VI, 2023/2

Silvia Paialunga (ed.)

Gli statuti delle fiere di Bolzano in tedesco e in italiano (1792)

Review by: Matteo Largaiolli

Editors: Silvia Paialunga
Title: Gli statuti delle fiere di Bolzano in tedesco e in italiano (1792)
Place: Firenze
Publisher: Accademia della Crusca
Year: 2022
ISBN: 9788833880068
URL: link to the title

Reviewer Matteo Largaiolli - Università di Trento - Fondazione Bruno Kessler

Citation
M. Largaiolli, review of Silvia Paialunga (ed.), Gli statuti delle fiere di Bolzano in tedesco e in italiano (1792), Firenze, Accademia della Crusca, 2022, in: ARO, VI, 2023, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2023/2/gli-statuti-delle-fiere-di-bolzano-in-tedesco-e-in-italiano-1792-matteo-largaiolli/

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Il volume propone una ristampa anastatica della versione italiana e della versione tedesca degli statuti della Fiera di Bolzano, stampati, rispettivamente, a Vienna e a Bolzano nel 1793 (Imp. regi Statuti e Privilegi per le libere Fiere della città di Bolzano, Vienna, senza nome di tipografo; Kaiserlich-Königliche Satzungen und Freyheiten für die freyen Märkte der Stadt Bozen, Bozen, Karl Joseph Weiß), editi in due lingue per rispondere alle esigenze di un territorio che si configurava come crocevia di commerci e di comunicazioni, non soltanto nella sua dimensione cittadina, ma, per la natura stessa della fiera, anche a livello regionale, transregionale e internazionale. Come ricorda Piero Fiorelli nella sua Premessa al volume, Bolzano aveva goduto di privilegi, confermati più volte nei secoli, a tutela delle sue fiere, che richiamavano in città mercanti da tutti i versanti delle Alpi.

Negli ultimi anni alcuni importanti lavori di taglio storico-economico hanno approfondito il ruolo delle fiere bolzanine nei traffici europei soffermandosi, tra le altre cose, sui sistemi cambiari, i processi, il profilo dei mercanti presenti ai quattro appuntamenti annuali, solo per citarne alcuni[1]. Questo libro propone una fonte documentaria che ci permette di osservare lo svolgersi delle attività di fiera attraverso le sue fonti statutarie. Gli statuti riprodotti nell’edizione sono testi che regolano gli aspetti fondamentali dei rapporti mercantili durante le fiere cittadine, anche sulla base dell’esperienza maturata negli anni, come è esplicitamente affermato dagli statuti stessi (§ 79).

Alla ristampa anastatica seguono gli indici lessicali, che compongono un doppio glossario, italiano-tedesco e tedesco-italiano. Ogni voce giuridica degli statuti viene indicizzata, in tutte le sue occorrenze e presentata nel suo contesto, in modo da poter individuare immediatamente il passo corrispondente nell’altra lingua e operare un confronto. Si tratta di un lavoro che non a caso compare in una collana e in un’istituzione (i Quaderni degli «Studi di lessicografia italiana» dell’Accademia della Crusca) dedicate innanzitutto allo studio della lingua e, in questo caso, dei rapporti tra lingue. Da questo punto di vista, la lettura dei due statuti in parallelo e degli indici apre a molte domande di ricerca, in ambito linguistico e lessicografico, ma anche, più in generale, di storia degli istituti giuridici, economici e commerciali, sia per la loro lingua, sia per la percezione e la diffusione di concetti.[2]

Innanzitutto, come viene descritto rapidamente nell’Introduzione da Paialunga, gli statuti possono essere letti in sé come documenti di storia del diritto e del commercio, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione dei mercanti alle fiere, l’autonomia delle loro magistrature, le garanzie di parità tra i gruppi nazionali rappresentati, oltre che per la storia degli istituti e dei concetti giuridici ed economici. D’altro canto, una lettura sincronica dei due testi apre prospettive di storia della lingua settoriale del commercio e del diritto, sia in prospettiva nazionale, italiana e tedesca, sia nel rapporto tra lingue e quindi del bilinguismo, ad esempio, come nota Paialunga, nella serie degli italianismi negli statuti tedeschi. L’uso della lingua era un aspetto consapevolmente normato in questo contesto («I Processi, ed altri affari giudiziali possono venir trattati in lingua tedesca, oppure italiana», § 33), e acquista spessore soprattutto nel confronto tra testi, quando uno stesso lemma può avere diverse traduzioni nell’altra lingua, a dimostrazione di una diversa concettualizzazione che presiede alla comunicazione, da una parte e dall’altra.

