Reviewer Chiara Zampieri - FBK-ISIG | DHI
CitationRisorgimento: Costituzione e indipendenza nazionale (1815-1849/1849-1866) è il primo di quattro volumi che andranno a comporre la Storia dell’Italia contemporanea. Il profilo politico, diretta da Andrea Ciampani; un’opera che è stata ideata in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione della casa editrice Rubbettino che la pubblica. Questo primo volume (come quelli che seguiranno) è diviso in due parti: la prima, scritta da Roberto Balzani, si occupa del periodo 1815-1849; la seconda, curata da Carlo M. Fiorentino, copre la fase 1849-1866.
Scopo del progetto, come dichiarato da Ciampani nella corposa introduzione generale all’opera, è quello di «connettere la ricerca scientifica alla narrazione storica e corrispondere così a una esigenza individuale e collettiva, in parte manifesta e in parte latente, che proviene da molti ambiti della nostra società». L’iniziativa ha dunque carattere scientifico e divulgativo insieme e appare quanto mai meritoria, anche alla luce del fatto che sono circa vent’anni che non vengono pubblicati lavori di ricostruzione complessiva delle vicende italiane degli ultimi due secoli, a dispetto degli studi innovativi ormai consolidati in ambito storiografico.
Il processo di State-building ricostruito in questo primo volume viene ripercorso in una prospettiva di lungo periodo, che fa cominciare la narrazione dal 1815, ossia ben prima dei moti risorgimentali. Questo punto di partenza risulta conseguenziale al metodo impiegato dagli autori, che è quello di seguire le biografie e i percorsi degli attori risorgimentali: questa prospettiva fa emergere infatti come il 1815 sia per loro un tornante fondamentale e una sorta di cesura dopo la quale non era più possibile ragionare secondo le categorie e le idee del periodo pre-napoleonico. Inoltre, la "narrazione" del farsi dell’Italia viene collocata nel contesto europeo non solamente attraverso l’analisi dei fattori e degli eventi internazionali che certamente influenzarono le dinamiche italiane – o meglio, dei singoli stati che allora componevano la penisola – ma anche attraverso la ricostruzione dell’esperienza, della formazione, degli itinerari e dei riferimenti politici e culturali proprio di coloro che furono i protagonisti del dibattito e del processo risorgimentale; figure molto spesso calate in un tessuto di relazioni europee da cui hanno tratto idee e ideali. È in particolare il mondo europeo occidentale, quello che viene recepito attraverso viaggi, scambi ed emigrazioni e che fa sì che il modello seguito dall’Italia nel percorso di costruzione dell’unità e dell’identità nazionale sia saldamente collocato fin dall’inizio entro il perimetro di valori e idee, appunto, occidentali, come il libero mercato, la Costituzione (e dunque le istituzioni rappresentative), il progresso e le libertà.
Entrambe le parti in cui è suddiviso questo primo volume appaiono informate alla necessità di rifuggire da letture teleologiche subordinate al modello di una nazione destinata a farsi Stato, ma seguono la libertà degli eventi, «il farsi storia di opzioni aperte» e di processi non lineari. Non a caso, i titoli delle due sezioni (la prima si intitola «Genio e accidentalità di una nazione» e la seconda «Percorsi per l’Unità») tendono proprio a sottolineare la rilevanza dei fattori accidentali e dunque gli esiti tutt'altro che scontati nel percorso di State-building seguito dall’Italia. Nella parte curata da Balzani ciò emerge in modo evidente nel momento in cui – a dispetto di alcune letture che appaiono ancora prevalenti nel discorso pubblico sul Risorgimento, ma ormai ampiamente superate dalla storiografia – viene messo in luce come non fosse affatto condiviso, per lo meno fino alla fine degli anni Quaranta dell’Ottocento, che cosa dovesse diventare la penisola italiana una volta raggiunta l’indipendenza. Se, dagli anni Venti, l’idea di emanciparsi dalle potenze straniere, fra i patrioti, era ormai acquisita, molto di meno lo era il fatto che occorresse unificare – e in quale modo ciò dovesse avvenire – i diversi Stati; anzi, vi erano idee anche molto diverse fra coloro che poi sarebbero stati gli artefici dell’unità su che cosa dovesse diventare l’Italia. Divergenze di vedute che peraltro avrebbero lasciato strascichi profondi anche dopo il 1861 e fino a tempi recenti.
Nel corso della ricostruzione uno spazio di rilievo è ovviamente dedicato al ruolo dello Stato della Chiesa, mettendo così in connessione e in dialogo le acquisizioni più recenti della storia politica con quelle della storia della Chiesa. L’attenzione rivolta al Vaticano fa emergere come – a dispetto di letture generaliste che tendono a prevalere nel dibattito pubblico sul Risorgimento, ma anche in questo caso ampiamente riviste dalla storiografia – esso non sia sempre stato un elemento di freno e di contrasto al processo di indipendenza e di modernizzazione dell’Italia; per lo meno nella prima fase, fino alle insurrezioni del 1848 e agli eventi che ne conseguirono, papa Pio IX esercitò invece a livello nazionale un ruolo coesivo e di punto di riferimento delle istanze di riforma presenti nell’opinione pubblica liberale.
Complessivamente, il volume centra l’obiettivo di intrecciare in modo fecondo la ricerca scientifica e la divulgazione, riuscendo a raccontare una storia d’Italia godibile a un pubblico più ampio di quello accademico, offrendo al contempo le categorie, le acquisizioni e le interpretazioni elaborate nel dibattito storiografico più recente. Inoltre, la ricostruzione presentata in questo volume dimostra una volta di più come la storia politica, se rinnovata attraverso l’utilizzo di nuove fonti e integrata da prospettive che mettano in luce le interdipendenze fra attori politici e istituzionali e soggetti economici, sociali e culturali, possa essere uno strumento validissimo per restituire la complessità del processo storico – nelle sue continuità e discontinuità, nelle sue crisi e transizioni, nei suoi mutamenti strutturali e congiunturali – e ricondurre a una visione d’insieme i diversi piani d’azione in cui esso si articola.