Reviewer Francesco Frizzera - Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto
CitationIl volume di Matthew Stibbe, professore presso la Sheffield Hallam University che da anni si occupa in maniera specialistica dell’internamento di civili in Europa, viene presentato in quarta di copertina come «il primo grande studio sull'internamento civile durante la prima guerra mondiale, come fenomeno sia europeo che globale». La valutazione, nella sua dimensione riassuntiva e al contempo enfatica, non è eccessiva. Lo studio risulta a tutti gli effetti periodizzante e porta a compimento una lunga e innovativa stagione di studi sulle pratiche di internamento di civili legate al Primo conflitto mondiale, condotta dall’autore e da altri specialisti, inserendo tale fenomeno per la prima volta in una chiave di lettura compiutamente globale, che tenga conto dei recenti sviluppi storiografici. Permette inoltre di qualificare le esperienze di internamento dei civili quali parte integrate di una vicenda che ha visto fino a tempi recentissimi prevalere gli studi sulle forme di prigionia degli ex combattenti.
Il volume è basato su una ricerca condotta su letteratura primaria, secondaria e sull’analisi di documentazione conservata in ventotto archivi di sette paesi, ed esplora le connessioni, le continuità e le rotture tra i diversi sistemi di internamento a livello locale, nazionale, regionale e imperiale. Una quota consistente delle risultanze contenute nei primi due capitoli del volume (2. First World War Internment Across the Globe; 3. Internment and War Governance in the First World War) era già accessibile agli specialisti, attraverso articoli, monografie e studi recenti di dimensione regionale o nazionale che avevano permesso di quantificare la dimensione demografica del fenomeno e, in molti casi, anche l’impatto e la correlazione dello stesso con le politiche di controllo dell’ordine pubblico interno nei singoli paesi belligeranti. In questo frangente, tuttavia, tali riflessioni vengono portate ad organicità e messe in relazione tra loro, come esplicitato con chiarezza nella densa e ricca introduzione al volume. Come già accaduto per la vicenda dei profughi di guerra, le cui vicende sono state analizzate con respiro continentale solo nel 2017 (Peter Gatrell, Liubov Zhvanko (eds.), Europe on the Move. Refugees in the era of the Great War, Manchester, Manchester University Press, 2017), ci troviamo in questo caso di fronte alla prima riflessione organica su scala globale del fenomeno dell’internamento di guerra per il periodo 1914-1920, assieme al volume Internment during the First World War. A Mass Global Phenomenon, curato dallo stesso autore e da Stefan Manz e Panikos Panayi per i tipi di Routledge nel 2019.
Gli elementi di novità non si situano solo nella definizione globale del fenomeno, che per la prima volta viene descritto con perizia nei contorni legislativi e quantitativi per i paesi europei e per le realtà coloniali. Tra gli aspetti più innovativi del volume preme evidenziare il fatto che questa considerazione generale permette di approfondire le modalità e dinamiche con cui nuove forme di attivismo internazionale nascano dai bisogni legati alla gestione di centinaia di migliaia di civili internati, generando nuovi tipi di conoscenze transnazionali nelle sfere della medicina, del diritto, della cittadinanza e della neutralità (Capitolo 4. Imagining Internment: International Law, Social Order and National Community; 5. Internment and International Activism: The Search for More Humane Alternatives).
Lo studio tiene conto non solo delle politiche repressive di internamento, ma tratta la vicenda degli internati nella sua complessità come vero e proprio fenomeno migratorio indotto, in relazione ai campi di studio su spostamenti di popolazione e definizione di confini. Tale approccio risulta determinante nel posizionare il volume nel contesto storiografico attuale: lo studio non si configura solo come il punto di arrivo e assestamento di conoscenze acquisite nell’ultimo decennio, ma si spinge con convinzione ed un’argomentazione solida a dichiarare che gli anni 1914-20 segnano un punto di svolta essenziale nella storia transnazionale e internazionale del campo di detenzione. L’analisi evidenzia che la prigionia civile in tempo di guerra era inestricabilmente legata a questioni di potere, ordine mondiale e disuguaglianze basate su classe, razza e genere.
L’elemento che più di altri spicca dalla lettura del testo, documentatissimo e scritto con prosa scorrevole, è esplicitato nell’introduzione, nel capitolo 6 (Not Ending Internment: The Years 1918-20) e nella conseguente conclusione: l’autore chiarisce, con le precauzioni del caso, che «la tesi chiave del libro è che la Prima guerra mondiale segna il principale punto di svolta nell'ascesa dei campi di internamento come fenomeno globale del ventesimo secolo, in particolare quando si tratta di portata geografica e significato politico» (p. 7). La dimensione della ricerca e dell’analisi è compiutamente globale, e non solamente in termini imperiali, prendendo a riferimento i grandi Imperi coloniali europei ma anche altre realtà, come Brasile, America centrale, la Cina. L’autore, con tale approccio, è riuscito a scardinare la logica della prevalente analisi del fenomeno secondo canoni che prediligevano i casi studio degli stati-nazione occidentali, approfondendo fratture diverse e meno note, che caratterizzano invece i rapporti di potere od etnico-linguistici delle compagini imperiali o coloniali (p. 308). Soprattutto, ha fatto proprie con molta precocità le più recenti valutazioni storiografiche inerenti la durata sul medio periodo, soprattutto in Europa centro-orientale, degli sconquassi generati dal conflitto. L’analisi delle politiche di internamento diventa così elemento portante di tali riflessioni, comparse recentissimamente in lingua italiana (Robert Gerwarth, La rabbia dei vinti. La guerra dopo la guerra 1917-1923, Roma - Bari, Laterza, 2019; Jay Winter, Il giorno in cui finì la Grande Guerra. Losanna, 24 luglio 1923: i civili ostaggio della pace, Bologna, Il Mulino, 2023).
Da ultimo, l’approccio innovativo è poi stato replicato con successo da altri autori che avevano alle spalle esperienza decennale di ricerca sul tema. Si segnala a tal proposito, tra gli altri, il volume di Daniela Luigia Caglioti, War and citizenship: Enemy aliens and national belonging from the French Revolution to the First World War, Cambridge, Cambridge University Press, 2021.