VI, 2023/1

Alessandra Dattero (ed.)

Il bosco

Review by: Matteo Tacca

Editors: Alessandra Dattero
Title: Il bosco. Biodiversità, diritti e culture dal medioevo al nostro tempo
Place: Roma
Publisher: Viella
Year: 2022
ISBN: 9788833138367
URL: link to the title

Reviewer Matteo Tacca - Università degli Studi del Piemonte Orientale

Citation
M. Tacca, review of Alessandra Dattero (ed.), Il bosco. Biodiversità, diritti e culture dal medioevo al nostro tempo, Roma, Viella, 2022, in: ARO, VI, 2023, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2023/1/il-bosco-matteo-tacca/

PDF

Le tematiche relative all’ambiente e alla biodiversità stanno godendo da qualche anno a questa a parte di un successo e di una crescita considerevole in ambito storiografico. La crisi climatica sempre più pressante, unita agli scompensi geopolitici generati di conseguenza, ha portato storici, geografi e scienziati sociali a interrogarsi sul rapporto degli esseri umani con la natura e con le risorse da essa ricavate. L’interesse verso l’ambiente non è tuttavia nuovo alla storiografia; la lunga tradizione della environmental history americana ha certamente ispirato buona parte del dibattito attualmente in corso. Vi è tuttavia una nuova consapevolezza nel dibattito contemporaneo, una consapevolezza che emerge in modo abbastanza netto dal volume sul bosco curato da Alessandra Dattero. Se l’environmental history statunitense si concentrava sostanzialmente sulle modalità con le quali gli esseri umani hanno fatto proprie le risorse naturali trasformandole sostanzialmente in risorse economiche (da cui il mito della wilderness e tutte le sue possibili storture, già messe in discussione da un’ampia trattatistica di ecologia storica), la nuova storia ambientale si interroga soprattutto sul rapporto di coesistenza tra umanità e ambiente (o natura, se vogliamo) e sulle modalità con cui essi si sono reciprocamente influenzati non necessariamente in chiave economica, adottando quindi una prospettiva meno antropocentrica possibile.

Sin dalla quarta di copertina il volume mette in chiaro questo punto di vista, proponendo il bosco come una «metafora del pianeta Terra», come un serbatoio di risorse e laboratorio di coesistenza tra uomo, specie animali e specie vegetali. Il volume sceglie di analizzare questo delicato e complesso rapporto attraverso la lente dei sistemi culturali, del diritto e degli statuti, scritti e non, con i quali le società umane si sono approcciate allo sfruttamento del bosco nel corso di un arco temporale che va dal medioevo sino all’età contemporanea. L’arco cronologico di lunga durata consente di porre in maggiore risalto le discontinuità storiche e i mutamenti che gli ecosistemi boschivi hanno subito negli ultimi ottocento anni. Questo punto di vista permette di analizzare il bosco attraverso i diversi regimi di proprietà che vi sono stati applicati, ed in particolare il passaggio dai regimi di sfruttamento collettivo alle privatizzazioni e nazionalizzazioni.

Il volume nasce da un progetto che intende analizzare soprattutto le risorse boschive di pianura, con un caso di studio specifico dedicato alla Pianura Padana. La scelta di analizzare i boschi di pianura non è casuale ed offre inoltre uno spunto critico interessante; la Pianura Padana è infatti una delle aree europee più intensamente sfruttate sia dal punto di vista agricolo sia, negli ultimi due secoli, industriale. Nonostante ciò, l’attenzione degli studiosi si è concentrata in maniera marginale sulle sue risorse boschive, dedicando invece grande attenzione alla storia dei boschi di montagna, ed in particolare di quelli alpini a ridosso della Pianura Padana. Accanto ai contributi dedicati a questo case study specifico, il volume dedica poi ampio spazio a saggi di autori che trattano temi riguardanti il bosco in altre aree geografiche sia italiane sia europee in senso molto ampio, includendo discipline come l’archeologia, la tassonomia vegetale e la botanica.

Seguendo questo canovaccio il libro ospita contributi di una ventina di studiosi divisi in quattro parti distinte ma in continuo dialogo fra loro. La prima sezione è dedicata agli studi storici sullo sfruttamento delle risorse boschive da parte di comunità e corpi sociali dal Medioevo all’età contemporanea e sulla produzione di territorio da parte di questi. È un filone di studi storici sul territorio ormai ampiamente consolidato, ma che i saggi qui contenuti arricchiscono di nuove prospettive e soprattutto di nuovi metodi di ricerca. Un chiaro esempio è il saggio di Fabio Saggioro, Marco Marchesini e Silvia Marvelli, che integra in maniera armoniosa studi archivistici, scavi archeologici e soprattutto indagini di paleobotanica per tracciare antiche foreste sepolte della pianura padana risalenti all’epoca tardoantica. La sezione offre anche interessanti spunti di comparazione e analisi con casi europei, come ad esempio il contributo sui boschi iberici di Koldo Trapaga Monchet. La seconda sezione è invece dedicata alla storia del diritto e ai sistemi istituzionali e normativi con i quali si regolamentava l’utilizzo del bosco. La sezione dialoga in maniera molto stretta con la prima e si concentra in particolar modo sull’analisi dei sistemi giuridici di sfruttamento collettivo delle risorse boschive; in questo senso risulta particolarmente suggestiva l’ipotesi di ricerca sviluppata da Monica Chiantin ed Emanuele Conte, i quali propongono una rilettura delle tesi di Gierke sull’origine germanica dei sistemi di fruizione collettiva delle risorse in contrapposizione al diritto romano, che esalta invece la proprietà privata.

La terza sezione si distacca dalle prime due cercando, portando in campo contributi sostanzialmente di storia della scienza e di storia dello studio dei vegetali a partire soprattutto dal XVIII secolo. Il quarto capitolo si presenta invece come una sintesi degli approcci di ricerca portati in campo nelle sezioni precedenti, proponendo saggi dall’impostazione fortemente interdisciplinare e frutto di un lavoro di équipe con focus specifico nell’area fra Novara e il milanese. Il volume purtroppo non presenta una riflessione conclusiva, che pure sarebbe stata utile per riunire le fila di un così grande numero di saggi ed approcci di ricerca differenti. Al netto di ciò, il libro si presenta comunque come un contributo molto importante per ribadire il ruolo centrale della storia nel dibattito ambientale odierno; è inoltre lodevole anche lo sforzo di sottolineare l’importanza vitale dell’approccio interdisciplinare all’interno di questo dibattito, con un particolare riguardo per le materie giuridiche, spesso trascurate dalla storia ambientale classica.

Subscribe to our newsletter

Partners