Reviewer Maria Teresa Fattori
CitationIl volume di Chiara Petrolini, Vincenzo Lavenia e Sabina Pavone analizza e cataloga una sessantina di racconti di conversione elaborati in età moderna. Le sezioni risultano organizzate o, come sostengono ironicamente l'autore e le autrici, disorganizzate secondo criteri tipologici, distinguendo i diversi soggetti convertiti: persone schiavizzate, sovrani, diplomatici o soldati (edizione e presentazione a firma di Lavenia); impostori, giovani o giovanissimi, visionari dotti e interpreti (edizione e presentazione a firma di Petrolini); condannati a morte e malati ovvero soggetti che stanno per fronteggiare la morte, miracolati e martiri, comunità e gruppi (edizione e presentazione a firma di Pavone). Ciascuna delle nove parti del volume alterna riflessioni sulle esperienze che hanno portato alla conversione, ricostruzione dei contesti politici e delle politiche missionarie collegate a questi racconti, analisi delle specificità geografiche dei soggetti convertiti e dell’azione degli attori missionari. Ogni sezione, divisa in sottocategorie tipologiche o geografiche, pubblica gli oltre sessanta racconti di conversione, edizione commentata e annotata. L’organizzazione dei racconti prescinde pertanto da quali furono gli ordini protagonisti dell’azione missionaria, o dalle aree geografiche di provenienza dei convertiti, dalle cronologie. Le numerose protagoniste femminili non sono state isolate in una sezione dedicata, ma piuttosto sono state inserite nelle diverse tipologie umane. Trait d’union di questo grande affresco, tutte le storie passarono, in un modo o nell’altro, da e per Roma, centro apostolico di un cattolicesimo globale che agì coordinando e regolando lo sforzo missionario dalla fine del Quattrocento fino al Settecento. Un’articolata introduzione (pp. xiii-lxiv) affronta questioni di carattere metodologico, storico, letterario implicite nell’atto di “convertirsi” e nell’atto di “raccontare” la conversione. Il volume è corredato dall’elenco di sigle e abbreviazioni (pp. ix-x), da 48 tavole illustrate (indicizzate alle pp. 533-536), dall’indice dei nomi e dei luoghi citati (rispettivamente pp. 537-568, pp. 569-578). Il titolo del volume si ispira all’opera di Girolamo Bascapè, Sacre metamorfosi (edita in quattro volumi tra 1680-1684), che racconta casi esemplari di conversioni, con un corredo di segni miracolosi, presentati in forma propagandistica.
L’introduzione, a firma comune, chiarisce la prospettiva attraverso la quale sono studiate le conversioni: innanzitutto, sono analizzati i racconti di conversione che, attraverso vie e modi anche molto diversi, sono stati diretti o semplicemente intercettati da uno degli organi istituiti dal papato in età post-tridentina, in particolare le congregazioni del Sant’Uffizio, de Propaganda fide, la Congregazione del Concilio, le nunziature stabili, oppure, le lettere e i resoconti di conversione diretti al centro romano degli ordini religiosi, come i gesuiti, o i domenicani, gli agostiniani, i francescani, i carmelitani, etc. Di ciascun racconto sono ricostruiti i contesti missionari, le relazioni con i poteri politici – cattolici, coloniali o estranei al mondo cristiano – infine le traiettorie personali delle persone che fecero l'esperienza della conversione. Essere convertiti o convertirsi è dunque un atto inteso come processo di conformazione interiore ed esteriore, comunitaria e individuale, caratterizzato dal disciplinamento sociale, in relazione a un territorio e a un’obbedienza religiosa (p. xix). L’approccio globale è coniugato con quello locale, per seguire i modi con cui il Cattolicesimo europeo si è ibridato con altre culture, attraverso numerose forme di traduzione, accomodamento, imitazione, conformazione, simulazione, proponendo una lettura del passato che superi lo scontro delle civiltà e di identità. Insidie e limiti del racconto di conversione sono esplicitati in modo che chi legge decodifichi la mentalità del missionario, che di regola, redige il racconto, prima che quella dei soggetti convertiti, protagonisti della conversione. Ugualmente sono mostrati i modelli che ispirano i racconti, come quelli della conversione dell’apostolo Paolo negli Atti degli apostoli o la conversione di Agostino, nelle Confessioni. In termini antropologici, la conversione è una possibilità non prevista da tutte le religioni, anche se il passaggio attraverso la scrittura rende evidente che solo le “religioni del libro” hanno concepito la possibilità della conversione; la confessione cattolica, infine, si caratterizza per una peculiare attenzione alla trasmissione dei contenuti dottrinali. Si noti che il volume mantiene l’uso del termine “schiavo/a” per evidenziare la disumanità dello stato giuridico delle persone possedute come oggetti. La sezione dedicata alle persone schiavizzate è anticipata da alcune