VII, 2024/2

Giovanni Brunetti

Dio non paga il sabato

Review by: Laura Bordoni

Authors: Giovanni Brunetti
Title: Dio non paga il sabato. La defascistizzazione della provincia di Livorno (1943-1947)
Place: Pistoia
Publisher: ISRPT Editore
Year: 2023
ISBN: ISBN 978-88-6144-084-5
URL: link to the title

Reviewer Laura Bordoni - Istituto Nazionale Ferruccio Parri

Citation
L. Bordoni, review of Giovanni Brunetti, Dio non paga il sabato. La defascistizzazione della provincia di Livorno (1943-1947), Pistoia, ISRPT Editore, 2023, in: ARO, VII, 2024, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2024/2/dio-non-paga-il-sabato-laura-bordoni/

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Il volume di Giovanni Brunetti si innesta nel quadro degli studi sulla cosiddetta “giustizia di transizione”, sviluppatisi negli ultimi anni anche nel nostro Paese grazie soprattutto all’apertura dei fondi archivistici delle Corti d’Assise Straordinarie, tribunali provinciali istituiti con Decreto Legislativo Luogotenenziale 22 aprile 1945 n° 142 all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale allo scopo di punire i crimini di collaborazionismo. Innumerevoli sono i lavori e i progetti che finora hanno preso forma dedicati ai procedimenti giudiziari celebrati al termine della guerra nei confronti dei collaborazionisti, ma anche alle figure dei magistrati protagonisti nelle aule dei tribunali e ai provvedimenti legislativi adottati in quel periodo, come la cosiddetta “amnistia Togliatti”. Basti qui ricordare, a titolo di esempio, la Banca Dati delle CAS: inaugurata dall’Istituto Nazionale “Ferruccio Parri” nel 2018, ad oggi essa annovera oltre tremila sentenze, configurandosi come un work in progress e un punto di partenza per proseguire le indagini su un periodo cruciale per la storia d’Italia quale fu il passaggio dal fascismo alla Repubblica.

Nel profluvio di ricerche appena menzionato l’opera di Brunetti si contraddistingue, tuttavia, per la particolarità (e il merito) di prendere in esame non solo le sanzioni penali ma anche quelle amministrative e pecuniarie comminate a carico dei fascisti, in uno sguardo di insieme volto – come spiega bene l’autore nella sua introduzione – a «studiare a fondo la transizione» e a «cercare di capire come i concetti e le pratiche della defascistizzazione … abbiano trovato applicazione in uno specifico territorio» (pag. 20). Assumendo infatti una prospettiva di indagine locale, Brunetti ricostruisce il farsi, tra il 1943 e il 1947, del processo di defascistizzazione nella provincia di Livorno, nella complessa dialettica tra centro e periferia toscana, in mezzo a numerosi ostacoli di carattere politico, economico e sociale – si scrive, ad esempio, del sovraffollamento dell’unico carcere giudiziario del capoluogo, quello dei Domenicani – e alle macerie materiali e sociali lasciate in eredità da un regime ventennale.

Il focus sulla provincia è motivato – come precisa l’autore – dalla mancanza di studi comparativi di taglio regionale o interprovinciale su come funzionò la defascistizzazione in Toscana, ma soprattutto dal tentativo di guardare oltre i (già ampiamente noti) risultati fallimentari della giustizia verso i fascisti: «Ragionare però solo sugli esiti, o almeno partire da quelli e in base ad essi tirare una riga su tutto ciò che è avvenuto prima» – osserva Brunetti – «è quantomai sbagliato sia da un punto di vista puramente scientifico che umano» (pag. 19).

Proprio perché l’intento è quello di ricostruire il complesso rapporto tra centro e periferia, un intero capitolo del volume, il quarto, è riservato all’esame della Delegazione provinciale dell’Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo.  Essa entrò in funzione a Livorno nel tardo autunno del 1944 per effetto del Decreto Legislativo Luogotenenziale 27 luglio 1944 n° 159, che aveva ampliato le competenze dell’Alto Commissariato, includendo in queste ultime, oltre alle istruttorie per le indagini sui criminali fascisti, anche il sequestro dei “profitti di regime” e l’epurazione della pubblica amministrazione. Con la nomina a capo della Delegazione dell’avvocato Ugo Bassano, comunista e collaboratore del Comitato provinciale di liberazione nazionale, anche la Delegazione di Livorno fu investita del delicato compito di gestire il processo epurativo in provincia.

L’opera si fonda su un solido impianto archivistico ed è supportata da un esame approfondito degli studi storiografici sul tema – a partire dalle imprescindibili ricerche di Claudio Pavone sulla “continuità dello Stato” fino alle analisi più recenti – e della memorialistica.

In appendice si trovano l’elenco nominativo dei dipendenti di ruolo degli Enti pubblici locali livornesi epurati tra il 1945 e il 1946 e l’elenco dei procedimenti giudicati dalla Sezione speciale di Corte d’Assise di Livorno tra il 1945 e il 1947.

Quest’ultima, differentemente da altre Corti, organizzò i suoi lavori dividendo i processi in sessioni e non riunendosi in maniera permanente; tra le imputazioni di collaborazionismo principali figuravano la delazione e il cosiddetto “collaborazionismo economico”, che comprendeva atti quali requisizioni, razzie e adesione volontaria alla Todt.

Molto interessanti all’interno del lavoro appaiono la ricostruzione di alcune figure di spicco del fascismo livornese – come quelle di Costanzo Ciano – e, in parallelo, la decostruzione di alcuni falsi miti – come quello della “Livorno roccaforte rossa”.  La parabola di Costanzo Ciano, padre del noto Galeazzo, ministro degli Esteri nonché genero di Benito Mussolini, è emblematica della conquista del consenso del regime anche in questa fetta di territorio e di come all’inizio la resa dei conti – per placare l’ansia di vendetta della popolazione – fosse stata dispiegata nei confronti delle figure più platealmente compromesse con il regime: per le sue operazioni spregiudicate durante il Ventennio, Ciano risultò il primo iscritto nella lista degli indagati da una commissione creata già nell’agosto del 1943 con lo scopo di far luce sugli “illeciti arricchimenti” che erano stati acquisiti da alcuni ex gerarchi.

Rispetto al sequestro dei beni patrimoniali, particolarmente lungo e complesso fu il procedimento che riguardò Antonino Tringali-Casanuova, ex presidente del Tribunale speciale per la difesa dello Stato e ministro, anche se per poco tempo, di Grazia e Giustizia della Repubblica Sociale Italiana.

Le pagine del libro di Brunetti raccontano la complessità della resa dei conti col fascismo, offrendo una lettura meno semplicistica e più articolata della tesi della “mancata epurazione” e mostrando l’importanza della dimensione locale nell’avanzamento della conoscenza storica.

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