VI, 2023/2

Michele Lodone

I segni della fine

Review by: Nicolò Maldina

Authors: Michele Lodone
Title: I segni della fine. Storia di un predicatore nell’Italia del Rinascimento
Place: Roma
Publisher: Viella
Year: 2021
ISBN: 9788833138145
URL: link to the title

Reviewer Nicolò Maldina - Università di Bologna

Citation
N. Maldina, review of Michele Lodone, I segni della fine. Storia di un predicatore nell’Italia del Rinascimento, Roma, Viella, 2021, in: ARO, VI, 2023, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2023/2/i-segni-della-fine-nicolo-maldina/

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Del programma di predicazione penitenziale e apocalittica di Francesco da Montepulciano (1474-1513) rimane una predica, tenuta il 18 dicembre 1513 nella basilica francescana di Santa Croce a Firenze. Quest’ultima performance dovette essere particolarmente efficace e, dunque, avere un significativo impatto sul pubblico cittadino, dal momento che dell’evento discorrono diverse fonti e il suo testo godette di una discreta tradizione sia manoscritta (quindici testimoni) sia a stampa (sei edizioni). I segni della fine è un libro interamente dedicato a questa predica. Si tratta, dunque, di un’indagine di microstoria, la quale assume a oggetto privilegiato d’indagine un evento (la predica del 18 dicembre 1513) che, per quanto celebre, viene generalmente affrontato per le vie brevi e con riferimento non tanto al suo valore intrinseco, quanto piuttosto ai contenuti dei diversi autorevoli resoconti che ce lo narrano. Di tale evento, l’autore intende offrire una duplice lettura, ancorando il libro a un’impostazione chiaramente riflessa nella sua struttura bipartita: la predica del francescano viene, infatti, dapprima studiata a partire dalle fonti che tramandano notizia di questa performance (il capitolo Voci, alle pp. 19-59) e successivamente in riferimento al suo testo (nel capitolo Letture, alle pp. 61-132); su questa base è, infine, possibile per l’autore azzardare un profilo complessivo di questo predicatore nel terzo e ultimo capitolo del volume (intitolato Tracce, alle pp. 133-196) e, nella sua appendice, offrire un’edizione del testo della predica (pp. 197-228).

Il primo di questi capitoli non può che prendere le mosse dalla celeberrima lettera che Niccolò Machiavelli invia a Francesco Vettori in data 19 dicembre 1513, in cui il Segretario dà all’amico notizia della predica tenuta il giorno precedente da «un frate di S. Francesco, che è mezzo romito, el quale, per haver più credito nel predicare, fa professione di profeta». Di qui si diparte una rassegna critica ricca e articolata, che comprende non solo testimonianze fiorentine (Piero Parenti, Bartolomeo Cerretani, Iacopo Pitti, etc.) ma anche resoconti di autori di diversa provenienza (quale, ad esempio Leonello Beliardi). Il significato di questa rassegna si comprende meglio proseguendo nella lettura, specie del secondo capitolo. Qui, come si diceva, l’autore procede a un’analisi ravvicinata del testo della predica, dalla quale emerge un dato interessante: esso non sembra supportare l’impressione comunemente ricevuta dai testimoni coevi della performance omiletica di Francesco da Montepulciano, ossia che essa si inserisca nel solco di un profetismo apocalittico di stampo savonaroliano. Discutendo nel dettaglio (specie nelle pp. 91-113) il testo della predica, infatti, l’autore pone bene in evidenza come i modelli, gli orizzonti e le intenzioni di Francesco da Montepulciano poco abbiano a spartire con quelle del Savonarola. Di qui una delle conclusioni più originali e convincenti del presente volume, ossia che nessuna delle letture della predica offerte dai testimoni coevi alla sua performance «corrispondeva alle strutture di significato entro le quali è plausibile che si muovesse e pensasse le proprie azioni e parole Francesco da Montepulciano» (pp. 128-129). Tali strutture, prosegue l’autore, vanno piuttosto ricercate nella volontà a riconnettersi saldamente a una tradizione tutta interna all’ordine francescano e, in particolare, alle sue declinazioni non conformiste rappresentate da autori come Angelo Clareno, Giovanni di Rupescissa e Telesforo da Cosenza.

È sulla base di tale rilettura della predica di Francesco da Montepulciano nell’ambito di «una sorta di “controcultura eremitica”» (p. 129) alternativa al progetto dell’Osservanza che l’autore fonda la propria interpretazione complessiva della figura del francescano offerta nel terzo capitolo, dove emerge con vigore la fitta rete entro la quale pare opportuno collocarlo in qualità di «anello mancante tra spirituali e cappuccini» (per riprendere il suggestivo titolo del nono capitolo di questo volume). Ma non è solo nell’aver collocato Francesco da Montepulciano entro quest’ampio affresco di cultura religiosa rinascimentale che si misura il valore de I segni della fine. Esso, infatti, offre al lettore anche una puntuale lettura della tradizione manoscritta e a stampa della predica del francescano, serratamente condotta alle pp. 69-89 e culminante nell’edizione del testo posta in appendice. Un lavoro che non solo offre al lettore un testo di riferimento per la predica, ma anche una serie di opportune considerazioni sui canali, le modalità e i personaggi direttamente coinvolti nella trasmissione del suo testo nel XVI secolo.

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