerciali di nazionalità esclusivamente tedesca, come quelle esistenti in Svizzera e in Spagna» (p. 183). Proprio grazie alla sua composizione, che prevedeva la presenza di operatori economici di entrambe le aree, era in grado di perseguire in termini efficaci la promozione delle già solide relazioni economiche tra Germania e Italia. Inizialmente risultava focalizzata a consentirne il ripristino dopo la frattura provocata dalla prima guerra mondiale, in un momento oltretutto estremamente complesso per l’economia tedesca gravata dall’iperinflazione. Uno dei compiti che l’autrice rileva come di grande efficacia nell’azione della Camera, fin dalla fase iniziale del suo operato, risulta essere quello dell’appianamento dei contrasti economici tra attori dei due paesi, nonché dell’amichevole risoluzione delle controversie, operata avvalendosi di consulenti legali tedeschi e italiani. Sarebbe stato questo – sottolinea l’autrice - un compito che la AHK Italien avrebbe costantemente perseguito anche nei decenni successivi, fino ai nostri giorni.

Analizzando l’operato della Camera nel clima di crescente nazionalismo non solo politico, ma anche economico, l’autrice evidenzia come l’istituzione abbia rivestito un ruolo attivo per spianare la strada agli accordi commerciali tra i due paesi, concretizzatisi nel 1927, che consentirono alla Germania di divenire tra il 1927 e il 1928 il maggiore importatore di merci italiane. Grazie all’azione della Camera, la Germania poté posizionarsi come l’espositore straniero principale della Fiera internazionale di Milano. Le conseguenze dell’avvio della grande depressione nel 1929 interruppero tuttavia la crescita, fino allora costante, delle iniziative assunte dalla AHK Italien, penalizzata dal drastico calo delle esportazioni che comportarono un contenimento della sua base finanziaria.

L’analisi della Rieder affronta poi con particolare cura, nonostante la carenza di documentazione di prima mano, la delicata fase in cui la AHK Italien si vide costretta dal regime nazionalsocialista ad una riorganizzazione interna, che comportò in un primo tempo la privazione della sua autonomia amministrativa e successivamente l’adeguamento alle direttive del regime, che la ribattezzò Deutsche Handelskammer für Italien. Emerge così come al di là dei mutamenti formali il regime nazista avesse imposto la riorganizzazione del personale della Camera e delle persone e imprese che ad essa aderivano, finendo per imporre un processo di “arianizzazione”. La Rieder rileva come la Camera avesse reagito ai mutamenti imposti dall’alto con una tacita dichiarazione di lealtà al regime, che provocò peraltro il calo dei soci, a seguito dell’esclusione o del recesso di soci ebrei o di orientamento democratico. Nel 1937 la trasformazione della Deutsche Handelskammer für Italien in uno strumento di economia controllata dal regime nazionalsocialista fu portato a compimento. Nel volume si evidenzia poi come con lo scoppio della seconda guerra mondiale, che determinò per l’Italia la completa dipendenza dall’approvvigionamento energetico tedesco, l’azione della Camera si fosse indirizzata a supportare l’elaborazione di un programma di suddivisione del lavoro tra l’industria dei due paesi alleati. Emerge così come essa si fosse dimostrata collaborativa nell’incanalare il potenziale produttivo, compresa la manodopera, dell’Italia settentrionale nel processo di delocalizzazione dell’industria con finalità belliche ideato dal ministro per gli armamenti e la produzione bellica Albert Speer. Rieder evidenzia come con il supporto della Camera milanese si fossero creati i presupposti per una collaborazione tecnocratica tra le forze di occupazione militare tedesche nell’Italia settentrionale e i dirigenti di alcune importanti imprese «preoccupati per la salvaguardia del potenziale industriale e per l’integrità delle imprese del Nord Italia» (p.315).