riflessioni sul rapporto tra Chiesa cattolica e schiavitù di età moderna particolarmente interessanti; stimolano ulteriori indagini anche i racconti di conversione di sovrani di origine africana e asiatica, punte apicali di una strategia missionaria che, dopo avere tentato i battesimi di massa, modifica radicalmente l’approccio inseguendo soluzioni verticistiche di conversione dall’alto, secondo un modello messo a punto con i sovrani delle popolazioni franche o germaniche. Proprio i racconti di conversioni di “principesse e principi” rendono evidente come le motivazioni dei missionari sono solo la punta di un iceberg di cui sono ancora da indagare le motivazioni politico-religiose dei sovrani convertiti, che fanno della fede europea uno strumento di sacralizzazione, legittimazione o gerarchizzazione operante per il proprio contesto. Sottili fili permettono a Chiara Petrolini di distinguere l’impostura dalla simulazione per battezzati che furono forzati o persuasi, in modi anche violenti o ricattatori, a passare alla nuova fede, restando però sempre neofiti, elementi perturbatori del sistema di distribuzione del potere. Analogamente le legazioni diplomatiche, scandagliate da Lavenia, inviate da sovrani non cristiani (persiani, giapponesi, congolesi, siamesi, turchi), poterono viaggiare nell’Europa cattolica e protestante grazie a conversioni dei membri della legazione che avvenivano in ogni corte visitata, lasciando anche memoria di sé attraverso opere d’arte e incisioni occasionali, oggetti donati o material diplomacy. Finemente tratteggiato da Petrolini il passaggio attraverso il battesimo di bambini e giovani selvaggi, oggetto dell’ansia tridentina per il pedo-battesimo. Pavone invece presenta i miracolati e i martiri neofiti nel viaggio tra continenti, incontrando nativi americani, musulmani, armeni e persiani, in cui il martirio di missionari e neofiti è interpretato come un segno del favore divino per l’azione missionaria.
L’opera nel suo insieme è aperta e si presta a diverse letture. Nessuna sezione presenta vere conclusioni, infatti, anche se ognuna inquadra ciascuna tipologia di conversione nella storia e nella storiografia. Mentre da un lato i racconti selezionati sono ricchi e variati, attenti a fornire le circostanze della conversione, dall’altro i dubbi dei missionari, o le specifiche vicende e gli esiti successivi alla conversione, che i saggi in molti casi ricostruiscono, consentono di constatare i limiti e le difficoltà di chi attraversa le frontiere geografiche e culturali tra mondi. I racconti, infatti, fotografano il passaggio, ma raramente seguono gli individui nei momenti successivi. Decisamente sottovalutata, nell'impostazione prescelta da autore e autrici, l’importanza della messa a fuoco della categoria giuridica dei neofiti che in età moderna ha assunto una caratterizzazione complessa. Superando la temporaneità della condizione di neofita tipica in età antica e medievale, i neofiti di età moderna furono modellati dall’esperienza delle conversioni forzate di origine ebraica e islamica. Tale identità, messa in questione dagli imperi iberici, coniò la categoria dei neofiti permanenti, a cui furono assimilati i convertiti originari dai Nuovi Mondi extra-europei, spesso caratterizzati da sangue misto e identità incerta, nel passaggio, che non si conclude mai totalmente, tra cultura di origine e cultura assunta con la conversione. Il superamento della categoria dell’alterità fu rimesso in discussione in molti casi: Sacre metamorfosi intercetta la categoria degli impostori, accenna al tema della dissimulazione, ma il criterio della razza, del colore della pelle o il problema del meticciato sono appena sfiorati. Ammettere che la conversione è possibile significa accettare che le persone possano cambiare, ma in età moderna il cattolicesimo, pur impegnato nella conversione a livello globale, stabilì limitazioni all’appartenenza religiosa, concependo per i non nativi cattolici forme di permanente minorità, in quanto battezzati nella chiesa e persone nella società cristiana. Anche la sezione dedicata ai martiri e ai miracoli collegati a questi passaggi ignora l’inquadramento giuridico di queste categorie di santi e di manifestazioni straordinarie del divino. Malgrado la sottovalutazione degli aspetti giuridici, frutto evidentemente di una scelta, il volume consente molteplici letture, in quanto analisi di quindici tipologie di persone convertite e in quanto edizione di fonti. L’opera infatti si presta a stimolare sia storici che studenti dell’età moderna, ma anche specialisti di settori specifici, intercettando le storie delle donne, della medicina, della schiavitù, delle missioni, dell’orientalistica, antropologi e sociologi. La bibliografia, pur rimanendo nei limiti dell’essenzialità, privilegia gli studi più recenti o i riferimenti di settore divenuti classici.