Reviewer Sofia Miola - Università degli Studi di Pavia
CitationChe la letteratura scientifica sul neofascismo italiano avesse un grande assente, ovvero le biografie dei suoi protagonisti, è un fatto alla luce del sole. Il grande pregio del saggio di Davide Conti è non solo quello di prendere in esame il profilo politico di Giorgio Almirante – che finora non aveva ricevuto un’attenzione specifica – bensì di intrecciarlo con quello dell’altra rilevante personalità dell’area, quale fu Giuseppe Umberto Rauti (detto “Pino”). Entrambe furono figure “ingombranti” che hanno plasmato in modi diversi la storia del Movimento sociale italiano e delle formazioni radicali ed eversive attive attorno al partito, gli equilibri con lo Stato italiano e con gli altri partiti, i rapporti con le forze armate e con i servizi segreti statunitensi.
L’autore si era già cimentato con la storia del partito missino di cui aveva ricostruito le vicende per l’intero cinquantennio di vita[1], mentre per mezzo di un’altra monografia si era concentrato specificamente su premesse ed effetti della strage di Piazza Fontana e soprattutto sull’avvento della “strategia della tensione”[2]. Ecco che la periodizzazione del nuovo saggio ricalca questo interesse di Conti. La ricostruzione di quanto accadde a cavallo fra anni Sessanta e Settanta viene anteposta alle vicende biografiche dei due protagonisti, per cui non viene presa in esame né la morte di Almirante (maggio 1988) né la breve segreteria Rauti (gennaio 1990 – luglio 1991). Inoltre allo snodo fra il 1969 (seconda segreteria Almirante e ritorno di Rauti nel partito) e il 1974 (fine della prima fase dello stragismo nero e nuova ricomposizione interna al MSI) è riservato oltre un terzo del volume; in effetti con dovizia di particolari vengono ripercorsi quei mesi, talvolta le giornate stesse, in cui circolari, lettere, discorsi, interviste, manifestazioni o attentati sono stati determinanti per il successivo corso della storia repubblicana. Tutto ciò che viene presentato dal dopoguerra alla “faglia” degli anni Settanta è finalizzato per spiegare le premesse di quel quinquennio, mentre il capitolo conclusivo lascia alcuni spunti sugli anni successivi, ma non con il medesimo dettaglio. Attraverso numerose citazioni da memorie, articoli di giornale, fonti archivistiche ed altre, Conti riesce a restituire le complessità e le contraddizioni dei due «dioscuri del neofascismo» (p. XIII). All’interno del panorama di fonti adoperate, risulta vincente anche la scelta di mettere sullo stesso piano quelle storiografiche, quelle d’archivio e le testimonianze dei diretti interessati, siano esse produzioni scritte, interviste o interrogatori. L’impressione che se ne ottiene è che, nonostante l’eterogeneità, le fonti vengano parificate: interpretazioni, documenti prodotti dalle istituzioni e voci dei protagonisti si intrecciano, permettendo una narrazione corale del trentennio preso in oggetto.
Partendo dallo sviluppo embrionale di tipo politico di Rauti e Almirante durante la Repubblica di Salò e l’incubazione del «baco neofascista» (p. XIII) dopo la guerra, l’autore ripercorre a livello biografico e politico le articolate vicende dei due «uomini di punta» (p. 90). Sebbene rimangano protagonisti indiscussi, un certo riguardo è rivolto altresì ad altre figure che circolavano negli ambienti di estrema destra, andando a dimostrare ripetutamente quanto il MSI fosse frammentato al suo interno fra pulsioni più centriste, altre di “sinistra”, per non dimenticare quelle appunto più eversive e antisistemiche. Oltre al partito, però erano presenti numerosi gruppi, spesso coagulati attorno ad alcune personalità che avevano rapporti altalenanti con il MSI e con cui soprattutto Almirante dovette spesso fare i conti in circostanze dissimili, sia come dirigente sia come segretario. Conti innesta sapientemente le vicende dei singoli all’interno di un contesto, che comprendeva varie dinamiche internazionali, dal ruolo degli Stati Uniti al peso ideologico, propagandistico e politico della “minaccia comunista”; non mancano anche accenni alle questioni economiche del partito, quali furono i finanziatori e quali influenze essi esercitarono sullo stesso. Per completare la cornice, l’autore tratteggia scambi e incontri avvenuti con altri leader politici o figure di spicco dell’estrema destra europea e i tentativi a più riprese di creare una rete internazionale.
Finora lo studio delle biografie dei personaggi dell’estrema destra italiana era stato appannaggio di militanti che avevano prodotto alcune pubblicazioni non di taglio scientifico. Fascisti in democrazia inizia a riempire questa lacuna storiografica. Per l’appunto ad eccezione di alcuni articoli e di un volume sulla figura eclettica di Julius Evola ad opera di Francesco Cassata[3], Davide Conti approccia la complessità del tema attraverso lo studio parallelo di due dei suoi maggiori protagonisti. Quello che rimane invece ancora da risolvere è la definizione e gli usi di «destra» in Italia, che è ben lungi dall’essere esaurita e si protrae sin dagli esordi della storiografia sull’estrema destra italiana. In questo caso l’autore si riferisce al MSI come «neofascista», ai suoi membri come «fascisti» o «neofascisti» e le azioni delle frange più eversive sono ritenute essere «squadriste». Termini questi che inequivocabilmente rimandano a una linea di continuità con il fascismo. Tutto ciò non sarebbe problematico, se non fosse che tali scelte lessicali vengono intervallate con l’uso saltuario di «destra», presente sin nel sottotitolo, che invece rimanda a una dimensione politica ben più ampia e vaga.
In conclusione, al testo di Davide Conti si può ascrivere il merito di ricordarci quanto sia stata complessa e sfaccettata l’estrema destra italiana. Almirante e Rauti incarnano le contraddizioni connaturate in tale ambiente politico, la «natura spuria» (p. 141) del partito che combinò una «dualità legale/eversiva» (p. 144). Tali dialettiche interne sarebbero rimaste nel partito missino e nell’ambiente dell’estrema destra italiana ancora a lungo.
[1] D. Conti, L’anima nera della repubblica. Storia del Msi, Roma-Bari, Laterza, 2013.
[2] D. Conti, L’Italia di Piazza Fontana. Alle origini della crisi repubblicana, Torino, Einaudi, 2019.
[3] F. Cassata, A destra del fascismo, Profilo politico di Julius Evola, Torino, Bollati Boringhieri, 2003.