VII, 2024/2

Flavia Tudini

Governare una diocesi nella Monarchia spagnola

Review by: Matteo Lazzari

Authors: Flavia Tudini
Title: Governare una diocesi nella Monarchia spagnola. Gli arcivescovi di Lima, la Corona e Roma (1541-1606)
Place: Roma
Publisher: Viella
Year: 2024
ISBN: 9791254695562
URL: link to the title

Reviewer Matteo Lazzari - Sapienza Università di Roma

Citation
M. Lazzari, review of Flavia Tudini, Governare una diocesi nella Monarchia spagnola. Gli arcivescovi di Lima, la Corona e Roma (1541-1606), Roma, Viella, 2024, in: ARO, VII, 2024, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2024/2/governare-una-diocesi-nella-monarchia-spagnola-matteo-lazzari/

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Nel centro storico di Roma, posta alle pendici di uno dei setti colli capitolini, sorge la Basilica di Sant’Anastasia al Palatino. Entrando nella chiesa, in prossimità del transetto che corre lungo la navata destra si trova un altare dedicato a San Toribio de Mogrovejo, sovrastato da un quadro a olio su tela, dipinto da Francesco Trevisani nel 1726, anno in cui Mogrovejo fu proclamato santo da papa Benedetto XIII. Si tratta di un santo della Chiesa cattolica la cui presenza proietta l’ignaro osservatore verso un luogo molto distante da Roma, verso quel mondo americano di cui Mogrovejo, in qualità di arcivescovo della diocesi di Lima in Perù, fu uno dei massimi protagonisti del governo spirituale e temporale tra la seconda metà del sedicesimo e gli albori del diciassettesimo secolo.

Mogrovejo è l’attore principale dell’opera di Flavia Tudini, a partire dalla magnifica allegoria che illustra la copertina del volume. Nell’immagine che apre lo studio di Tudini, osserviamo un gruppo di indigeni americani, raffigurati con i tradizionali elementi allegorici che la rappresentazione europea attribuiva loro – copricapi di piume e gonnellini dal gusto spiccatamente esotico, indiscussi simboli dello stato di gentilità in cui a livello teologico si era stabilito versassero da sempre queste genti – e intenti a offrire il Vangelo al loro vescovo Toribio de Mogrovejo, che viene raffigurato avvolto da un’aura di santità durante una delle tante visite pastorali della sua diocesi.

Sin dalle prime battute l’autrice intende dimostrare come la sua capacità di muoversi nel vastissimo territorio della diocesi che presidiava gli consentì di sviluppare una conoscenza tale del territorio peruviano che lo legittimò agli occhi dei sovrani della Monarquía Hispánica come un tassello fondamentale tanto per il governo ecclesiastico cui era principalmente preposto quanto per quello temporale che era caratterizzato dal «governo di un re distante» quale fu Filippo II, che aveva posto il centro del potere a Madrid e all’Escorial.

La trama dell’argomentazione dell’autrice è costituita da cinque capitoli. Il primo – «Evangelizzazione, governo e riforme ecclesiastiche in Perù» – è dedicato alla ricostruzione del quadro istituzionale e normativo di riferimento in cui la Chiesa si sviluppò in Perù. Il capitolo risulta fondamentale per giungere alla successiva comprensione delle dinamiche e delle vicende di potere temporale e spirituale che ebbero luogo nell’arcidiocesi di Lima. Un contesto, quello americano, in cui non si avvertì tanto l’esigenza di un rinnovamento della Chiesa come in Europa quanto la necessità di una «riforma del clero e del suo comportamento per una più efficace ed uniforme opera di evangelizzazione» (p. 47) con un approfondimento rigoroso sui concili provinciali che si tennero a Lima in quei decenni.

Nel secondo capitolo – «L’arcivescovo Jerónimo de Loaysa. Il governo di una diocesi in rivolta e la definizione delle istituzioni ecclesiastiche» – Tudini mette in evidenza la necessità di andare oltre lo stato dell’arte negli studi su Loaysa (tuttora in parte ancorati agli aspetti pastorali del periodo successivo alla Conquista del Perù) verso l’analisi della biografia dell’arcivescovo riportando alla luce alcuni episodi della sua vita con un approccio prosopografico che si rivela fondamentale per comprenderne la portata politica e la rilevanza per le pratiche di buon governo ecclesiastico nel viceregno andino, nel contesto delle rivolte dei conquistadores successive alla Conquista.