Alcune delle questioni che pone la lettura incrociata degli statuti sono apparentemente minute, ma come sempre quando è in causa la lingua, le domande più specifiche preludono a scenari di ricerca molto più ampi: la storia sociale della lingua, nel suo uso e nelle circostanze che ne hanno promosso l’applicazione, la storia della tipografia, la storia del testo e della testualità.

Anche a livello materiale (perché, come riassumeva G. Thomas Tanselle, «non vi può essere una storia delle idee senza una storia degli oggetti»),[3] l’analisi del paratesto nella versione italiana e tedesca rivela, in questi testimoni, criteri diversi di realizzazione: ad esempio, le rubriche sono integrate a lato della pagina negli statuti italiani e alla fine del testo negli statuti tedeschi, pur coincidendo nei contenuti. Sul piano della lingua – italiana –, anche a un primo sguardo appaiono alcuni fenomeni che potrebbero offrire indicazioni per la storia della lingua, come l’uso della punteggiatura, l’uso del futuro epistemico, la tematizzazione e l’ordine delle parole (§ 15: «dovrà il Magistrato mercantile proporre alla Contrattazione il motivo di tale imposta»), l’uso di termini tecnici e di tecnicismi collaterali propri della lingua dell’economia e del commercio (§ 30, rubrica: «negativa universale»), che permettono di aggiungere dati a uno studio diacronico dei sottocodici e delle lingue speciali e alla datazione dei lemmi.

Anche per la funzione stessa delle fiere, dagli statuti emerge la dimensione sociale, comunicativa della lingua. Così, esplicitamente messa in risalto è la pratica stessa della scrittura: chi partecipa alla fiera ha l’obbligo di «scrivere di proprio pugno, o non sapendo scrivere, di far scrivere da altra Persona da lui pregata nella Matricola di Fiera […] il suo nome» (§ 18; e vedi anche §§ 29 e 40), con attenzione anche alla materialità del mezzo (le cambiali devono essere scritte «coll’inchiostro, e non già colla matita, ossia Lapis», § 73). Dall’esperienza deriva anche la necessità di regolare la comunicazione in quanto tale, in modo da evitare prolissità e oscurità, «sia nelle scritture, ossia nella procedura verbale» (§ 32): si tratta di indizi concreti di una pratica comunicativa che per il passato non è sempre facile ricostruire. Testi legati a esigenze e situazioni reali come quelle della fiera, e più in generale del commercio e del diritto, sembrano in questo senso particolarmente fruttuosi e adatti all’interrogazione. L’indice lessicale finale, preciso ed efficace nella sua struttura, si rivela quindi un ottimo strumento di lavoro, che avrebbe forse meritato un’introduzione più ampia per metterne in luce le potenzialità.

 

[1] H. Heiss, Die ökonomische Schattenregierung Tirols. Zur Rolle des Bozner Merkantilmagistrates vom 17. bis ins frühe 19. Jh., in «Geschichte und Region/Storia e regione», 1, 1992, pp. 66-87; A. Bonoldi, La fiera e il dazio. Economia e politica commerciale nel Tirolo del secondo Settecento, Trento 1999, M. A. Denzel, Die Bozner Messen und ihr Zahlungsverkehr (1633-1850), Bolzano 2005; A. Bonoldi, M. A. Denzel (edd), Bozen im Messenetz Europas (17. 19. Jahrhundert) / Bolzano nel sistema fieristico europeo (secc. XVII-XIX), Bolzano 2007; si vedano inoltre i saggi contenuti in A. Bonoldi, A. Leonardi, K. Occhi (edd), Interessi e regole: operatori e istituzioni nel commercio transalpino in età moderna (secoli XVI-XIX), Bologna, il Mulino, 2012.

[2] A titolo di esempio: Franz Rainer, Geschichte der Sprache der Wirtschaft in der Romania, in Romanische Sprachgeschichte. Ein internationales Handbuch zur Geschichte der romanischen Sprachen, hrsg. von G. Ernst et al., Berlin - New York, de Gruyter, 2006, vol. 2, pp. 2148-2161; Paola Manni, La lingua italiana nel mondo: commercio e finanza, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2008.

[3] G. Thomas Tanselle, La storia della stampa e gli studi storici, «La Bibliofilìa», 1996, 98/3, pp. 209-231, p. 212.

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