VI, 2023/2

Cesare Cuttica

Anti-Democracy in England 1570-1642

Review by: Marco Barducci

Authors: Cesare Cuttica
Title: Anti-Democracy in England 1570-1642
Place: Oxford
Publisher: Oxford University Press
Year: 2022
ISBN: 9780192866097
URL: link to the title

Reviewer Marco Barducci - Università di Pavia

Citation
M. Barducci, review of Cesare Cuttica, Anti-Democracy in England 1570-1642, Oxford, Oxford University Press, 2022, in: ARO, VI, 2023, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2023/2/anti-democracy-in-england-1570-1642-marco-barducci/

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Il volume di Cesare Cuttica aggiunge un tassello importante alla conoscenza sia del pensiero politico inglese in epoca moderna sia della storia del pensiero democratico occidentale più in generale. Questo studio dimostra la centralità della democrazia nella riflessione politica inglese durante il periodo pre-rivoluzionario, una centralità connotata tuttavia da un giudizio negativo che ne enfatizzò l’estrema difformità rispetto ai valori portanti della società inglese del tempo. Cuttica dimostra con lucidità ed efficacia come antecedentemente al 1642, data di inizio delle guerre civili inglesi, il concetto di democrazia sia stato utilizzato in contrapposizione a una serie di altri concetti spesso, ed erroneamente, ad esso ritenuti affini, come quello di repubblicanesimo, che acquisì invece una connotazione più elitaria e non antitetica alla monarchia. La democrazia mantenne un valore positivo soltanto all’interno della composizione di un governo misto, e tuttavia mai come forma di governo diretta e partecipativa, ma soltanto come principio di rappresentanza indiretta della volontà popolare. Al contempo, le critiche alla democrazia si catalizzarono, nel periodo in questione, attorno all’idea secondo cui tale forma di governo essenzialmente egalitaria costituisse una grave minaccia per una società che si fondava invece su una concezione metafisica della diseguaglianza sociale. Tali critiche, spiega Cuttica, si concretizzarono in una serie di polemiche rivolte sia ai Puritani sia ai rappresentanti della Camera dei Comuni, ma anche a quelli che erano ritenuti al tempo esempi concreti di governo democratico, quali la Svizzera e la Germania anabattista. Se è quindi possibile sostenere che il pensiero democratico si caratterizzò fino al 1642 come un vero e proprio attacco all’ideale dell’homo democraticus, un giudizio più positivo nei confronti della democrazia iniziò ad emergere a partire dal 1649, successivamente al regicidio di Carlo I e alla creazione della repubblica. Una prima ragione di tale cambiamento, secondo Cuttica, derivò dalla crescente constatazione che forme diverse di partecipazione democratica sia a livello locale sia a livello centrale fossero già funzionanti in Inghilterra, e che si dovesse temere piuttosto la forma degenerativa della democrazia, ovvero la oclocrazia. Una seconda causa di cambiamento fu il coinvolgimento da parte del Parlamento – tramite ad esempio il ricorso alle Petizioni – di una più ampia varietà di soggetti nell’alveo della cittadinanza attiva.

Tra i numerosi spunti di riflessione suscitati da questo libro vale la pena a mio parere menzionarne almeno un paio. Il primo riguarda la commistione tra pensiero politico e religioso, che Cuttica mette al centro della propria analisi. In un paese nel quale fu re Giacomo I Stuart a sostenere «No bishop no King», forte fu il timore tra i pensatori anti-democratici inglesi che una partecipazione estesa e diretta delle classi popolari al governo delle comunità religiose – come quelle puritane – si potesse inevitabilmente tradurre in una volontà di partecipazione democratica alla vita politica. Una seconda considerazione riguarda invece l’assenza di un qualsiasi riferimento comparativo a come il pensiero anti-democratico inglese si distinse o meno dalle analoghe tendenze anti-democratiche di altri paesi, penso all’Olanda e alla Francia, che pur esercitarono una notevole influenza sulla cultura politica dell’Inghilterra. Un tale riferimento avrebbe a mio avviso permesso di meglio comprendere gli sviluppi e le peculiarità del dibattito democratico inglese alla luce del più ampio contesto europeo.

In conclusione, e come lo stesso Cuttica suggerisce, questo volume aggiunge un ulteriore capitolo alla travagliata storia del pensiero democratico in Europa, laddove l’affermazione del principio democratico sin dall’Antica Grecia è avvenuto tra mille critiche e opposizioni. A tale riguardo, il caso inglese oggetto del presente volume sembrerebbe suggerire che l’ontogenesi rifletta la filogenesi del concetto.

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