«L’arcivescovo Toribio Mogrovejo tra visitas e governo del territorio (1580-1606)» è il titolo del terzo capitolo, dedicato all’analisi del caso paradigmatico di Mogrovejo, definito il «Borromeo delle Ande». L’autrice illustra come l’azione riformatrice tridentina dell’arcivescovo possa essere letta nella duplice veste di fedele vescovo della Corona e di interlocutore autonomo con la Santa Sede. Vengono messe in luce tutte le contraddizioni che Mogrovejo dovette affrontare durante il suo lungo governo nella gestione delle doctrinas de indios, dei curas de negros – la presenza di individui di discendenza africana, in larga parte schiavizzati, era del resto un problema non di poco conto per l’amministrazione ecclesiastica – così come i conflitti giurisdizionali in corso tra il clero regolare e quello secolare. A questa volontà riformatrice, inoltre, Mogrovejo diede seguito con l’ausilio di tre lunghe visite pastorali della sua diocesi: la figura che ricostruisce Tudini è quella di un indomabile vescovo della Monarquía e della Santa Sede le cui fatiche gli sarebbero valse il riconoscimento della sua santità terrena.

Mogrovejo è lo specchio tramite cui l’autrice rivela la questione pulsante al centro dello studio: il problema dei rapporti tra il Patronato regio e il papa di Roma. A questi temi sono dedicati il quarto – «Le necessità della diocesi tra Corona e Santa Sede: un dialogo mediato» – e il quinto ed ultimo capitolo – «Facoltà e limiti di un dialogo diretto tra Lima e Roma». Il quarto concentra la sua analisi sulle necessità del governo della diocesi connesse con l’esercizio del diritto canonico: dal momento che la Santa Sede non aveva concesso completa giurisdizione alla Corona in materia canonica, da un lato fu la Corona a ricorrere a Roma quando necessario, dall’altro lato fu lo stesso Mogrovejo a muoversi su un binario parallelo. Di fatto l’arcivescovo con una mano inviava le sue informazioni e rivolgeva le sue richieste al Consejo de Indias, mentre con l’altra mano le inviava regolarmente anche al pontefice per garantire che la diocesi venisse governata il più efficacemente possibile. Il quinto capitolo, infine, mette in luce le modalità tramite cui Mogrovejo si assicurava di ottemperare a tutti gli obblighi canonici cui in qualità di arcivescovo era sottoposto, evidenziando l’importanza che gli esponenti degli ordini religiosi assunsero nella gestione della comunicazione tra Roma e i vescovi e i capitoli ecclesiastici dei viceregni; una corrispondenza che, al netto delle tensioni tra la Corona e il papato, perdurò per tutto il governo di Mogrovejo.

Lo studio di Tudini si dimostra costruito su una ricchissima conoscenza delle fonti d’archivio spagnole e pontificie e poggia su una solida bibliografia rendendo manifesta l’importanza dell’analisi della normativa del derecho indiano per lo studio del mondo ispano-americano e delle istituzioni governative di cui si dotò la Monarquía. Riprendendo la metafora di Fernand Braudel che presentava l’immagine di Filippo II alla stregua di un ragno intento a tessere la tela, Tudini sfida elegantemente la storiografia consolidata e propone un’interpretazione dei vescovi di Lima, Loaysa e Mogrovejo, come di due elementi della ragnatela che contribuirono a combattere uno dei principali nemici dell’impero spagnolo di Carlo V e Filippo II, ovvero la distanza. Si tratta di una scelta vincente: focalizzandosi sui vescovi – stretti come erano tra il Real Patronato regio di cui godeva la monarchia da un lato e la capacità di tessere relazioni e inviare informazioni al papa e alle varie Congregazioni pontificie dall’altro – lo studio di Flavia Tudini contribuisce enormemente all’apertura dello «squarcio» all’interno di quello «schermo»[1] che la storiografia aveva precedentemente riconosciuto nei diritti di Patronato Regio concessi alla Corona spagnola a partire dalle bolle alessandrine. L’autrice dimostra efficacemente come il ruolo delle informazioni – intese come un preciso atto politico – raccolte e fornite da Loaysa prima e soprattutto Mogrovejo poi fu tanto fondamentale quanto «imprescindibile» per lo sviluppo del processo decisionale per il buon governo della diocesi di Lima e del viceregno peruviano.

 

[1] G. Pizzorusso, Oltre lo schermo del Patronato regio: i rapporti tra Santa Sede e Chiesa ispano-americana in età moderna, in A. Álvarez-Ossorio Alvariño – G. Bautista y Lugo – A. Ceccarelli – V. Favarò – B.A. Raviola, Beyond the Borders. Percorsi e nuove prospettive di ricerca, tra Mediterraneo e Atlantico (secc. XVI-XX), Palermo, Palermo University Press, 2024, pp. 121-132.

 

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