Finita la guerra con la sconfitta di Hitler e del suo regime e con la suddivisione della Germania in 4 zone di occupazione da parte delle forze armate delle potenze vincitrici, fu proibito al paese di mantenere o avviare relazioni commerciali con l’estero. A Milano nel frattempo già il 12 settembre 1946 venne inaugurata la XXIV Fiera campionaria internazionale, segno evidente della volontà di rinascita dell’economia milanese e lombarda, dopo il dramma della guerra e della sconfitta militare. In questo contesto, con una logica di continuità con l’esperienza precedente, nonostante l’avvio del processo di denazificazione tenutosi a Monaco tra il 1946 e il 1947, che avrebbe coinvolto alcuni esponenti della Deutsche Handelskammer für Italien, il 29 novembre 1946 venne rifondata con il vecchio nome del 1921 Deutsch-Italienische Handelskammer/Camera di commercio italo-germanica. Si trattava della prima Camera di commercio aperta all’estero su iniziativa non tanto di un’autorità governativa ancora inesistente in Germania, bensì di imprenditori italiani e tedeschi, animati dal proposito di offrire alle imprese dei due paesi supporto per la riattivazione di scambi di natura economica in diversi campi. Quando poi, in concomitanza con l’attivazione anche nelle zone di occupazione occidentale della Germania del Piano Marshall, si costituì la Verwaltung für Wirtschaft, il suo direttore Ludwig Erhard – futuro ministro dell’economia e poi Cancelliere della Repubblica federale tedesca – avviò una serie di iniziative per una rapida rimozione delle barriere commerciali in funzione dell’integrazione delle zone di occupazione occidentali nel programma di aiuti americano. Esse avrebbero dovuto tornare ad essere un potenziale partner con i paesi dell’Europa occidentale e a tal fine lo stesso Erhard, avvalendosi del supporto della Camera, guidò le oltre 80 imprese della Germania occidentale che presero parte alla Fiera di Milano del 1948. Proprio l’attività fieristica e l’organizzazione della partecipazione tedesca alle fiere divennero uno dei pilastri portanti della Camera di Milano. Negli anni del “miracolo economico” italiano e del “Wirtschaftswunder” tedesco la Camera, che aveva aperto proprie delegazioni in diverse altre città italiane, contribuì, nel contesto della liberalizzazione degli scambi di beni, servizi, persone e capitali all’interno della Comunità economica europea, al rafforzamento delle relazioni economiche tra una Germania pienamente ricostituitasi come potenza economica e un’Italia che aveva ormai assunto una fisionomia pienamente industriale. Dagli anni Settanta l’istituzione milanese accompagnò il numero crescente di imprese tedesche e italiane che aprirono proprie filiali nel rispettivo paese partner. Dopo la caduta del muro di Berlino la promozione dell’impegno commerciale delle aziende italiane nei Länder dell’ex DDR divenne un nuovo ambito di competenza della Camera. La ricostruzione della Rieder arriva infine a presentare gli impegni più recenti assunti dalla AHK Italien. Tra questi sottolinea come particolarmente impegnativo quello avviato già dal 1989 per la formazione e la qualificazione di giovani lavoratori destinati alle due aree. Tale processo si è successivamente trasformato con la fondazione di Dual Concept, un progetto di formazione duale basato sul modello tedesco, in vista della continua crescita della domanda di specialisti e manager qualificati. Altrettanto rilevante l’impegno assunto in merito al tema della transizione energetica e degli investimenti in energie rinnovabili. A giudizio della Rieder il settore energetico può essere individuato come una sorta di fil rouge nelle relazioni economiche tra Germania e Italia in cui si è sviluppata tutta l’attività della AHK Italien. Se nelle relazioni bilaterali tra i due paesi si è partiti dalla dipendenza dell’Italia dalle forniture tedesche di carbone, si è successivamente passati all’approvvigionamento petrolifero tedesco grazie alle forniture degli stabilimenti petrolchimici del Nord Italia, per giungere agli attuali progetti che prevedono l’utilizzo di gasdotti italiani per il trasporto verso la Germania di gas naturale e idrogeno verde dall’area mediterranea.

L’interesse per le relazioni economiche tra due importanti paesi e quello più recente per la crescita sostenibile ha conferito alla Camera di commercio italo-germanica di Milano, come risulta dalla ricostruzione della Rieder, una continuità capace di andare oltre le tensioni, le rotture e le guerre del XX secolo. Nella valorizzazione delle relazioni economiche italo-tedesche – sottolinea l’autrice – la AHK Italien ha saputo adeguarsi alle trasformazioni della società, superando fasi particolarmente critiche e valorizzando passaggi di grande rilievo come il processo di integrazione europeo.

Il volume contribuisce certamente a valorizzare il ruolo di un’istituzione economica specifica, ma consente parallelamente di ripercorrere, da un angolo visuale per tanti versi privilegiato, le fasi salienti di un processo di trasformazione economica che ha visto protagonisti due paesi chiave della società occidentale. La lettura del volume, nonostante a tratti si presenti piuttosto arida, quando l’autrice si addentra nella descrizione degli avvicendamenti ai vertici del Consiglio dell’istituzione, viene ravvivata dal puntuale inserimento delle varie fasi di attività della Camera nel quadro economico e istituzionale dei due paesi con cui essa interagiva, così come nell’inquadramento nel contesto proprio di un’economia globalizzata delle iniziative più recenti assunte dalla AHK Italien.

 

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